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Altomonte (Cosenza) - Invasion one. Video e video installazioni tra fisico e spirituale Bianco-valente e altri dieci video-artisti espongono nell’antica struttura conventuale di Altomonte


Poche sono le mostre che riescono a far parlare di linguaggi artistici contemporanei nel territorio calabrese, ancora per tanti versi impreparato e diffidente verso nuove forme artistiche.  Indecisioni determinati dalla debolezza delle politiche  pubbliche poco mirate alla promozione culturale e  alla scarsa preparazione del pubblico. Atteggiamenti, quest’ultimi, nati dalla poca conoscenza dei  nuovi linguaggi artistici, ma anche  per il  disinteresse e  la poca   curiosità  per la cultura   contemporanea.   Nonostante queste problematiche negli ultimi anni in Calabria, si  sono realizzati  grandi  eventi di rilievo, si pensi alle grandi mostre del MARCA  di Catanzaro, del Parco di Solacium e di quelle realizzate dalla  Fondazione Guglielmo Orlando presso la Casa di Mimmo Rotella. Anche l’evento   inserito nel Festival Euromediterraneo di Altomonte non ha nulla da invidiare a questi spazi, anzi  la struttura conventuale che ospita l’importante mostra   INVASION ONE  insieme  alle sedi espositive  prima citati rappresenta l’altro punto rilevante per l’arte contemporanea nella nostra Regione.  Il progetto  Invasion One  curato da  Giovanni Viceconte, inaugurato lo scorso 5 agosto    si propone come spazio artistico per le  tendenze legate alla pratica del video e hai processi di cambiamento della società artistica, che vede, sempre più spesso, lo spazio reale e quello  web in particolare, come possibili aree alternative e creative per la diffusione e la fruizione dell’arte contemporanea. Invasion One  ospita  una personale di due tra i più interessanti video-artisti della scena europea– Bianco-Valente – che hanno realizzato   su un intero piano dell’antico Convento dei Domenicani ben cinque  videoinstallazioni. Gli artisti, si sono confrontati con lo spazio dell’antico edifico  con il massimo del rispetto, infatti i video sono stati proiettati direttamente sulle pareti in pietra determinando una relazione-simbiosi con l’edificio stesso, ne è un esempio  il video Complementare 2010,  che oltre ad esprimere  un messaggio d’interazione  tra i due artisti,  che  si definiscono e si  segnano a vicenda, diventa anche relazione  tra l’opera e l’architettura.   Interessanti sono anche gli altri lavori “When the Sun touches You -2007” ela doppia Proiezione “Relational Domain” che creano un rapporto spirituale-sacrale che immerge lo spettatore in un’atmosfera che lo trasporta in una visione altra che rimanda alla storia dello spazio - luogo di preghiera e misticismo - ma anche all’ indagine di temi che pongono in rapporto arte e scienza, percezione,  spazio-tempo e memoria. Inoltre, Invasion One vede anche la presenza di altri 10 nomi tra i più importanti e rappresentativi video-artisti italiani,  selezionati da Viceconte dall'Archivio ART HUB (http://arthub.it)  - al quale il curatore collabora già da alcuni anni - e sono: Giuseppe Colonese, Marco Lamanna, Silvia Camporesi, Gabriele Pesci, Luca ChristianMander, Sanja Lasic, Michela Pozzi, Dario Lazzaretto, Lino Strangis e Filippo Berta – per questa mostra è stata allestita oltre alla mostra ad altomonte anche una mostra virtuale  sul sito Art Hub, dove si possono visionare i video in mostra  con un semplice clic sul nome dell’artista, creando una doppia fruizione della mostra – una  reale e l’altra potenziale. Al  milanese Marco Lamanna e al cosentino Giuseppe Colonese (selezionato  per la sezione Accademie e presente all’ultima Biennale di Venezia) sono stati dedicati due grandi spazi, dove hanno realizzato le loro videoinstallazioni. Marco Lamanna, occupa l’intero Salone Razetti, con un video e due videoinstallazione di cui una interattiva “one eyed – an aesthetic experience”, quest’ultima chiede al pubblico di  partecipazione  e interagire al completamento dell’opera.  Colonese espone nella galleria della Campana con una doppia videoinstallazione, inoltre ha  utilizzato  l’antico pozzo del chiostro dei frati  per realizzare un  lavoro pensato e inspirato alla struttura conventuale e alla sua storia.  Il visitatore  che lascia la piazza per entrare nell’antica struttura conventuale viene trasportato  in uno spazio surreale e fantastico dove le pareti, non sono più fatte di “pietra”  ma di grandi immagini proiettate    che smaterializzano la struttura architettonica creando grandi finestre aperte dalle quali osservare forme e figure inaspettate, come i corpi nudi  di Filippo Berta, che cercano di nascondere la propria identità  respirando su un vetro, o  i lavori di Michela Pozzi e  Silvia Camporesi che restituiscono tensione e concentrazione fino a  Sanja Lasic che colpendo la testa 200 volte su una tavola di legno racconta in modo molto violento,  ma efficace la sua Sarajevo. Ta  forme e percezione si basano i lavori di Dario Lazzaretto, Lino Strangis, Gabriele pesci e Luca Cristian Mander  che  trasportano il fruitore in uno spazio fantastico tra frammentazione del  reale, scienza, colori  e  spiritualità.  

di Redazione | 20/08/2011

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