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L’emergenza sanitaria in atto ha letteralmente sconvolto le abitudini quotidiane di ciascuno di noi. È cambiato il modi di approcciarci, sono mutate le relazioni interpersonali e sono state annullate o sostituite tradizioni presenti all’interno delle singole comunità. È il caso della celebrazione interparrocchiale del 2 novembre della Santa Messa, presso il cimitero comunale di Crosia. La funzione religiosa quest’anno è stata annullata a causa della pandemia. Non più, dunque, una concelebrazione fra tutte le comunità parrocchiali presenti nel territorio comunale, ma singole funzioni nelle varie chiese parrocchiali. Ne ha dato notizia don Giuseppe Ruffo, parroco di San Giovanni Battista di Mirto, nonché vicario foraneo di Longobucco. “A causa dell’emergenza Coronavirus, che vieta assembramenti e obbliga il distanziamento sociale, - ha comunicato il presbitero - non godendo di ampi spazi nei pressi del nostro cimitero, tutte le celebrazioni del 2 novembre si svolgeranno nelle parrocchie”. Lo stesso sacerdote ha riferito gli orari delle singole celebrazioni: Parrocchia “San Michele Arcangelo” di Crosia, S. Messe ore 8.30, 10 e 17. Parrocchia “Divin Cuore” di Mirto, Sante Messe ore 8.30, 10.30 e 18. Parrocchia “San Giovanni Battista” di Mirto, Sante Messe ore 8.30, 10.30 e 17,30. Parrocchia “San Francesco d’Assisi” Sorrento di Crosia, Sante Messe ore 8.30, 10.30 e 17,30. Chiesa Rettoria “Madonna della Pietà” di Crosia, Santa Messa ore 18. Solitamente, negli altri anni, la consueta funzione religiosa è stata concelebrata dai parroci locali, vale a dire, don Umberto Pirillo, don Giuseppe Ruffo, don Claudio Cipolla e don Salvatore Spataro e dal rettore don Giuseppe de Simone. Quest’anno ognuno celebrerà nella propria chiesa. Nella comunità sociale crosimirtese è molto sentito il culto del cimitero. Durante tutto l’arco dell’anno, infatti, le persone del luogo si prendono cura delle tombe e delle cappelle dei propri cari. Anche in questo contesto è assolutamente necessario il rispetto delle regole per evitare ulteriori problemi sanitari.  Antonio Iapichino