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Rossano (Cosenza) - “L’INTERVENTO” Per Emilio Acri per i 35 anni dell’Università popolare di Rossano “Ida Montalti Sapia”


Un “contrattempo” non mi ha consentito di essere presente alle celebrazioni pel XXXV anno di vita dell’Università Popolare di Rossano “Ida Montalti Sapia”, per poter degnamente omaggiare il Preside per eccellenza o, meglio, l’eccellenza di Preside, il caro “Don Giovanni” Sapia, fondatore e Direttore del benemerito Istituto (a. 1978), che mi onora fin dal 1972 della sua Amicizia (con la A maiuscola) e mi dà la forza per rispondere con dignità alla umana irriconoscenza. Per farmi “perdonare” e palesargli tutto il mio affetto, ho scelto “IonioNotizie”, anche perché l’amico  Dott. Antonio Iapichino mi consente spesso di “dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Torniamo al “lontano” 1972: il Preside aveva da poco compiuto i 50 anni d’età e dirigeva da par suo il glorioso Liceo Classico di Rossano (ne è stato illuminato Dirigente dal 1968 al 1989).  Io, di anni ne avevo 22 e  tanti progetti serbavo in me realizzabili soltanto fuori dalla mia Terra; ma la persona amata mi ha fatto stare con i piedi per terra, consentendomi di riscoprire le mie radici. E come “Don Giovanni” ho deciso di “tornare” e, sulle sue orme, ho voluto combattere insieme con Lui pel progresso socio-culturale delle nostre genti; il Preside, certamente c’è riuscito, io un po’ meno -  concordo con lui allorquando Egli afferma che la cultura sia aperta a tutti ma che non sia per tutti. Ci legava e lega la frequentazione amicale con personaggi della cultura vera  e del mondo scuola a partire dal Prof. Mario Serra, mio indimenticato docente di Storia e Filosofia nel prestigioso Liceo Classico “B. Telesio” di Cosenza che, venuto a conoscenza del mio fidanzamento con una ragazza che viveva a Rossano, mi “ordinò” amorevolmente di andare ad omaggiare il grande Preside Sapia ed Egli mi accolse con la consueta mitezza (sempre adoprata nei miei confronti; ma, come ben sappiamo, Egli sa essere duro con i cretini d’ogni sorta) e da quel momento scoccò quella scintilla che oggi è un incendio di affetto reciproco, rispettosissimo da parte mia). Un’altra favilla riscaldò vieppiù la mia vita: la sua dolcissima “metà”, meglio, l’altra metà del suo Cielo: la cara “Donna Ida” dal sorriso quasi divino e dalla sana e prudente ironia (una dote di pertinenza delle persone intelligenti e colte). Quante bellissime giornate trascorse insieme “girovagando” per tutta la Calabria, spesso con un altro immenso amico, allora Vice Presidente della Deputazione di Storia Patria, che “Don Giovanni” definì “Professore senza Cattedra”: Gustavo Valente. Caro il mio “Don Gustavo” - Amicus et Magister - grande in tutti i sensi, più volte ospite a casa Sapia, a gustare insieme con cattedratici provenienti da tutta Italia i saporiti manicaretti preparati dalle sante mani di “Zia Ida”. Più volte abbiamo “fatto salotto” con “Zia Ida” e con “Don Giovanni”, cioè una conversazione colta, senza, però, trascurare il “gossip” benevolo (soprattutto sulle “imprese” del buon Ubaldo Levote, rossanese di Luino, autore del libello “L’uomo della diaspora”. Con “Don Giovanni” fummo fra i protagonisti del “Piccolo Rinascimento Rossanese”, quel “movimento” di amore e rispetto che illuminò Rossano negli anni Ottanta-Novanta dello scorso secolo con iniziative di grande portata socio-culturale attraverso un ingegnoso e volontario impegno di un manipolo di persone nell’Università Popolare, nella “Roscianum” (di cui il Preside fu il primo Presidente “padre”), nei due periodici che nacquero in quel periodo: il mensile “Tribuna” (dicembre 1985) e il quindicinale “La Voce” (gennaio 1986), il primo, diretto dal Dott. Giuseppe Passavanti con Vice Direttore il buon Enzo Viteritti di felice memoria, il secondo fondato dal caro Gino Zangaro, artista della tipografia, diretto dal giornalista professionista Prof. Franco Scervini, vero e proprio “vir”,  mio professore di Lettere nella Scuola Media del prestigioso Convitto Nazionale “B. Telesio” di Cosenza. In entrambi i periodici ho dato tutto me stesso, in particolare per “La Voce”, sempre sotto l’attenta e paterna guida di “Don Giovanni”, che, da giornalista vero, nel 1944 creò il quindicinale “’U Vettu”, che “Vettichijava 2 volte al mese” e che fu “voce scomoda e presaga”. Concludo questo devoto e doveroso scritto, rivolgendomi in modo diretto, “A Tu per Tu” all’Amico e Maestro:” Caro <Don Giovanni>, purtroppo essendo io uno spirito <ingestibile>, avrei meritato più volte le vostre <vettichijate>, al fine di essere più cauto, specialmente nei confronti degli ipocriti d’ogni sorta e colore. Ma sono fatto così e <chin’è natu tunnu …>; Vi ringrazio di avermi accolto nella schiera dei vostri Cari!. Pier Emilio Acri

di Redazione | 16/11/2013

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