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Mandatoriccio (Cosenza) - Il Per-Dono è un Dono


di DON MICHELE ROMANO - Nel Vangelo di questa XXIV Domenica (A) del Tempo Ordinario (Mt 18, 21-35), Pietro, con la sua domanda: "Quante volte dovrò perdonare il mio fratello? Fino a sette volte?" (v 21b), ritiene di entrare pienamente nello spirito di Gesù, perché convinto del fatto, che per i Rabbini si potesse arrivare a perdonare, fino ad un massimo di tre volte ( Am 2, 4; Gb 33, 29; Gen 50, 17). La risposta di Gesù è chiara: ci svela le risorse insospettate della Misericordia di Dio: "Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settanta volte sette” (Gen 4, 24). Davanti a Dio, tutti siamo debitori insolvibili (vedi - 10.000 Talenti...), è stata necessaria l'Opera Della Salvezza, realizzata da Gesù, col sacrificio della Croce, per redimerci dal debito della "colpa originale", pagando Lui di persona, facendosi nostro fratello ( Ovvero, "parente più prossimo", riconosciuto dalla Legge, per estinguere il debito, del fratello in carcere), pagando, così, il "prezzo" del nostro riscatto. Questo gli meriterà il titolo di nostro Redentore! La parabola di oggi, ci dice innanzitutto, che Gesù è venuto a perfezionare la Legge (Non più "Legge del taglione": "Occhio per occhio, dente per dente...!");
"È stato detto..., ma io vi dico: "Amate i vostri nemici..., Perdonate come Dio perdona voi..." (Mt 5, 38-48). "Perdonare", significa "dimenticare", senza lasciarci condizionare dal male ricevuto, perché il vero perdono, è essenzialmente un *Dono*, un autentico "Atto di Fede", non certo di intelligenza! Forse, per noi, comuni mortali, inclini tendenzialmente al Peccato, il perdono rimane sempre l'impresa più ardua, ma: "Offri il Perdono - diceva Papa Giovanni Paolo II (giornata della Pace, 1997), e ricevi la Pace! Chi sa perdonare "purifica" la sua memoria, "rinnega" se stesso, "lotta" contro la sua carne mortale, è degno di pregare Dio: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6, 12), e soprattutto, è degno di accostarsi alla Santa Eucarestia: "Se ti ricordi (in quel momento) che tuo fratello, ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono..., va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt 5, 23-24). Ognuno di noi ha i suoi "debiti quotidiani" con Dio, ma Lui, nella sua bontà infinita, è sempre disposto a perdonarci, "azzerando" ogni nostro debito, nel sacramento della Riconciliazione (che oggi, per favorirne la pratica sacramentale, sostengo che sarebbe meglio definirlo: "Sacramento della Gioia", perché, in fondo, ci restituisce la Gioia, che il peccato ci toglie). Tuttavia, condizione indispensabile, rimane sempre il pentimento e la conversione del cuore, diversamente, anche noi finiremo per comportarci, come il servo della parabola col proprio fratello: "Restituisci quel che devi (v 28b). Noi, per primi, abbiamo ricevuto il perdono di Dio e perciò dobbiamo diventare il riflesso del suo Amore, perdonando di cuore, ai nostri fratelli. San Tommaso d'Aquino, così spiegò: "L'uomo è debitore di Dio: sia per i benefici ricevuti, che per i peccati commessi. Per i primi, a Lui basta l'Adorazione e la Gratitudine; e, per i secondi, Gli deve "riparazione". Il servo della parabola, è condannato perché tiene il perdono per sé, e non permette che il suo perdono, diventi gioia per gli altri. il Perdono umano, per essere vero ed autentico, deve adeguarsi ai parametri divini: "Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro" (Lc 6 36), perché "il peccato dell'uomo è un pugno di sabbia, mentre la Misericordia  divina, è un mare sconfinato" (San Serafino di Sarov). Se solo pensiamo che, 10.000 era il numero più alto nella lingua greca, e il Talento la misura più grande, pari a 6000 giornate lavorative, ne consegue che 10.000 Talenti sono pari a 60 milioni di giornate lavorative (il servo, per estinguere questo debito, avrebbe dovuto lavorare circa 200.000 anni). Da questo capiamo, come 100 Denari (cento giornate lavorative), sono ben poco, rispetto al debito condonato di 10.000 Talenti. Pertanto, consapevoli che dinanzi alla gravità del nostro peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono: "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve" (Is 1, 18), chiediamo luce e sostegno allo Spirito Santo, "affinché tramuti la ferita in compassione, trasformando l'offesa in intercessione" (CCCP n. 2.843). Con questo proposito, auguro a tutti, una santa domenica.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 17/09/2023

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