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Castrovillari (Cosenza) - Dal 31 maggio al 5 giugno “Primavera dei Teatri 2mila11”, nuovi linguaggi della scena contemporanea


“Primavera dei Teatri 2mila11”, nuovi linguaggi della scena contemporanea. La XII edizione della kermesse si terrà a Castrovillari , presso il Protoconvento Francescano dal 31 maggio al 5 giugno 2011 La direzione artistica di Saverio La Ruina e Dario De Luca rinnova in questa dodicesima edizione la propria volontà di tener fede alla vocazione esplorativa nei confronti degli artisti emergenti, rivolgendo il proprio sguardo alla nuova drammaturgia e alle compagnie di recentissima formazione, provando a intercettare anche i più piccoli e periferici segnali vitali sparsi nella penisola. Un’edizione – riferisce testualmente una nota dell’ufficio stampa della manifestazione - che prosegue le linee guida del festival, riflettendo sulla società contemporanea, registrando idee e interrogativi estetici. Un’edizione che lancia, stimola, punta sui nuovi autori italiani, che accoglie la tradizione per svelarla in prospettive nuove. Un’edizione che evita l’intrattenimento commerciale, nella convinzione che un’opera debba essere valutata per la sua componente innovativa, per i suoi riscontri umani, morali e civili. Numerose le novità che il festival propone quest’anno nella sua programmazione: Carlo Cerciello presenta Il presidente ovvero ambizione odio nient'altro dal grande autore austriaco Thomas Bernard una tragicommedia del potere, la fine nel politico di ogni forma morale. Un testo, particolarmente, lucido, spietato e contemporaneo. Benedetto Sicca racconta con Frateme la  storia di una famiglia di Napoli, che vive nel quartiere di Forcella, in uno scenario desolato di immondizia non raccolta che brucia; mette in scena una  “famiglia tutt’ o ‘ccuntrario” nella quale si sviluppano tutti i meccanismi solidali e morbosi fatti di super protezione e di non detti, che covano in seno ad ogni nucleo famigliare. Alessio Pizzech mette in scena Che Disgrazia l'intelligenza. Liberamente tratto da Che Disgrazia l'ingegno di Aleksandr Griboedov, una feroce rappresentazione dei  tratti più agghiaccianti di quell'umanità a cui tutti in un modo o nell'altro apparteniamo. Francesco Suriano, affiancato da Renato Nicolini, ritorna al Festival con La brocca rotta a Ferramonti. Un gruppo di internati prevalentemente di origine ebraica nel campo di internamento di Ferramonti (il principale campo italiano per consistenza numerica, situato a Tarsia in provincia di Cosenza) decide di mettere in scena la brocca rotta di kleist. Durante le prove si rivelano ad attori e spettatori estensione ed atrocità delle persecuzioni razziali. Il teatro come metafora della disperata vitalità con cui si reagisce alla violenza. La necessità della memoria per dare senso al presente. Maria Teresa Berardelli, giovanissima autrice già vincitrice dell’ultima edizione del Premio Tondelli, porta in scena, per la regia di Antonio Tintis, Il paese delle ombre, un’indagine giornalistica attorno alla vicenda di un orfanotrofio che per anni fu scenario di orrori. Un uomo e una donna, persecutori e a loro volta perseguitati, tre osservatori femminili e le ombre. Una realtà fatta di segni apparenti, dietro i quali ve ne sono degli altri nascosti. Peppino Mazzotta propone Radio Argo una riscrittura di Igor Esposito dell’unica trilogia superstite della tragedia greca: l’Orestea. La messinscena dell’inconciliabile scontro tra la bestemmia malata del potere e il disperato canto di redenzione di chi il potere allontana. La compagnia MusellaMazzarelli presenta Crack Machine, una storia  tutta ambientata in un carcere, uno spettacolo sull'oggi,  che vuole mettere a fuoco e comprendere con sempre maggiore complessità i meccanismi, il funzionamento, gli ingranaggi della Macchina della Realtà. Una Macchina evidentemente fuori controllo, pericolosamente vicina al Crack. Leonardo Gambardella racconta con Un italiano a Macondo la storia di Antonio Daconte, un calabrese di Scalea, emigrato ad Aracataca e finito nelle pagine di cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. Uno spettacolo che nasce dal desiderio di proporre storie che raccontino la cultura di quella parte della Calabria periferica e dimenticata che si estende lungo l'alto tirreno fino ai piedi del Pollino. Completano il programma spettacoli che hanno già ottenuto grande attenzione e compagnie emergenti:  Vincenzo Pirrotta mette in scena Sacre-Stie, la storia di un uomo, un prete che ha vissuto tutta la sua vita a meditare la sua vendetta. Un racconto come un thriller, in cui si declina la violenza, lo schifo, la depravazione all’ombra della protezione vaticana che tutto questo mette sotto silenzio. Ricci/Forte, “enfants terribles” della scena contemporanea, presentano Grimmless, un racconto a tratti atroce ma necessario. A partire dalla messe di saperi popolari raccolta dai fratelli Grimm in forma di fiaba e tramando i fili dell’oggi che contamina e rivitalizza la tradizione, una rappresentazione del mondo archetipico e sognante dell’infanzia. Uno spiazzante ribaltamento dello sguardo con Goethe schiatta - monodramma giocoso da camera, in cui Renato Palazzi, critico autorevole, interpreta Bernhard diretto e affiancato da Flavio Ambrosini. Un testo che incanta per la leggerezza con cui scherza su alcune grandi questioni intellettuali, come l’impotenza dell’artista a raggiungere le vette e  la solitudine dell’uomo di fronte al venir meno delle proprie certezze; per il modo in cui concilia la sgangheratezza della farsa con un’acre riflessione sulla morte, che è poi quanto tutti noi in qualche modo cerchiamo nel teatro. Dario Tomasello presenta Patri 'i famigghia, un apologo sul senso di desolazione e di sradicamento, vissuto da una generazione che non riesce ad assumersi la responsabilità più delicata: quella della cura paterna dei propri cari, del proprio tempo. La famiglia come chiave cruciale del disfacimento che ci è toccato in sorte. Rosario Mastrota mette in scena Fine, un monologo che rappresenta, dopo tanto lottare, la lettura definitiva di un’arresa. Un attore/uomo che nella sua stanza si concede ad una confessione inchinato ad una telecamera accesa, collegata ad un computer. Nessuno apparentemente lo ascolta. Intorno a lui silenzio, c’è solo una webcam connessa ai social networks on-line che, incapaci di agire, assistono. Punta Corsara mette in scena Il signor di Poucegnauc, una commedia ballet che si rifà in modo piuttosto fedele ai canovacci della commedia dell'arte. Da Moliere a Napoli, dal furbo Sbrigani che è napoletano, a Totò e alla quotidianità poco eroica dei film della commedia all'italiana. Uno spettacolo sulle tracce di quello sguardo comico che è nella nostra tradizione per raccontare la realtà che conosciamo.   

di Redazione | 30/05/2011

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