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Cosenza (Cosenza) - Affinità spirituali e mirabili coincidenze tra San Francesco di Paola e il Beato Giovanni Paolo II


di PADRE GIOVANNI COZZOLINO (O. M. Delegato generale per la Pastorale Giovanile Minima)- Dal 5 al 7 ottobre 1984, Giovanni Paolo II fece visita alla Calabria, pernottando due notti nel Santuario di San Francesco di Paola; curioso di vedere come vive un Papa, ho seguito da vicino il Sommo Pontefice, per cui posso affermare di aver visto con i miei occhi alcune affinità spirituale tra  il nostro Santo Fondatore e il Papa venuto da lontano. Mi limito solo ai discorsi improvvisati, perché vivi, veri, freschi, non diplomatici che Giovanni Paolo II fece nella sua permanenza al Santuario di Paola. Nel discorso ai Padri Minimi, fatto nella biblioteca del Santuario il 5 ottobre 1984,  Giovanni Paolo II afferma: “questa giornata è molto importante nella mia vita, perché ho potuto venire qui e conoscere  che cosa vuol dire questo minimi… Penso allora che con questa visita  un po’ di quello spirito di San Francesco di Paola e del suo minimismo possa scendere  anche nel mio spirito”. E così è stato: il carisma di San Francesco di Paola, dell’Ordine di Minimi e l’amore alla nostra terra di Calabria da quel momento, a mio avviso, hanno impregnato il lungo pontificato di Giovanni Paolo II  che il 1° maggio 2011 diventerà Beato e a conferma di ciò cito quando Giovanni Paolo II, misteriosamente, si riconosce figlio di San Francesco di Paola: “e poiché non tutti siamo così marcati da un genio di santità  come lo era il vostro santo fondatore, e dobbiamo, naturalmente, anche se apparteniamo alla sua famiglia religiosa, imparare dai libri, dobbiamo avere una biblioteca, dobbiamo studiare, a cominciare dai più giovani ai più anziani. Dobbiamo studiare, dobbiamo leggere, per saper leggere più efficacemente questo libro aperto per tutta l’eternità, per tutto il mistero di Dio e per tutto il mistero dell’uomo e del mondo, in Gesù Cristo”. “Devo confessarvi, afferma ancora Giovanni Paolo II, che da lungo tempo ho cercato di avere un’idea più adeguata di quello che era San Francesco di Paola, perché come sacerdote celebravo la Messa. Il suo ufficio molte volte era insieme con gli uffici quaresimali, e così la Quaresima faceva trascurare un po’ l’ufficio del santo. Ma la sua figura mi sembrava interessantissima, e io l’ho valutato un po’ con quel criterio minimo, che egli cioè voleva essere minimo…. I Minimi sono un po’ nascosti, non si vedono tanto. Si doveva venire qui e conoscere che cosa vuol dire questo minimi…. Questo Francesco di Paola, l’eremita, era un uomo di radicalismo evangelico assoluto. L’eremita, un eremita che visse per 25 anni alla corte di Francia non per convertirsi alla corte, ma per convertire la corte”. Giovanni Paolo II con queste parole entra, profeticamente, dentro il carisma di San Francesco di Paola e dell’Ordine dei Minimi, che, poi, definirà stupendamente nel messaggio, inaspettato, inviato al Superiore Generale dell’Ordine dei Minimi, il 29 marzo 2003, per la prima Marcia della penitenza, da me intuita ed organizzata: “ho appreso con piace­re che il 2 aprile prossimo avrà luogo nella città di Paola la prima Marcia della penitenza, orga­nizzata dalla Consulta di pastorale giovanile di co­desto Ordine, e alla quale sono invitati in modo par­ticolare i giovani... Bisogna soprattutto essere consapevoli che tutto si può ottenere da Dio con la preghiera. Al tempo stesso, la Marcia può diventare una scuola di vita, perché permet­te di far riferimento ai luminosi esempi e inse­gnamenti del santo di Pa­ola, il quale non esitò a mettere la propria scelta di penitenza evangelica al servizio della Chiesa e della società. Vissuto in un’epoca non priva di disagi e pro­blemi a causa del perdu­rare di vari conflitti, egli si impegnò a operare per la pace, facendo peniten­za, come pure mediando tra le parti in lotta. Nel 1494, mentre si addensa­vano fosche nubi sull’Ita­lia, egli confidava: «Io mi affatico a pregare per la pace». Definiva la pace come «il più grande te­soro che i popoli posso­no avere» e «una santa mercanzia che merita di essere acquistata a caro prezzo». Reverendissimo padre, incoraggio lei, i suoi con­fratelli e i giovani parte­cipanti alla Marcia ad ac­cogliere docilmente, alla scuola del santo di Paola, la «dolce pedagogia» del­la penitenza evangelica, per apprendere il vero segreto della pace. Come il santo stesso in­segna, il conseguimento della pace ad ogni livello è legato alla conversione del cuore e ad un rea­le cambiamento di vita. Auspico di cuore che la Marcia della penitenza possa contribuire a far maturare nelle coscienze delle nuove generazioni un sincero proposito di pace, da alimentare con un itinerario di personale abnegazione in spirito di penitenza…”. Nel discorso improvvisato per un’inaspettata visita dei giovani, che la sera del 5 ottobre 1984, tra canti e fiaccolate, invocano la presenza per loro di Giovanni Paolo II, che per un rigido protocollo non erano riusciti a vederlo, (è a mio avviso che qui, in embrione nasce la GMG): il Sommo Pontefice, per nulla infastidito, ma anzi contentissimo, si affaccia da una finestra del Santuario, canta con i giovani, dialoga con loro e afferma: “vi vedo molto volentieri e vi ringrazio per questa fiaccolata…. San Francesco di Paola, Patrono della Calabria, … dopo tanti secoli cammina sempre con voi, davanti al suo popolo, al popolo della Calabria e porta una fiaccola che è la fiaccola della fede, speranza e carità. Grazie a lui questa fede, speranza e carità è stata trasmessa in eredità spirituale, di generazione ed è arrivata fino alla vostra generazione, quella dei giovani…”. Nel discorso ai Padri Minimi, sempre nella biblioteca del Santuario il 5 ottobre 1984, pronuncia parole davvero ispirate per la questione meridionale: “vedo che è lui (San Francesco di Paola) che veramente governa, questo minimo, in questa Calabria, governa le anime, nelle tradizioni, governa nelle coscienze e ha scelto una parte minima di questa Italia…. San Francesco di Paola si è riservato questa minima parte d’Italia…. Io penso che è un modo di interpretare il problema meridionale, l’Italia minima. Lui ha scelto questa Italia minima, ma qui comanda!... Allora, io vi auguro di essere obbedienti a questo vostro fondatore, di essere anche voi minimi”. Noto, poi, mirabili coincidenze nel passaggio all’eternità: Giovanni Paolo II ritorna alla casa del Padre nel giorno solare del 2 aprile 2005, memoria liturgica di San Francesco di Paola; e nel giorno liturgico del 3 aprile (muore, infatti, alle ore 21,37 del 2 aprile  e ricordiamo che  “il giorno liturgico decorre da una mezzanotte all’altra. La celebrazione, però, della domenica e delle solennità inizia dai vespri del giorno precedente”(Norme generali, n° 3.):  entrambi sono assimilati al Cristo, ma in modo diverso!  San Francesco di Paola migra verso il Cielo il 2 aprile 1507, venerdì santo, “intorno all’ora in cui il Cristo è morto per noi, con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo, abbracciando con profonda pietà la santa croce, segno di trionfo, e baciandola con venerazione, abbandonando il fardello di questa carne, quasi ancora vivo, senza alcun particolare segno di dolore e di morte, migrò al Signore (Processo Turonense)” perché infinito è stato il suo amore al Cristo Crocifisso.             Giovanni Paolo II migra verso il Cielo Sabato 2 aprile 2005, solennità della Divina Misericordia, da lui stesso istituita ufficialmente il 30 aprile 2000 in occasione della canonizzazione della religiosa polacca suor Faustina Kowalska e la morte del Papa avvenne alla vigilia di questa festa, anzi quando era liturgicamente iniziata con i primi vespri, per il suo infinito amore nella Misericordia di Dio: “il Santo Padre moriva guardando verso la finestra, raccolto in preghiera e ad un certo punto - racconta il sacerdote polacco padre Jarek Cielecki - pochi istanti prima di morire, il Papa ha alzato la mano destra muovendola in un evidente, benché soltanto accennato, gesto di benedizione, … e non appena terminata la preghiera il Papa ha fatto un grandissimo sforzo e ha pronunciato la parola Amen. Un istante dopo è morto'”. Noto, ancora, mirabili coincidenze nel riconoscimento ufficiale della Chiesa nell’elevarli agli onori dell’altare: San Francesco di Paola viene proclamato Beato il 7 luglio 1513 dal Papa Leone X (Bolla Pontificia Illius qui semper), cioè dopo 6 anni dalla sua morte; Giovanni Paolo II viene proclamato Beato il 1° maggio 2011 dal Papa Benedetto XVI, cioè dopo 6 anni dalla sua morte: entrambi Santi subito, esattamente dopo che è passato lo stesso arco di tempo! Il giorno scelto dal Papa Benedetto XVI per la beatificazione per il ven. Giovanni Paolo II è il 1° maggio 2011 e  ricordiamo che San Francesco di Paola il 1° Maggio 1519 viene proclamato Santo, sempre dal Papa Leone X (Bolla Pontificia Excellus Dominus)! Sono convinto che davvero quanto chiesto dal Beato Giovanni Paolo II a Paola nel 1984: “penso allora che con questa visita  un po’ di quello spirito di San Francesco di Paola  e del suo minimismo possa scendere  anche nel mio spirito”, si sia realizzato pienamente!   *Le parole del Papa Giovanni Paolo II sono riportate fedelmente in “Giovanni Paolo II alla Calabria – Parole di speranza alla società e ai cristiani calabresi”, a cura di Filippo D’Andrea, editoriale progetto 2000, Cosenza 2005.

di Redazione | 14/05/2011

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