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Pavia (Pavia) - Raccontare l’Italia Unita: le carte del Fondo Manoscritti. Domani inaugurazione mostra documentaria


Si inaugura domani, 15 settembre alle ore 11 presso l’Aula Disegno la mostra Raccontare l’Italia Unita: le carte del Fondo Manoscritti, organizzata e curata dal Centro Manoscritti dell’Università di Pavia in occasione dei 650 anni dell’Ateneo. La mostra che si chiude con una sezione dedicata a PAD-Pavia Archivi Digitali, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Maria Corti, la Biblioteca Centrale Universitaria, la Biblioteca Civica, il Fondo Turconi, PAD-Pavia Archivi Digitali e il Centro APICE di Milano (prof.ri Maria Antonietta Grignani, Angelo Stella e Umberto Anselmi Tamburini), con allestimento dell’arch. Enrico Valeriani. Interverranno il Rettore Angiolino Stella, il Direttore del Centro Manoscritti Maria Antonietta Grignani, Emilio Giannelli, che ha realizzato l’immagine del manifesto e l’ideatore di PAD-Pavia Archivi Digitali, il giornalista e scrittore Beppe Severgnini. L’esposizione presenta una scelta di importanti carte e documenti del Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia e della Fondazione Corti, con l’apporto di altri Enti o Centri pavesi e milanesi. La vicenda italiana, dal momento preunitario ai giorni nostri, può essere osservata dalla particolare prospettiva degli archivi di intellettuali, che a vario titolo hanno contribuito alla coscienza unitaria, ora in qualità di protagonisti, ora nella veste di promotori di uno sguardo retrospettivo sulla memoria storica e civile (manoscritti autografi, dattiloscritti, lettere, prime edizioni, riviste, disegni, fotografie e materiale iconografico). A partire da Ugo Foscolo e dai suoi interlocutori, figure centrali del periodo pre-unitario, si esemplificano le varie tappe che hanno caratterizzato il processo unitario, compresa la tensione verso una lingua comune, diffusa nei vari strati della società. Si mostrano documenti di Giovanni Verga, Luigi Capuana e Emilio De Marchi nella Milano di fine Ottocento; il Pinocchio di Carlo Collodi e i vari ritorni su questo libro, che fu lettura-guida e mito, da parte di scrittori del secondo Novecento (Giorgio Manganelli, Luigi Compagnone). Seguono l’irredentismo e l’esperienza della prima guerra mondiale (D’Annunzio, Scipio Slataper, Giani Stuparich, Cesare Angelini); il dopoguerra, con il conflitto tra Fascismo e oppositori, che ha visto coinvolti o vittime anche gli intellettuali (da una parte Mino Maccari, Romano Bilenchi, Indro Montanelli; dall’altra Carlo Levi, Eugenio Montale, i fratelli Rosselli e gli esuli ebrei). La seconda guerra mondiale e la Resistenza sono testimoniati dalla poesia (Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo, Umberto Saba), da narratori come Mario Rigoni Stern, Fausta Cialente, Luigi Meneghello; il quindicennio tra la Liberazione e l’inizio degli anni Sessanta da opere e lettere di Goffredo Parise, Italo Calvino, Ennio Flaiano. L’ultimo cinquantennio vede scrittori e riviste di cultura impegnati nelle inquietudini e polemiche del passaggio da una società rurale a una realtà industriale (Alfredo Giuliani, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti e la Neoavanguardia) e successivamente nelle contraddizioni dell’assetto postindustriale e di rivoluzione dei mezzi comunicativi o di stampa. In quest’ultima sezione trovano posto, tra gli altri, autografi di Umberto Eco, Andrea Zanzotto, Amelia Rosselli, Sergio Romano e Maria Corti, narratrice e studiosa che ha creato il Fondo Manoscritti pavese. Un’apertura sull’evolversi degli strumenti di scrittura e lettura è costituita dal progetto Pavia Archivi Digitali ideato e proposto da Beppe Severgnini.

di Redazione | 14/09/2011

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