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Mandatoriccio (Cosenza) - 18 - Parabola del ricco stolto


di DON MICHELE ROMANO - Questa Parabola del "Ricco Stolto", raccontata da Gesù nel Vangelo di Luca 12, 13-21, è latore di un profondo messaggio sui pericoli della ricchezza, e parimenti sull'importanza dell'attività spirituale. Gesù si serve di questo semplice racconto, per impartire una potente lezione sulla "priorità" della vita. La Parabola ruota attorno a un uomo ricco, che miete un raccolto abbondante, costruisce granai più grandi per immagazzinare la sua ricchezza, e poi decide di godersi una vita, diremmo, noi oggi, da "nabbabbo" (solo svago e divertimento!). Ma, evidentemente, non aveva fatto bene i conti con Dio, che lo definisce "stolto", e gli toglie la vita, in maniera per lui inaspettata: "Questa notte stessa... morirai!" (v 20a). Come Cristiani, possiamo trarre insegnamenti importanti da questa Parabola: Innanzitutto, serve come duro promemoria del fatto che dobbiamo dare priorità alla nostra relazione con Dio, rispetto ai beni materiali o al successo mondano, perché ogni nostra ricchezza o possedimento umano, sono solo temporanei, mentre il nostro rapporto con Dio è eterno; Ed ancora: Il successo terreno, ci porta a diventare così orgogliosi e superbi, fino a farci sentire "autosufficienti",
ma i beni di questo mondo, non sono un indicatore di ricchezza spirituale..., solo la crescita nella fede e la generosità, dovrebbero avere la priorità rispetto ad ogni accumulo materiale; Infine, constatiamo ogni giorno, che la vita è misteriosa ed imprevedibile, dobbiamo essere sempre pronti e preparati per "il nostro giorno" del Giudizio. Anche perché, non possiamo portare con noi i nostri beni terreni, quando moriamo. Essi sono solo un "mezzo" per vivere, mentre il "fine" della nostra vita, rimane sempre e solo Dio. I più grandi "investimenti", il vero discepolo di Gesù, li fa nella vita spirituale! Il "Ricco" della Parabola, è chiamato "Stolto", perché, nonostante la sua prosperità materiale:"... Hai a disposizione molti beni..." (v 19), ha trascurato di investire nella sua vita "spirituale": era "ricco" per i suoi possedimenti, ma "non ricco presso Dio" (v 21). Così anche noi, come Cristiani, dobbiamo sempre ricordarci che il nostro valore, non è determinato dai nostri conti bancari, o titoli di lavoro, o possedimenti vari, ma solo il nostro rapporto con Dio, e la nostra crescita spirituale, contano davvero! Dovremmo sforzarci di essere: "ricchi" di fede, di amore, di opere buone, anziché puntare al successo e al potere di questo mondo. Spesso, tuttavia, rischiamo di diventare orgogliosi, o facciamo troppo affidamento su noi stessi, mentre Gesù ci insegna a "cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,
33). Infine, dicevamo, nell'ultimo insegnamento della Parabola: tutto deve servirci a considerare l'imprevedibilità della vita, e l'importanza di essere sempre pronti e preparati per il nostro "ultimo giorno" (Giudizio finale), consapevoli che i nostri beni terreni sono fugaci, e che solo la nostra "ricchezza spirituale", ha un significato eterno. Evitiamo, perciò, di cadere nelle trappole del materialismo e della superbia, perché oltre la nostra vita, ci insegna la parabola, c'è una vita più grande, dove raccoglieremo le tante ricompense eterne, per il bene "seminato" su questa Terra, in termini di amore e di generosità verso il prossimo, e avremo la possibilità di una vita davvero "abbondante!"
In questa Parabola Lucana, lo spunto per dimostrare l'insicurezza dei beni terreni per la nostra vita, viene offerta a Gesù, dalla richiesta di un tale che gli chiede di intervenire nella divisione della sua eredità. Non si trattava di una richiesta strana, perché la gente del tempo, si rivolgeva ai Rabbini, che costituivano il diritto vivente, e per questo li pagavano in proporzione del loro valore (legale), e della conseguente fama! Gesù non vuole essere assimilato a uno di loro, perché la sua Missione, non era quella di risolvere problemi "effimeri", suscitati dalle beghe di famiglia, ed ecco allora, che rifiuta di dare il suo parere, perché lui era venuto per altro: comunicare agli uomini il Regno di Dio, che con il suo Amore ci salva. Infatti, rispose: "Chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?" (v 14). Ma già un nostro Proverbio ("Sapienza popolare in pillole!"), ci ammonisce: "Quando sarai felice... morirai!" Il dialogo stesso, che il "Ricco Stolto" della Parabola, fa con se stesso, ne costituisce metàfora: "Anima mia..., riposati, mangia, ecc...! Per gli orientali, l'Anima era la "sede degli appetiti", particolarmente quello della gola, perché la parola ebraica che la traduce: "Nefesh" ("Soffio", "Respiro"), significava la gola, "via" per la quale il cibo arrivava allo stomaco. Ma proprio quando l'uomo si ritiene "sazio", appagato e sicuro, scende su di lui la morte: "Solo Dio può saziare l'nima assetata e affamata" (Sal 42, 2), e solo Dio può darle pace e sicurezza: "Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia salvezza" (Sal 62, 1). È Gesù stesso che ci esorta: "Non accumulate per voi tesori sulla terra..., accumulate invece per voi
tesori in cielo, dove né tarma nè ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano" (Mt 6, 19-20). Occorre pertanto, avere tanta fiducia in Dio, non nelle ricchezze, perché Gesù ci ricorda: "Dov'è il tuo tesoro, la sarà anche il tuo cuore!" (Lc 12, 34). Cari Amici, abbiamo tanto da meditare...! Auguro a tutti, una serena giornata


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 24/10/2023

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