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Milano (Milano) - “Festeggi…amo l’Esercito” 2011. Intervista al Generale Camillo de Milato


di PRINCIPIA BRUNA ROSCO  - Il Generale di Brigata Camillo de Milato, Comandante Militare Esercito Lombardia, ci parla della serata di musica e premiazioni per celebrare il 150° anniversario dell’Esercito Italiano e dell’Unità d’Italia, ma anche dei suoi progetti.  Il 9 maggio, alle ore 19.30, in occasione della celebrazione del 150° anno della Costituzione dell'Esercito italiano, il Comandante l’Esercito Militare Lombardia, Generale di Brigata Camillo de Milato, con il Patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia del Comune di Milano, ha organizzato presso l'Auditorium, Largo Gustav Mahler –Milano, la manifestazione-spettacolo “Festeggi...Amo l'Esercito”. Il programma della serata prevede l’esibizione di artisti del mondo dello spettacolo: Ivana Spagna, Mario Lavezzi, Giorgio Pasotti, Fabrizio Voghera, Gianmarco Schiaretti e i Sonohra. La splendida Capitano e Giornalista dell’Avvenire Angela Calvini è la Direttrice artistica, nonché presentatrice della serata, mentre la Regia è del bravissimo Oreste Castagna. Sarà ammirata l’immagine «Tricolore» appositamente realizzata per l’Esercito Italiano dal maestro Massimo Piazza.Alla manifestazione presenzieranno personaggi del mondo civile e le massime autorità del mondo politico. I vari amministratori pubblici e gli artisti che parteciperanno, ricorderanno la raccolta fondi: "Una casa per Luca" che l’Unuci “Ufficiali in congedo” sta facendo per il Caporale alpino Luca Barisonzi rimasto paralizzato e che ha bisogno di una casa senza barriere architettoniche. In questo, anche L'Associazione Nazionale Alpini, come loro abitudine sempre in silenzio, si sta muovendo con grande determinazione e forza, ed assumerà la “direzione” dell'iniziativa. In questa serata, come gli anni scorsi, si consegneremo dodici Attestati di Benemerenza "Ambrogini dell'Esercito" a persone che si sono distinte per la loro collaborazione con l'Esercito in Lombardia. “E' fondamentale che l'Esercito Italiano – afferma il Generale - uno dei maggiori simboli dell'Unità Nazionale, festeggi una duplice ricorrenza: 150 anni dell’Unità d’Italia e la Costituzione dell’Esercito; questo sottolinea il contributo della Forza Armata all’Unione del Popolo Italiano, in uno scambio reciproco di valori e solidarietà”. In vista di quest’occasione, ho chiesto al Generale Camillo de Milato di concedermi un’intervista. Non ci speravo perché era un anno e mezzo che glielo chiedevo, ma Lui, molto riservato, mi aveva sempre risposto negativamente, però, oggi ha finalmente acconsentito. Come mai questa celebrazione del 150° anniversario della Costituzione dell'Esercito la terrà in forma di festa e non nell’ambito strettamente militare?: “E' ormai la 5^ edizione. Sembra essere diventata una nuova tradizione perché Milano, da sempre vicina alle Forze Armate, vuole essere compartecipe alla Festa all'Esercito. Lo spettacolo quindi non si sviluppa come una cerimonia militare, ma come una festa “per” i militari”. Generale, mi può dire a chi sono state assegnate le benemerenze e come sono state scelte le persone?: “Sono uomini e donne che hanno svolto azioni di benemerenza verso l'Esercito: dall'avvocato che ha aperto uno sportello giuridico gratuito,  allo psicologo che sostiene i familiari dei militari in difficoltà...insomma per chi ci è vicino coi fatti e con il cuore. Posso dire che scegliere solo 12 benemeriti ogni anno è veramente una scelta difficile e selettiva”. Generale, mi può parlare un po’ di Lei e della Sua carriera Militare?: “L'Esercito mi ha dato tanto: “cultura “, con due lauree ed un master, nonché la perfetta conoscenza della lingua inglese; “professionalità”, con i 12 anni al servizio della NATO; “gratificazione”, con il Comando di un gruppo di artiglieria alpina a Trento e del reggimento artiglieria a cavallo di Milano “Voloire”; “apertura mentale” con l'incarico di Addetto Militare aggiunto all'Ambasciata italiana ad Ankara; ma più di tutto, mi ha “aperto il cuore” nelle operazioni di Pace a sostegno di chi è stato meno fortunato di noi e ha vissuto e convive tra tragedie e privazioni. Di questo ultimo aspetto, il mio orgoglio è a “mille””. Quale significato ha per Lei, essere Comandante Militare dell’Esercito Lombardia?: “Rappresento istituzionalmente la Forza Armata nella regione che è “il capitale” d'Italia. Ma sono orgoglioso soprattutto perché Milano e la Lombardia sono la capitale della solidarietà e del volontariato. Basta leggere i numeri per sbalordirsene. E sono felice di collaborare anche in queste attività”. Mi scusi, Generale, mi parlerebbe della storia del nostro Paese e del conflitto che ha determinato la liberazione e poi l’Unità d’Italia?:  “Dovrei utilizzare una decina di pagine. Il Presidente della Repubblica, Capo delle Forze Armate, sta illustrando quest'anno ampiamente questo tema. E mi allineo alle sue sagge riflessioni. La conclusione è che possiamo avere un destino, quindi un futuro, solo se sapremo mantenere una nostra identità”. Qual è stato il ruolo dell’Esercito nella storia di questi 150 anni?: “Sicuramente di collante della società ed espressione del popolo italiano, nonché al servizio del popolo. La lettura del nostro giuramento è chiaro esempio del nostro ruolo e dei nostri compiti”. Per il futuro dell’Esercito Lei pensa che si dovrà puntare sul potenziamento delle Forze Armate o si dovrà puntare sulle sinergie con i civili, contare sul tempo libero delle persone o sui giovani?: “L'attuale comunicazione che si vuole dare agli italiani è “Esercito:una risorsa per il Paese“. Quindi come valore aggiunto ai bisogni della società civile, e non viceversa”. Il servizio militare era una forma di identità nazionale e di socializzazione, perché la creazione di un “esercito di mestiere” incontra qualche ostilità visto che il nostro Paese possedeva già forze di polizia militarmente organizzate?: “Negli ultimi anni in cui poi la leva è stata congelata, assolvere il servizio di leva era diventata una diseguaglianza sociale con la maggioranza dei giovani che optava, alcune volte per comodità, il servizio civile. Allora è più giusto avere un esercito di mestiere, ben addestrato e professionale. L'anno scorso per 12.000 posti per volontario di 1 anno, vi sono state 120.000 domande. La scelta è di uno su dieci. Quando vedete un militare di “strade sicure” a Milano, sappiate che è un ragazzo “scelto” su tanti per capacità e moralità. Non parliamo del concorso per maresciallo: 1 su 190. Con questi numeri, non possiamo parlare di “ostilità””.   L’apertura alle donne è favorita dal cambiamento dei rapporti sociali?: “Le donne militari stanno apportando un valore aggiunto incredibile. Intuito e determinazione sono le loro “armi”migliori. Sono contento di averle come mie colleghe”.   Le forze militari svolgono ancora un ruolo politico?: “Non l'hanno mai svolto. Devono solo e sempre obbedire al potere politico”.   Se il mondo è sicuro, ne beneficiamo tutti, quindi, bisogna spendere di più per produrre sicurezza?: “Lasciamolo decidere a chi è deputato a farlo. Ho sentito durante una conferenza che gli Stati Uniti spendono da soli i tre quarti delle spese d'armamento di tutta la Nato (solo un quarto gli altri 27 paesi)”.  Generale, so che in ottobre dovrà lasciare l’Esercito, Le dispiace?: “Certo che mi dispiace! E' l'età che non si ferma, purtroppo. Ma largo ai giovani! Sono sicuro che il mio successore proverà le mie stesse emozioni e gratificazioni: Milanesi e Lombardi sono straordinari”. Un uomo del Suo valore, con le Sue capacità tecnico-militari, con la Sua innata specificità di fare pubbliche relazioni, come vede il suo futuro?: “Sono un ottimista. Dico sempre che fino ad adesso non ho mai lavorato: ho solo prestato servizio. Da ottobre voglio provare l'ebbrezza di lavorare. Un'altra scommessa con me stesso”. Conoscendo molto bene le sue peculiarità di garante dell’Esercito nel quale Lei ha avviato un vero grande processo concettuale dentro e fuori di esso, dove ha creato un gruppo forte, appassionato ed entusiasta di civili sostenitori, collaboratori delle Forze Armate, come pensa di riuscire a non far sgretolare il tutto e mantenerlo vivo? “Mi piace fare squadra, senza aspirare ad avere ruoli di leadership. Si diventa leader quando si è riconosciuti dagli altri, non per imposizione. Credo che solo così i progetti possano essere portati avanti e mantenuti vivi. Tutti devono sentirsi partecipi e coinvolti alla pari”. Sarà, dunque, una scelta esterna-interna?: “Ambedue. L’Esercito rappresenterà sempre il mio mondo e il mio modo di essere, tanto è vero che, insieme ad un gruppo di Civili e Militari, farò parte di un’Associazione “Amici di Palazzo Cusani”, ma faccio parte anche di varie Associazioni culturali e di solidarietà, come Fondazione Donna a Milano Onlus, Il Circolo culturale “il Volano”, e il Circolo di cultura e scienza Piri Piri”.   Quindi, il Suo programma di vita è nel segno della continuità?: “Si rifà ad una scuola di vita, quella di un motto latino: Omnia Vincit Amor. L'amore vince su tutto. Amore inteso come rispetto di sè e degli altri, e gioia di vivere. L'amore vince sulle paure di tutti i giorni e sulla morte”.   Il lavoro che Lei ha svolto in questi anni è stato sotto gli occhi di tutti, ed è risaputo che ha operato ottimamente, posso, quindi, chiederLe qual è l’elemento di forza delle Sue capacità?: “Penso l'empatia. Mi collego con il cuore al cuore delle persone e instauro un rapporto di condivisione delle nostre diverse umanità”.   Con la sua grande apertura mentale, Lei ha dato la possibilità di far conoscere e amare l’Esercito al mondo civile, ha agito come agente collante, stimolante e incisivo che ha scosso le coscienze e dato speranza agli altri, non Le sembra che abbia svolto un ruolo finora di esclusiva proprietà dei poeti, artisti e narratori?: “Penso che il mondo “civile” di Milano e della Lombardia sia intessuto sia di cultura, che di  solidarietà. Senza una loro collaborazione non avrei avuto modo di inserirmi appieno nella società lombarda. Quando si apre una porta, non si entra da una parte sola. Quindi, l'Esercito partecipa ad eventi culturali, ma anche li organizza. I Circoli di Presidio di Milano e Mantova (Palazzo Cusani e Palazzo Italia) sono molto belli e ricettivi”.   Con il suo modo di essere, con le Sue capacità, sarà certamente preso di considerazione nel mondo politico, se Le venisse fatta qualche offerta dallo stesso la prenderebbe in considerazione? “Conosco tanti uomini politici, dei quali apprezzo l'impegno ed il “servizio” alla gente. Sono bravi. Non potrei fare meglio di loro. Magari potrei dare una mano, ma solo dal punto di vista “tecnico””.   Qual è il suo senso della vita? “Rispetto (amore) e senso di responsabilità (servizio). Poi gli amici si trovano a grappoli e le soddisfazioni fanno la fila”.   Il Generale rispondeva alle mie domande in modo pacato, tranquillo e rassicurante, ma pronto e risoluto. Le sue erano risposte argute di una persona padrona di se stessa, il loro contenuto di verità erano cariche di realtà, di presente e di futuro. Ebbi la netta percezione di trovarmi davanti il vero Leader da seguire senza ripensamenti di sorta per la strada affascinante della vita politica. In quel momento pensai che avrei dovuto lottare affinché lui, con la sua grande modestia, non si rintanasse solo in Associazioni o dare una mano nel Mondo politico solo dal punto di vista “tecnico”. No. Mi oppongo, decisamente: deve mettersi in gioco con qualcosa di ben più importante perché l’Italia, che tanto ama, ha bisogno di una persona come lui. Discutevo apertamente, senza nascondimenti ma, improvvisamente, mi accorsi che, invece di un’intervista, la mia era quasi diventata un’inchiesta. Mi scusai, terminando il colloquio. Uscendo dal Palazzo Cusani, Presidio Militare dell’Esercito, le risposte del Generale ritornavano fra i miei pensieri: la calma dimostrata nel rispondere alle mie domande mi aveva rasserenata. La sua voce era leggermente bassa, musicale, era affabile, dai suoi occhi, grandi e bruni, si coglieva un animo buono, d’indescrivibile tenerezza, dove si poteva leggere ogni emozione.  In quel piccolo squarcio di tempo, notai che nel suo modo di essere non c’era semplice cortesia né superficialità, non vi era alcuna maschera a nascondere il suo volto, traspariva solo una luce chiara di una persona equilibrata col proprio mondo interiore, racchiuso nella sua autenticità. Francamente, forse, mi mancava la consapevolezza che esistessero persone come Lui. Il discernimento su come avrebbe affrontato la situazione che cambiava, rivelava il segreto dell’esistenza: Omnia Vincit amor (l’amore vince ogni cosa) su cui varrebbe la pena di soffermarsi a riflettere perché esse contengono il senso e il valore di ogni esistenza e, se da una parte sono felice della Sua uscita dall’Esercito perché potrà iniziare la Sua nuova vita da un altro punto di vista, dall’altra mi dispiace perché le Forze Armate saranno private di una mente preziosa ed eccelsa nel momento migliore della maturità intellettuale.

di Redazione | 18/04/2011

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