Da un angolo della penisola calabrese al Museo di Arte Moderna (Museum of Modern Art/MoMA) di New York, passando per Lucio Dalla e Isabella Rossellini. In uno dei tanti e diversi aneddoti narrati stamani in diretta nazionale da Pina Amarelli per confermare la riconoscibilità internazionale della liquirizia calabrese e di quel packaging aziendale che ne ha sancito l’immortalità, risiede forse la fotografia più eloquente del valore culturale, identitario e distintivo e di marketing territoriale che questa esperienza familiare ed imprenditoriale è riuscita a costruire facendolo diventare un modello replicabile.
Ancora una volta attraverso la consapevolezza e la rilettura manageriale della propria identità, anzi di due tra i Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Calabria extra-ordinaria, la liquirizia di questa terra e l’invenzione calabrese dei conci per estrarla, da Corigliano-Rossano Amarelli ha raccontato al mondo quella Calabria unica ed irripetibile e con essa un pezzo inimitabile di Made in Italy.
Come sempre capovolgendo pregiudizi e sollecitando nuove prospettive, Cavaliere del Lavoro ed Alfiere del Made in Italy, (l'11 settembre) ai microfoni di Rai Uno la professoressa si è raccontata raccontando l’impresa culturale e identitaria: da quando negli anni ’70 giovane donna e imprenditrice di Napoli arrivata a Rossano dopo aver sposato Francesco Amarelli, venne messa dal suocero a capo della storica azienda di famiglia occupandosi della comunicazione.
Intervistata da Daniela Ferolla dagli studi di Uno Mattina in collegamento con Rossano, Madame Liquirizia ha ripercorso tre secoli d’impresa e di vita, di radici e di futuro, attraverso le dodici generazioni giunte ad oggi.
E quelli che, alla fine degli anni settanta, potevano essere considerati due elementi di insuccesso, come essere donna e avere un’azienda in Calabria, si sono dimostrati invece – ha scandito – due motivi di affermazione. Essere a capo di una realtà d’impesa in questa terra fu dirompente. E da questa esperienza, la sua esortazione latina estote parati (siate preparati) rivolto a tutte le donne affinché si facciano trovare sempre pronte e soprattutto competenti.
Oltre a mostrare la bella varietà dei prodotti Amarelli, nel corso della diretta viene presentato un cimelio di famiglia: una scatoletta del 1919 oggi è esposta al MoMA, il museo di arte moderna di New York. Quel packaging – racconta la Professoressa in tv – fu presentato in quello stesso anno da un’altra donna di famiglia, Giuseppina Amarelli. E quella scatoletta, da allora brand aziendale distintivo e icona del Made in Italy, fu ripresa e rilanciata – ricorda la sua iniziativa di marketing – negli anni ’70 in una veste nuova e piacevole da utilizzare e portare sempre con sé ed ecologica, in alluminio riciclabile.
E arriviamo all’aneddoto. Un giorno – racconta la Presidente del Museo Amarelli – Lucio Dalla fu ospite di Isabella Rossellini a New York e la stessa gli chiese la scatoletta di liquirizia Amarelli, che lui portava sempre in tasca e che non volle cedere per nessuna ragione, poiché ne era sprovvisto e non avrebbe potuto viaggiare senza essere – disse Dalla – amarellato. Voilà!
In collegamento dal plurisecolare Concio di Corigliano-Rossano, Fortunato Amarelli, amministratore delegato della storica fabbrica, ha spiegato e mostrato l’emozionante processo di estrazione e produzione della liquirizia, inventato in Calabria e per questo uno dei Mid della Calabria Straordinaria. Dalle lunghe radici spontanee (possono raggiungere i 5 metri sotto terra) che una volta erano ritenute infestanti e perciò venivano estirpate, si estrae il succo che poi, una volta evaporato, diventa pasta essiccata, lavorata quindi in cordoni di liquirizia che incisi daranno il prodotto finale.
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