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Altomonte (Cosenza) - Studenti Unical si sono sfidati ai fornelli


Il format è quello dei test in esterna di Masterchef o della competizione che si gioca tra i fornelli di Hell's Kitchen, dove due o più squadre devono dare prova di saper lavorare in team ed eseguire tutti gli step per completare il menu. Con la differenza che nei piatti trionfa l’identità, la stagionalità ed il km0; e che ai modi burberi di Carlo Cracco o di Gordon Ramsay, chef-conduttori dei due noti cooking show televisivi, si sostituiscono i modi gentili, il sorriso e l’accoglienza della Famiglia Barbieri.

Le cucine dell’esperienza imprenditoriale da 50 anni modello nella ristorazione, nell’accoglienza, nella ricerca e nell’interpretazione creativa e più autentica della cucina della memoria e della tradizione, hanno ospitato il Cooking Challenge promosso dall’Academy di UniCaLab, il progetto di Contamination Lab dell'Università della Calabria, un luogo di contaminazione aperto a studenti e laureati di discipline diverse per sviluppare progetti di innovazione imprenditoriale e sociale.

Ad affiancare i cuochi per un giorno sono stati tutti i membri della famiglia, dall’agrichef Enzo, alla moglie Patrizia, passando dai figli Michele, Laura ed Alessandra, espressione di una storia familiare ed aziendale che punta da sempre sulle emozioni da condividere con il visitatore e con l'ospite. Col sorriso, facendolo sentire come a casa propria e soprattutto con le mani in pasta.

Sono cinque i team che si sono sfidati ai fornelli. Alle squadre è stato chiesto di realizzare dei piatti da presentare, dopo la loro mise en place, ad una giuria (i componenti della Famiglia Barbieri) che li ha valutati alla luce, soprattutto, delle modalità secondo cui li hanno realizzati. A vincere è stato il team che oltre ad essere riuscito a preparare dei buoni piatti, lo ha fatto mediante un’interazione virtuosa fra i suoi componenti.

Toque blanche e grembiule indosso, gli aspiranti chef hanno dovuto seguire le tracce impartite da Barbieri. Così il piatto di antipasti doveva comporsi di almeno 6 assaggi, fortemente legati alla stagionalità, al km0 e alla tipicità. Contenere una tartina di ‘nduja e fico dottato caramellato, 2 fettine di pecorino stagionato con dottato caramellato o fresco con gocce di gelatina piccante; un medaglione di pane fritto con acciuga dissalata e carciofino selvatico, una fettina di pane con peperone farcito al tonno e un peperone farcito alle alici; 4 mezzi peperoni cruski con olive nere; un quarto di riccotta con mostarda di uva apirene; un velo di lardo di maialino nero su caciocavallo podolico fumante. Così come le altre portate, dai Fileji alla ‘nduja e cipolla di Tropea, ai paccheri con rana pescatrice al profumo di mare, passando dagli involtini di suino nero con patate, dovevano essere preparati secondo la tradizione.


di Redazione | 10/11/2019

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Cosenza, 10/11/2019
di Redazione

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