di DON MICHELE ROMANO - Al pari dei discepoli, che tornano pieni di gioia dalla loro missione, anche Gesù, nel Vangelo di oggi (Lc 10, 21-24), gioisce per i suoi: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore" (Lc 10, 18), ma gioisce anche per ciascuno di noi, quando riusciamo a comprendere di essere chiamati a rendere gioiosa testimonianza della nostra fede, pur nella semplicità della nostra vita, mettendo i nostri Talenti al servizio del Regno, perché ciascuno di noi costituisce la grande gioia di Dio! Il Signore vede che la sua Parola comincia a smuovere i cuori, è fiero di ognuno di noi, ed attraverso la povertà delle nostre parole, con l'efficacia dello Spirito, tutto si trasforma in Annuncio. In tal modo, sta nascendo la Chiesa, la comunità di coloro che, trasformati dalla Parola di Dio, vivono momenti di comunione e di speranza, dove i "serpenti" della divisione, e gli "scorpioni" dell'egoismo, vengono sconfitti dalla nuova Fraternità! Ma la gioia più grande, tuttavia, deriva dal fatto di scoprire di essere, da sempre, conosciuti ed amati da Dio: "Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Lc 10, 28b). Quante volte nella vita, sperimentiamo di essere "dimenticati" e "non amati", sapere invece, che ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio, e che il nostro nome è scritto sul palmo della Sua mano, e nel suo stesso Cuore, è per tutti noi, la notizia più bella e consolante della Scrittura. Questo diventa allora, il vero motivo per cui gioire! Tutto ha origine nel giorno del nostro Battesimo: il sacerdote, la prima domanda che rivolge ai genitori è: "Che nome date al vostro bambino?" Che bello sapere, che da quel giorno, facciamo parte dell'elenco in Cielo, che costituisce la Famiglia di Dio: Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef 2, 19). Gesù, ancora commosso per quanto quel giorno è accaduto, alza gli occhi al cielo e ringrazia il Padre, che come sempre predilige gli ultimi e i semplici: "TI rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (v 21a). Questo "segreto d'amore" di Dio, costituisce la nostra vera familiarità con Lui, racchiudono la nostra gioia e la nostra futura beatitudine di discepoli. La raccomandazione finale, rivolta da Gesù ai discepoli: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete..." (v 23), ci rimanda, oggi, allo sguardo del vero credente, abilitato a "vedere" Dio nella sua quotidianità, a coglierne i "silenziosi" passaggi, a individuarne le tante "incidenze", là dove altri non vedono che banalità e casualità, senza senso. Amo sempre ripetere, che sarebbe meglio sostituire al termine (Pagano) "coincidenza", "casualità", ecc., la parola (Cristiana) *"Dio-Incidenza"*! Ma il Cristiano, prima di essere l'uomo della "visione", è l'uomo dell'Ascolto: "Molti profeti..., avrebbero voluto ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!" (v 24b). Se ancora oggi, i nostri occhi non riescono a "vedere", è perché i nostri orecchi, sono assordati da troppi rumori (e non solo materiali!), dalle troppe parole inutili! Qualche volta, anche la nostra Preghiera, è un frettoloso snodarsi di parole, di cui non abbiamo più consapevolezza, o diventa lo sciorinare una lista di richiesta al Signore...! Forse è il caso di prendere una ferma decisione: Troviamo il coraggio di "staccare la spina", e concederci uno spazio di riflessione, di silenzio, e di ascolto! Questo ci disporrà ad accogliere la "Beatitudine" di coloro che "vedono" e che "odono!". Auguro sempre a tutti e di cuore, Un buon cammino di Avvento.
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 03/12/2024
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