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Mandatoriccio (Cosenza) - Credi (tu) questo?


di DON MICHELE ROMANO - In questa V Domenica di Quaresima, in preparazione alla Pasqua, ci viene raccontato uno dei sette "Miracoli-Segno": la Risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 1-45). Miracoli che, per Giovanni, hanno una grande valenza "teologica", forse, quello di oggi, anche il più "sorprendente" fra gli altri, per i toni particolari che vi ritroviamo, e che si intrecciano con tanti sentimenti e desideri umani: soprattutto Fede e Speranza nella Risurrezione. Questo miracolo, diviene così, "segno", cioè anticipo ("Typos"), della stessa Risurrezione di Gesù; ma nel suo significato più profondo, dà a Gesù l'opportunità di affermare: "Io sono la Risurrezione e la Vita" (v 25). Per la morte di Lazzaro, Gesù si "commuove" profondamente, e vedendo il dolore delle Sorelle Marta e Maria, si turba e scoppia in pianto, mostrando tutta la sua compassione, la sua vicinanza, la verità della sua amicizia, e l'assoluta autenticità della sua umanità! Di fronte a questa nuova "Teofania", i Giudei (E forse, anche, noi tutti oggi...!), dubitando del suo Amore e della sua Serietà, hanno il coraggio di muovergli dei rimproveri: "Guarda come lo amava!" Altri dissero: "Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?" (vv 36-37). La similarità di queste frasi, è inequivocabile: riecheggiano le parole di Satana nel deserto: "Se tu sei Figlio di Dio" (Mt 4, 1-11); E gli scherni pronunciati da coloro che assistettero all'agonia di Gesù sulla Croce: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso..., se è lui il Figlio di Dio!" (LC 23, 35-43). In questa prima riflessione appare evidente, non solo il bisogno palese di "conversione", soprattutto perché siamo nella vicinanza della Pasqua, ma scopriamo fino a che punto siamo prigionieri ("Morte spirituale"), dei "sepolcri" della nostra incredulità, della nostra durezza di cuore, della nostra incapacità di riconoscere il Signore: "Credi questo... che Io sono la Risurrezione e la Vita?" Altro spunto di riflessione nasce dal comportamento di Gesù, quando gli viene detto: "Signore, ecco, colui che tu ami (Lazzaro), è malato!" (v 3), ma Lui, stranamente, (Almeno per la nostra "logica umana"), arriva solo quando è ormai morto. Tanti di noi potrebbero raggiungersi al coro: "Non poteva arrivare prima, per salvarlo?" La stessa Marta, lo rimprovera per ben due volte. Nessuno capisce Gesù: "Piange" da vero Amico, chiede di aprire il Sepolcro, nonostante siano passati "quattro giorni" (Giorno considerato come inizio della "decomposizione"), per tutti è un assurdo, "puzza", è morto, è finita! Ma la logica di Gesù, non è la nostra: "Questa malattia, è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa, il Figlio di Dio venga glorificato" (v 4). Gesù dimostra così di essere un "vero" Amico, del tutto speciale, Lui interviene nella nostra vita, nei momenti più difficili ed impensabili, viene a cercarci là dove nessuno lo può fare, perché arriva dove "puzzi", lì dove sei "morto dentro", dove tu non ti accetti, dove stai andando in decomposizione. È lì, che Lui ci ridà la vita, sa "aprire" i nostri Sepolcri! In tal modo Gesù, ci dimostra che la morte, non ha l'ultima parola, sì, perché è Lui padrone della morte, ed è il Signore della Vita: "Credi tu questo?", ed è capace di tirarci fuori da qualsiasi "tomba", dove ci siamo rinchiusi. Se Lui tante volte "arriva in ritardo", è solo una prova d'Amore, ovvero, ci accetta per quello che siamo, anche cadaveri in putrefazione, e ci dà Vita. Lui ci ama, non per quello che vorremmo apparire ai suoi occhi, non per il nostro essere bravi cristiani, brave persone, educate, profumati e piacevoli di aspetto... No! Lui sa, cosa c'è nel profondo del nostro cuore, sa perfettamente cosa abbiamo nell'anima, la nostra "sozzura"! Ecco, Lui ci ama lì, nel nostro vissuto, nel nostro dolore. Il testo Giovanneo di oggi, sottolinea le tre "dimensioni" della morte: quella "fisica" di Lazzaro, che poi uscirà dalla tomba, quale evento personale e corporeo; quella "spirituale", di chi vive la chiusura egocentrica e nel peccato: "Morte dell'Amore" (Rm 8, 8-11); e infine c'è la morte "simbolica", rappresentata da Israele deportato: "Morte della Speranza", che risorgerà con il ritorno nella terra di Israele ( Ez 37, 12-14). Sia, pertanto, questa Pasqua, anche per noi, un lasciare le "bende" del Peccato che ci avvolgono: "Scioglietelo e lasciatelo andare...!" (v 44), per accogliere l'invito di Gesù, che ci esorta (Ecco il grande valore del Sacramento della
Riconciliazione), a "uscire" dalla nostra tomba: "Vieni fuori". È l'invito alla vera Libertà e alla piena Comunione con Dio. A tutti, una Santa Domenica.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 26/03/2023

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