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Crosia (Cosenza) - Presentate le attività dello Sprar


 “A porte aperte”. È stato questo il titolo di un interessante pomeriggio dedicato alla presentazione del progetto Sprar, Sistema di protezione rifugiati e richiedenti asilo, "Mar'haba" (significa Benvenuti) di Crosia. L’evento, che ha visto la partecipazione di una folta platea, ha avuto luogo presso la sede Cidis onlus di Mirto, in via Castello. È stata giornata finalizzata a mettere in evidenza i servizi offerti dal progetto e per far conoscere gli ospiti, 19 beneficiari suddivisi in quattro nuclei familiari, al fine di una concreta e reale integrazione dei popoli.”Negli ultimi anni – ha commentato l’Assessore alle Politiche sociali Graziella Guido - il percorso di accoglienza nazionale è stato riformato, privilegiando lo Sprar che va oltre l’approccio emergenziale, puntando con decisione su un piano d’accoglienza e integrazione. Integrare gli immigrati non è solo un dovere morale o una questione di equità. Va fatto anche – ha aggiunto l’amministratrice locale - per ragioni di efficienza economica e lungimiranza politica. Se gli stranieri sono ben integrati, infatti, i vantaggi che apportano alle economie ospitanti si amplificano e diminuiscono le probabilità di conflitto sociale, con tutta una serie di benefici sul piano del welfare, oltre che su quello della crescita economica”. Il Coordinatore dei servizi di accoglienza integrata Sprar "Mar'haba" di Crosia, Ivan Papasso, ha effettuato una panoramica su tutti i servizi erogati dal progetto, non volti a un mero assistenzialismo, ma finalizzati alla riconquista dell’autonomia perduta. Fra questi, l’accoglienza, il supporto legale – psicologico, la tutela sanitaria, la funzione relativa all’attività educativa (con appositi corsi di italiano) e l’inserimento socio economico degli ospiti. Ha concluso l’intervento con un appello: di fronte a una forma di xenofobia, che spesso giunge anche dai media, è necessario assumere un atteggiamento empatico, allo scopo di mutare la nostra concezione di vedere con negatività chi è diverso da noi. Invece è necessario acquisire questa alterità come una risorsa. Il responsabile diocesano della Caritas, don Pino Straface, ha parlato della buona accoglienza effettuata dal Cidis. Negli anni addietro, di fronte a questa emergenza si era in vera difficoltà. Dunque, ha sottolineato il sacerdote, il bisogno di accogliere queste persone, senza porre barriere. Spiritualmente, essendo un uomo di chiesa, don Straface si sente di abbracciare questi fratelli, perché tutti figli di un unico Dio.


di Redazione | 15/03/2018

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