di DON MICHELE ROMANO - La pericope del Vangelo odierno (Lc 13, 1-9), ci richiama al mistero del dolore, che resta pur sempre incomprensibile, nella nostra vita. Spesso, di fronte alla sofferenza, soprattutto quella del "dolore innocente", siamo portati ad attribuire tutto alla volontà di Dio, secondo la tradizionale tesi dell'attribuzione del peccato con un castigo, come a dire: "Hai peccato e devi scontare la tua colpa!" Siamo sempre più convinti, che ogni disgrazia, sia da ricondurre ad azioni sbagliate! Purtroppo non è così! Gesù respinge questa visione semplicistica e fatalista della vita: Lui per primo, ha affrontato la Morte per salvarci! Oggi, nell'insegnamento evangelico, ci fa capire che anche la morte dei 18, travolti dal crollo della Torre di Sìloe, non è certo da attribuire ai loro peccati, ma sicuramente all'imperizia dei progettisti, e alla superficialità dei costruttori. Così, come la morte violenta dei devoti, uccisi dai Romani, è da attribuire solo al potere omicida di Pilato, non certo a loro presunte manchevolezze. Quando ci troviamo davanti a un evento difficile da comprendere, non scarichiamo sempre su Dio ogni colpa, ma viviamolo come opportunità di riflessione e di conversione! Anzi, facciamo sì, che diventi preziosa occasione per portare "frutto", considerando questi imprevisti, come quel necessario "concime", per cogliere l'essenziale della vita, diversamente "periremo tutti allo stesso modo" (v 4). Quante domande, ahimè, caratterizzano la nostra vita, senza trovare adeguate risposte. È vero: tante sono le domande, e tanti i perché, della nostra esistenza: "Chi provoca i tanti terremoti, e le catastrofi naturali? Chi sa spiegare il perché di un incidente, un suicidio, una strage, un disastro, ecc."; Anche se sappiamo che la responsabilità non è mai da attribuire a Dio, tuttavia, ci chiediamo: "Perché non ha impedito che accadesse questa o quella tragedia? Dio non è intervenuto, neanche per salvare suo Figlio dalla Croce! In un sano discernimento, che si connota di "maturità nella fede", come Gesù ci spiega, ogni evento negativo, non è mai da ricondurre ad un castigo da parte di Dio ("Giobbe docet"), ma tutto va letto nella consapevolezza, che è la nostra vita, ad essere impastata di fragilità, sempre esposta a non pochi pericoli, perché sempre sotto l'egemonia del Peccato. Ecco, per questo, nessuno di noi può dirsi immune da rischi, sicuro che nulla possa mettere a repentaglio la buona riuscita della propria esistenza. In un'ottica Cristiana della vita, tutto ciò che ci accade, dovremmo saperlo convertire in *un'opportunità di Salvezza*, rinunciando al consueto atteggiamento di condanna, o di attribuzione di colpe, per assumere l'impegno ad essere e vivere sempre più, quali "Testimoni di Speranza", attraverso uno stile di vita umile e saggio, capace, cioè, di farci portare quei sospirati "frutti", che Dio si aspetta da ognuno di noi. Auguro a tutti di cuore, di trascorre una serena e santa giornata.
di Spazio autogestito dalla parrocchia 'San Giuseppe' Mandatoriccio Mare | 25/10/2025
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