di DON MICHELE ROMANO - In questa II domenica, dopo il Santo Natale, ci viene ri-presentato lo splendido Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 1-18), che ci fornisce, in una forma poetica meravigliosa (un po' come la "Chiave di violino", per chi si intende di musica, che viene posta all'inizio di uno Spartito, e che aiuta a capire come suonare e cantare l'intero Brano!), ci presenta, una sintesi perfetta, di tutti gli elementi che saranno, poi, sviluppati nel Testo Evangelico, con un ritmo reso solenne, dai tanti parallelismi, somiglianze, e ripetizioni, che quasi vanno ad assumere la forma di "cerchi concentrici", dove il "punto centrale", dà valore a tutto il "Tempo Natalizio": "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (v 14a). Notiamo, innanzitutto, come Giovanni, sia l'unico tra gli Evangelisti a cominciare il suo Vangelo, non con un Racconto, ma con un Inno, capace di farci intravedere il mistero di Dio, Signore del tempo e dello spazio: "In principio era il Verbo..., e il Verbo era Dio" (v 1). "In principio" ("Bereshìt): Proprio così comincia anche tutta la Bibbia (Gen 1,1), come a stigmatizzare il "punto sorgivo", da cui tutto ha inizio e senso! Un "Principio", che non dobbiamo intenderlo in senso cronologico, ma in senso "basale", dove tutto, cioè, trova fondamento in Dio: "Senza di lui, nulla è stato fatto di ciò che esiste" (v 3b). Perciò, non andiamo dietro a tutte quelle teorie, cosiddette "scientifiche", come quella del "Caos", del "Big Bang", ecc., perché se una "esplosione" c'è stata, è stata sicuramente un'esplosione di Amore e di Bene: "Dio vide che tutto era cosa buona" (Gen 1, 1-31a), dando così origine, a tutto l'Universo: Dalla perfezione di una stella, al più piccolo filo d'erba, o all'ultimo animaletto del bosco..., tutto è stato "plasmato" ("Ihasàf"- Gen 2, 8b) dalle sue mani. Ecco perché, mettere Dio, "in principio", significa anche collocarlo all'Inizio e alla Fine di tutto: "Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Principio e la Fine" (Ap 21, 6a). Dio, nel suo meraviglioso Progetto di Salvezza, ha voluto che suo Figlio condividesse la nostra vita, in tutte le tappe che la caratterizzano: Accoglienza nel seno materno, nascita, crescita, morte (e Risurrezione!): "Abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" (v 14b). Questo perché Dio, nella sua infinita Sapienza e Misericordia, ci ha resi partecipi della sua Vita Divina, dove Cristo stesso, sta all'origine della nostra "genealogia" di Redenti, a ricordarci, cioè, che siamo stati tutti "creati ad Immagine di Dio": Un'Immagine, distrutta in Adamo, commenterà San Leone Magno, ma ricostruita in Cristo! Ecco perché Gesù, non ha disdegnato di farsi carne, creta, fragilità, bambino impotente, bisognoso di latte e di carezze, fino a diventare "Agnello" sacrificato sulla Croce, dove ha voluto accogliere e abbracciare, il grido di dolore dell'intera Umanità. Eppure, che paradosso: "Venne fra i suoi e i suoi non lo hanno accolto" (v 11). Dio, non meritava tutto questo: chiediamo il suo perdono, per questa nostra "ingratitudine", anzi, propositiamo in questo nuovo Anno, di accoglierLo nella nostra vita, in una scelta libera e consapevole. Del resto, si sa: si accoglie solo ciò che ci dà gioia: "A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (v 12a). Ecco, è Dio che ci dà la gioia più grande, la "potenza" gioiosa, di diventare ciò che siamo: "Figli di Dio!", dell'Amore e della Luce. Ormai, l'atmosfera "Natalizia", ce la lasciamo alle spalle: Presepi, alberelli, luci, baci al bambino Gesù...! Ma non possiamo fermarci ad essere bravi "Natalini", o "Pasqualini, che ahimè, rappresentano ormai la categoria "clou" di tanti presunti cristiani. Purtroppo, non basta "solennizzare"
le nostre Liturgie in Parrocchia, scambiando, di fatto, la nostra Fede, con tante "fissazioni" religiose che ci caratterizzano: "il mio posto in Chiesa è quello"; Quanti "devozionismisterili, che garantiscono pseudo- tranquillità e serenità, quanto poi, vai a vedere, che ci comportiamo da Persone dalla "testa dura" (la Bibbia parla di gente "di dura cervice" (Es 32, 9). Non possiamo accontentarci di rimanere sempre gli stessi: pieni di tristezza, di lamentele, di vizi, rancori..., perché in tal modo, siamo solo candidati all'Oscar dei "pettegolezzi" e del "chiacchiericcio" (direbbe Papa Francesco!).
Il Signore vuole, che in questo nuovo Anno, come a dire, "resettiamo" la nostra vita, con una carica di Fede autentica, proponendoci il dono della "perseveranza": soprattutto nel confronto con la sua Parola, con l'accostarci ai Sacramenti della Conversione e della Comunione, dedicando più tempo alla nostra Preghiera, aprendoci alla gioia e al ringraziamento, per tutti i doni che ogni giorno ci dà (anche se spesso, "immeritatamente!"). Ed anche se siamo consapevoli, che: "Dio nessuno l'ha mai visto" (v 18a), tuttavia, siamo chiamati a "riconoscerlo" nei poveri e nei sofferenti! Allora sì! Sarà come dare un "bacio" e una parola buona, anche ad un emarginato, a un profugo, anziano solo e abbandonato, con la certezza che quel bacio e quella carezza, l'avremmo fatta proprio a Gesù. Sarà solo nella misura in cui avremo saputo accogliere Dio nella nostra vita, aprendogli la fatidica "porta" del nostro Cuore, senza dimenticare quanto ci precisa Santa Teresa d'Avila, che la "porta del Cuore" di ogni uomo, ha solo la maniglia interna, che comprenderemo perché Gesù può dire: "Ecco, sto alla porta e busso" (Ap 3, 20a). Solo se Gli permetteremo di entrare nella nostra vita, nei nostri progetti, nei nostri pensieri più intimi, allora sì, che la nostra esistenza, in questo nuovo Anno, si illuminerà di una Luce nuova, e di una Pace duratura! Auguro a tutti, di cuore, di trascorrere una serena e santa domenica!
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 05/01/2025
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