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Corigliano Rossano (Cosenza) - Il nuovo libro di Carlino per ricordare il giornalista Giuseppe Savoia


La Sila Greca Tra Storia e Feudalità. I Feudi del suo Territorio è l’ultimo libro dell’autore mandatoriccese rossanese dedicato a Giuseppe Savoia, cronista, giornalista e voce informativa di questo territorio, una personalità nota, stimata, benvoluta per oltre trent’anni, prematuramente scomparso il 27 dicembre 2021, nell’incredulità e nello sconcerto generali.

Il libro sarà presentato giovedì 26 ottobre 2023, alle ore 17,00 nel Salone del Palazzo Nobiliare di Madre Isabella De Rosis nel Centro Storico di Rossano alla presenza del Direttore del Quotidiano del Sud, Rocco Valenti.

Il coordinamento dei lavori del pomeriggio culturale sono affidati ad Antonella Balestrieri giornalista del Quotidiano. Interverranno, come da programma lo stesso Rocco Valenti, lo storico e saggista Francesco Filareto, autore della Prefazione al volume e l’Editore della conSenso publishing, Giuseppe Zangaro. La conclusioni sono affidate all’autore del libro, Franco Emilio carlino, Socio Corrispondente della prestigiosa Accademia Cosentina, Socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e membro del Comitato Scientifico dell’Università Popolare di Rossano.  

Scorrendo la Prefazione si entra subito e volentieri nel merito dei contenuti del volume che lo storico e saggista Filareto in un passo del suo scritto così sintetizza: “Il testo di Carlino ci fa rivivere i momenti positivi della storia - le luci - di questo comprensorio: dalla Civiltà della “Mesògaia” o della Montagna e delle zone interne pre-silane degli Enotrii e dei Brettii, alla Prima Civiltà dell’Ellenismo Greco-Mediterraneo delle tre Città Magno-Greche di Sibari, alla Seconda Civiltà dell’Ellenismo Greco-Mediterraneo-Cristiano di Rossano la Bizantina. Ma non nasconde, anzi si sofferma di più sui chiaroscuri e sulle criticità. Perché le ombre del passato continuano, come criticità, a condizionare negativamente la mentalità e i comportamenti individuali e collettivi: prenderne coscienza e – come ci insegna la psicanalisi di Sigmund Freud - il primo passo per de-condizionarci e aprirci alle nuove sfide del futuro. Permangono ancora – purtroppo – in tanti di noi l’eredità pesante e le scorie del “Feudalesimo”, di una società e di un sistema verticale, piramidale, gerarchico, in cui tutta la ricchezza terriera (quasi unica allora) e di proprietà esclusiva di pochi iper-privilegiati feudatari agrari latifondisti, dei quali il libro offre una rassegna ampia, approfondita, puntuale, come: i principi Ruffo, Sforza, Marzano, Aldobrandini, Borghese, Spinelli; i marchesi Malena; i duchi Marzano, Saluzzo, Sanseverino, Compagna; i conti Sangineto; i baroni Caponsacco, Giannuzzi, Mandatoriccio, Toscano, Spinelli, Labonia, Sambiase, Abenante etc. Questi signorotti feudali, fatta eccezione per un’esigua minoranza e per poco tempo, si connotano come classe sociale esigua, ma monopolizzatrice della ricchezza di quest’area, restia a ogni novità e cambiamenti, parassitaria, dilapidatrice, assenteista e, nel contempo, oppressiva e sfruttatrice dell’enorme ceto sociale bracciantile, ridotto in condizioni di servitù della gleba, senza diritti, senza istruzione, senza salario, abbrutito dalla fatica, dalla malnutrizione, dai soprusi, esposto a malattie letali e alla vita breve. Il feudalesimo, con i suoi orrori, nel territorio della “Sila Greca” ha una durata di circa sette secoli. Incomincia essenzialmente con la dominazione colonizzatrice dei Francesi Angioini (1266-1443), continua con gli Aragonesi (1443-1504), con gli Spagnoli (1504-1714), con gli Austriaci (1714-1738), con i Borbone (1738-1860); termina, de jure, con le “Leggi Eversive della feudalità” durante il rivoluzionario Decennio Francese del Regno di Napoli (1806-1815), ma viene riconfermato, de jure et de facto, durante la Restaurazione conservatrice-reazionaria post-napoleonica dei Borbone (1815-1860) e poi con lo Stato italiano post-unitario dei Savoia (1861-1946) e, infine, durante la bieca dittatura fascista (1922-1943/45). La fine del sistema feudale, de jure et de facto, e sancita dall’avvento della Repubblica italiana (1946) e dalla Costituzione democratica e antifascista (1948); questa, tra l’altro, abroga i titoli nobiliari (l’art. 3 e la XIV disposizione finale stabiliscono che i titoli nobiliari non sono diritti, sono incompatibili con il principio fondamentale dell’eguaglianza tra tutti i cittadini e non hanno rilevanza giuridica). Oggi, in gran parte, nobiltà e feudalesimo sono il mesto ricordo del passato”. Un libro che richiama alla speranza, e allora che fare per costruirla? Una domanda alla quale lo stesso prefatore nel corso della sue osservazioni fornisce intriganti risposte, chiudendo la sua Prefazione con un ringraziamento, doveroso e sentito, a “Franco Emilio Carlino, autore di questa nuova, significativa, qualificante opera, generosamente offerta alla conoscenza e all’impegno personale e solidale dei cittadini e dei loro rappresentanti istituzionali della Sila Greca. E un particolare ringraziamento, altrettanto fortemente sentito, a Lui, che, con senso della vera Amicizia, con riconoscimento e riconoscenza (sentimenti e valori oggi, ahimè, poco diffusi), ha inteso dedicare la presente pubblicazione a Giuseppe Savoia”.


di Redazione | 22/10/2023

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