Il Vangelo di oggi (Lc 20, 27- 40), ci mostra tutta la nostra "insipienza", allorquando, al par dei Sadducèi ("i quali sostengono che non c'è risurrezione" - v 27), poniamo al Signore domande che, è proprio il caso di definire (a dir poco), "insensate"; ovvero, questo accade quando pensiamo di risolvere problematiche che riguardano l'Aldilà, con criteri tipici delle nostre relazioni umane. Ma il futuro, nel Regno di Dio, è tutt'altro: spesso dimentichiamo che esistono "altre prospettive e dimensioni" di Vita, e che la nostra esistenza terrena, è solo una tappa provvisoria ("In Itìnere", appunto), verso questa Vita futura, nel Regno dei Risorti. Per noi Cristiani, negare la Risurrezione dei morti, equivale a dire che, neanche Cristo è Risorto, e questo rende vuota la nostra stessa predicazione, così come vuota sarebbe la nostra stessa Fede (1Cor 15, 14). Gli astuti Sadducèi, oggi, costruiscono un caso limite "ad arte"(vv 29-33), per mettere Gesù in difficoltà, facendo ricorso alla famosa legge del Levirato, citata nella Toràh (v 28), che autorizzava un uomo a prendere in moglie, la vedova di suo fratello, rimasta senza figli. In virtù di questa legge (vedi il caso proposto di questa donna, che è stata la moglie di sette fratelli!), pongono a Gesù questa cinica domanda: "Alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie? (v 33). In Cielo, chiarisce Gesù, ci ameremo tutti in sommo grado, scompariranno invidie, gelosie, discriminazioni, rapporti parentali. Infatti, "quelli che saranno giudicati degni della vita futura e della Risurrezione dei morti, non prendono né moglie né marito" (vv 34-35). Consapevole dei nostri dubbi e delle nostre titubanze, il Signore ci assicura che dopo la nostra morte, al di là della distruzione del nostro corpo (e di questo mondo "passeggero!"), ci saranno "Cieli nuovi e Terra nuova". Ed ancora, per vincere la loro ignoranza, Gesù cita anche Mosè: "Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè, a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore, è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è, dunque, dei morti, ma dei viventi; perché "tutti vivono per lui" (vv 37-38). Gesù, in questa diatriba con i Sadducèi, che poi, vedremo, raggiungerà il suo apice, nell'affermazione che troviamo nel brano parallelo di Matteo: "Vi ingannate, perché non conoscete nè la Scrittura e neppure la potenza di Dio" (MT 22, 29), dove fa capire che loro, i Sadducèi, avevano ridotto la Religione, ad un insieme di norme e precetti, senza alcuna prospettiva futura; invece, Gesù, ci testimonia, che il Dio della vita, offre a tutti coloro che ne sono degni e "benedetti dal Padre" (Mt 25, 34), una certezza meravigliosa: un futuro di Risurrezione, candidati del suo Regno, per condividerne la Gloria futura! Con questa speranza nel cuore, auguro a tutti, di trascorrere una serena e santa giornata.
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 23/11/2024
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