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Mandatoriccio (Cosenza) - Ei fu!


di DON MICHELE ROMANO - Nell'Ode manzoniana: "Il cinque maggio", composta nel 1821, e scritta tra l'altro di getto, nell'arco di soli tre giorni, dopo aver appreso, dalla Gazzetta di Milano, del 16 luglio di quell'anno, le circostanze della morte di Napoleone, esule nell'isola di Sant'Elena, Manzoni mette in risalto le battaglie e le imprese dell'ex Imperatore, nonché la fragilità umana e la Misericordia di Dio! Quanti ricordi affiorano, oggi nella mente, ripensando agli anni di Scuola, quanto nei banchi del Liceo, con tanto impegno e fatica abbiamo imparato a memoria, i Versi di questo eterno "Capolavoro Poetico!"
E solo ora, nella maturità della vita, riusciamo ad apprezzarne la bellezza e il valore. Come non ricordare i tanti Versi, che hanno messo in risalto le qualità del "condottiero Corso": "...Ne sa quanto una simile/orma di piè mortale/la sua cruenta polvere/a calpestar verrà". Certo, al Manzoni, uomo cattolico e di grande Fede, non sono mai interessate le glorie terrene di Napoleone, bensì le sue vittorie spirituali, che riconosce essere l'unico mezzo, per raggiungere una "Gloria", vera ed autentica! Convertendosi, prima di morire, infatti, Napoleone ha dato un ulteriore prova della Grandezza di Dio, che si è servito di lui per imprimere sulla Terra, un sigillo più forte della sua potenza creatrice. Tutto condensato in questi versi fascinosi: "Fu vera gloria? Ai posteri/l'ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo/Fattor, che volle in lui/ Del creator suo spirito/Più vasta orma stampar"! Quello che maggiormente mi colpisce, è stata la straordinaria bellezza e maestosità del Manzoni, che in solo due parole "EI FU", ha saputo racchiudere, non solo la "Grandezza" di Napoleone, in quanto ci fa intravedere il valore immenso della sua vita, quasi a ricondurre tutta la sua sconvolgente attività, ad un riflesso della Grandezza di Dio, Unico, a cui vanno ricondotte le sorti e le vicende umane. Tutta la Storia, infatti, trova un senso, insegna il grande Poeta, solo se rapportata ad un disegno divino e provvidenziale. Non solo, dicevamo, della sua "Grandezza", ma "l'EI FU", è anche sintesi della "Sconfitta" di Napoleone, che nella sofferenza del solitario Esilio, a placare il suo dolore, sicuramente, sono subentrati significativi momenti di riflessione e pace spirituale, vissuti cristianamente, attraverso la Fede: "Il Dio che atterra e suscita/che affanna e che consola/sulla deserta coltrice/ accanto a lui posò". Napoleone, per come ce lo presenta il Manzoni, diventa, così, metàfora di noi tutti: dinanzi alla morte, siamo tutti uguali. Lui, il grande Poeta, non è interessato al suo ruolo Storico (Tant'è che nell'Ode, non lo nomina mai, usa sempre pronomi per indicarlo!), intende solo evidenziare la sua vicenda umana: di grande uomo, che pur avendo avuto tutto nella vita: Gloria, onore, e sconfitte..., al momento della morte (Esiliato, dicevamo, a Sant'Elena, un'isola sperduta nell'Oceano Atlantico), l'unica "Persona" che non lo ha abbandonato sul letto di morte, è stato Dio!
Sia per tutti noi, una grande lezione di vita: anche nella nostra esperienza esistenziale, ci capita di sperimentare "alti e bassi": Gioie e Potere..., come pure Sofferenze tempestose ed umilianti. E quante volte ci assale, il ricordo malinconico dei giorni passati.
Ci consoli questo mirabile inizio dell'Ode:
"EI FU"! A mio modestissimo parere, la Poesia poteva terminare qui!
Il resto del Testo, per me, è solo esplicitazione di questa meravigliosa sintesi, che fu la vita di un grande Condottiero ed Imperatore, quale è stato Napoleone, che diventa anche un monito per noi tutti: imparare a sperimentare la potenza della presenza di Dio, e della sua Misericordia, nella nostra esistenza, perché tutto il resto, sappiamo, è "spazzatura", "vanità", "glorie passate", che altro non sono, che silenzio e tenebre...! A tutti, una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 05/05/2023

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