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Mandatoriccio (Cosenza) - Signore, accresci in noi la fede


di DON MICHELE ROMANO - Il brano Evangelico di questa XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Lc 17, 5-10), insegna che la Fede, anche se piccola come "un granello di senape", possiede in sé una potenza capace di trasformare la vita, può arrivare persino a "spostare un gelso e piantarlo nel mare" (v 6b). E tuttavia, Gesù, esorta i suoi Apostoli, a non considerare il proprio operato come "merito", dimostrando così, una libertà, che non è più legata ai propri interessi o al desiderio di vantaggi. La Fede deve essere strettamente collegata al "servizio", che diventa "amore", disinteressato e gratuito. In questo Gesù, ci chiede di imitarlo, con un Amore disinteressato, senza alcun tornaconto, nella consapevolezza di poter dire: "Siamo servi inutili" (v 10a).
È così che ciascuno di noi, contribuirà alla costruzione del Regno di Dio: con la libertà e la gratuità dei Servi. In fondo, diceva don Tonino Bello:
*Amare, è Servire*! Per vivere tutto ciò, occorre tanta Fede, e i discepoli, consapevoli della loro poca Fede, dicono: "Signore, accresci in noi la fede" (v 5a). La Fede è fondamentale per arrivare a Dio: "Senza la Fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano" (Eb 11, 6). Come i discepoli, anche noi abbiamo bisogno di chiedere a Cristo Signore, di aumentare la nostra Fede, perché tante volte, anche noi, come i discepoli, finiamo per essere scoraggiati. Ma il Signore, non ci abbandona, Lui è il "Buon Pastore", che si prende cura di noi tutti, con tenerezza e pazienza. Egli conosce la nostra debolezza, e gli insegnamenti che ci dà, servono proprio a fortificare la nostra Fede, e ad incoraggiarci: "Ora, se Dio veste così l'erba del campo - ci dice Gesù - che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? (Mt 6, 30). I versetti del Vangelo di oggi, rivestono anche una dimensione altamente "ecclesiale", e costituiscono un insegnamento rivolto in particolare a chi, nella Chiesa, a diverso titolo, svolge ruoli di responsabilità. Già l'utilizzo del termine "Apostolòi", rinvia a chi nella Chiesa, ha un mandato da parte del Signore, e riveste incarichi di guida e di autorità (v 5; Lc 6,13; 9,10 - ecc.). Poi il termine "Servo" (doùlos), indica chi è chiamato a svolgere un servizio ecclesiale, in particolare il cosiddetto "ministero delle tavole": Cercate tra voi sette uomini...- leggiamo negli Atti - ai quali affideremo questo incarico" (At 6, 3). Poi, gli stessi verbi "mangiare" e "bere", anche se in filigrana, rinviano al pasto Eucaristico (Lc 14, 20). Ma colpisce anche, l'intelligenza dei discepoli, che dopo le parole di Gesù, su alcune criticità della vita ecclesiale, descritte in Lc 17, 1-4 , invocano una Fede profonda, dimostrando di andare all'essenziale, per poter vivere un'autentica comunione con i fratelli, a cui è tanto necessario il perdono. Questa piena maturità del discepolo, concludendo, possiamo dire che si raggiunge, allorquando prendiamo consapevolezza di essere semplicemente "servi - senza utile", sapendo attribuire ogni merito al Signore. Infatti, ci ricorda San Paolo, che: dopo "aver servito il Signore con tutta umiltà" (At 20,19), aggiunge: "Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù" (At 20, 24a) Questo si può affermare solo se mossi da una profonda e radicata Fede! Che il Signore in questo, ci aiuti. Auguro a tutti di cuore, di trascorrere una buona e Santa Domenica.


di Spazio autogestito dalla parrocchia 'San Giuseppe' Mandatoriccio Mare | 05/10/2025

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