di DON MICHELE ROMANO - Il Martirio di Santo Stefano, oggi, possiamo leggerlo come "anticipazione" di quello di Cristo, che ci descrive, in anticipo, una storia assurda, che va avanti da secoli: un "duello" incessante, tra il Bene e le forze del Male, che vorrebbero chiudere definitivamente in un Sepolcro di morte, prima Cristo e poi i suoi seguaci, misconoscendo che, da Stefano in poi, il protomartire della Cristianità, fino ai nostri giorni, il *Sangue* dei Martiri nella Chiesa, è stato sempre il *Seme*, che l'ha fecondata di nuovi figli, e l'ha resa sempre più degna del Martire Divino, suo Sposo. Stefano, oltre che per la sua morte, è stato Martire anche in vita: "Martire", infatti, significa "Testimone".
E lui, in vita, seguì le parole del Maestro: "Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire" (v 19). Anche in morte è stato "testimone" di Cristo: "Fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio" (At 7, 55). Se anche noi, oggi, vogliamo essere "testimoni" di Gesù Cristo, ciò che "vediamo" con gli occhi della fede, dobbiamo avere il coraggio di dirlo con le parole più comprensibili, e cioè: con i fatti, con le opere! I contrasti con i parenti e connazionali, ci saranno sempre: "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome" (v 22a). È la via della Croce che continua! Gesù ai suoi "testimoni", non promette il successo e il prestigio, prospetta loro un destino di sofferenza e di persecuzione: "Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato" (v 22b). Luca riserva, due interi capitoli a Santo Stefano, e quando gli Apostoli scelsero di riservare a se stessi, la Preghiera e il ministero della Parola, decisero di scegliere "sette uomini di buona reputazione, pieni di spirito e di sapienza" (At 6, 3), perché espletassero il servizio della Carità. Per Stefano e compagni, si trattò certamente della trasmissione ufficiale da parte degli Apostoli, di un incarico, unitamente all'implorazione della Grazia dello Spirito Santo per esercitarlo: "Dopo aver pregato, imposero loro le mani" (At 6, 6). Luca, dice di Stefano, che oltre ai servizi caritativi, ha svolto pure un compito di evangelizzazione nei confronti degli "ellenisti", con una ispirata rilettura dell'Antico Testamento, alla luce della morte e Risurrezione di Gesù. Sarà questa rilettura Cristologica, a provocare la reazione dei Giudei: "All'udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano" (At 7, 54), e per questa ragione, venne condannato alla lapidazione. A imitazione di Gesù, Stefano mentre veniva lapidato, diceva: "Signore Gesù, accoglie il mio spirito" (At 7, 59), e pregò per i suoi uccisori: "Signore, non imputare loro questo peccato" (At 7, 60). L'ultima annotazione di Luca, è che i lapidatori di Stefano: "Deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo" (At 7, 58b). Lo stesso che da "convertito", prenderà il nome di Paolo, divenendo poi Apostolo insigne del Vangelo. Gli insegnamenti di questa grande Festa odierna, possiamo così sintetizzarli: "Carità e Annuncio, vanno sempre insieme. Stefano è morto per non essersi piegato alla logica del mondo, accogliendo la morte, pur di non rinnegare il proprio Signore. Essere Cristiani autentici, richiede tante volte il versamento del "sangue", il sangue del martirio, il sangue della testimonianza!
È proprio qui, che noi Cristiani, ci riscopriamo incoerenti ed inconcludenti, fino a diventare insignificanti. Non possiamo dirci "Cristiani", e vivere il Cristianesimo, senza Cristo. Appena ieri, abbiamo celebrato il Natale..., ma chiediamoci: Chi o che cosa abbiamo celebrato? Forse tutto e di più, meno che Gesù Cristo, come a dire: Una meravigliosa Festa, ma senza il Festeggiato! Se anche noi, vogliamo la Benedizione di Dio, dobbiamo imparare che la gioia di un cristiano, non può prescindere dal conoscere momenti di difficoltà e di incomprensione. Terzulliano, dirà che: "Noi cristiani, ci moltiplichiamo ogni volta che siamo mietuti: è un seme, il sangue dei Cristiani" (Apologetico 50,13). Chiediamo, pertanto, a Santo Stefano, primo Martire, la forza di perseverare fino alla fine, per meritare anche noi, la Salvezza eterna. Giungano a tutti gli Auguri più cordiali..., in modo particolare a chi porta il bel nome di Stefano, con la gioia di imitarne la vita e gli esempi. Serena festa a tutti.
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di Redazione
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