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di ANTONIO IAPICHINO - <<Architetti di Crosia unitevi>>. E’ questo il titolo di una nota dell’architetto Giuseppe Fraia, su un tema di grande valenza: la vivibilità urbana. <<Non tutto viene per nuocere e quando un Sindaco butta sul tavolo l’idea, tocca a noi tecnici>>, esordisce testualmente Fraia, <<tradurla e a renderla fattibile>>. Il professionista, poi, mette in risalto che <<tutti gli architetti residenti  vengono sollecitati a redigere un’idea progetto di decoro urbano nella frazione di Mirto>>. E chiarisce: <<un’unica soluzione a firma di tutti  i tecnici. Qui sta il nuovo. E se l’idea concorso è percorribile la soluzione unificata è a dir poco lungimirante>>. Quindi, commenta: <<Le malelingue non mancano e già si vocifera sulla non concretezza della cosa. L’idea mi piace a condizione che all’idea segua l’individuazione di un tema più amplificato: il “decoro urbano” deve diventare “vivibilità dei luoghi” e allora il progetto può prendere piede>>. L’architetto Fraia spiega che <<il decoro urbano è limitativo e in genere finisce per proporre soluzioni avveniristiche risolutive che nulla hanno a che fare con la funzionalità, la fruibilità e la vivibilità dei luoghi. In verità siamo portati ad assommare interventi di arredo e a non migliorare la vivibilità. Come dire che in un’abitazione pensiamo all’arredo dimenticando il riscaldamento>>. A suo avviso <<le condizioni preliminari per una buona riuscita del progetto sono: l’individualizzazione del progetto a tema, la volontà amministrativa di sostenere le spese vive del cartaceo nella fase preliminare, degli spostamenti nella fase di redazione e di pubblicizzazione dell’idea-intervento. I tecnici residenti che redigono  il piano ne portano a termine l’esecuzione e si avvalgono, a loro insindacabile giudizio, di tutte le collaborazioni scientifiche necessarie e, non ultima,  la scelta di un  coordinatore dell’intervento. Il progetto deve andare direttamente a Bruxelles e senza delimitazione di spese>>.