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Mandatoriccio (Cosenza) - Finché siamo in tempo, convertiamoci!


di DON MICHELE ROMANO - L'invito che oggi ci viene dal Vangelo (Lc 17, 26-37), è quello tipico del linguaggio apocalittico (definito "Teologia dei Novissimi"), dove realtà umane ed escatologiche si intrecciano, per l'imminente arrivo del "Tempo forte" dell'Avvento. Un invito, cioè, a "vegliare", per superare una sorta di torpore ed insipienza, che spesso connota la nostra esistenza. Oggi viviamo, purtroppo, in un contesto dove è predominante una cultura materialistica: Siamo sempre alla spasmodica ricerca di grandi "Teofanìe" (manifestazioni di Dio!), ma noi cristiani, sappiamo che la Suprema Immolazione Redentrice di Cristo Signore, rimane la più grande Teofania della storia. Così è successo ai tempi di Noè: "Vivevano come se non...!" Una vita senza senso e proiezione, illudendosi che, dando solo soddisfazione ai bisogni umani (Mangiavano, bevevano...!), o agli affetti familiari (Prendevano moglie, prendevano marito!), fosse una vita degna di essere vissuta. È un po' il rischio anche della nostra generazione, perché i tempi di Noè, di Lot, di Sodoma, ecc., menzionati oggi nel Vangelo, non sono differenti da tutti i giorni della storia umana: sia la salvezza, come la perdizione, non risiedono in eventi straordinari, ma nella quotidianità della vita: l'uomo si perde se è mosso dall'egoismo, ma si salva, se è mosso dall'Amore: "Due nello stesso letto: "uno portato via, l'altro lasciato (v 34), "Due donne a macinare nello stesso luogo; l'una verrà portata via e l'altra lasciata" (v 35). Questo ci dice che la Salvezza  non dipende da "cosa si fa", ma da "come la si fà", e soprattutto, per "chi la si fa". La nostra impenitenza, purtroppo, contrasta con l'invito di Gesù, sempre rivolto alla penitenza e alla conversione, e non ci salverà dal "Diluvio" della nostra insoddisfazione, zavorrati come siamo, da certezza umane, che ci impediscono ogni anelito alla vigilanza, dando, così, senso e speranza ai nostri giorni. Dio non voglia che nella "scelta", "veniamo lasciati" a noi stessi, vittime delle nostre scelte sbagliate. Sforziamoci, pertanto, di costruire anche nel nostro mondo, "*Arche* di inclusione, di luce, per tanti che hanno smarrito la via del cielo. Chiediamo al Signore, il coraggio, di andare avanti, e di confidare in Lui , come Noè, Lot..., ed abbandonare le tante Sodoma e Gomorra, che ci intontiscono, indurendo il nostro cuore. Chiediamo al Signore, di andare oltre lo "scoraggiamento", sapendo sempre "osare", senza continuare a piangerci addosso, volgendo sempre il nostro sguardo al "passato", come fece la moglie di Lot, che se ne assunse le "statuarie" conseguenze! Allora sì, che nella pienezza dei tempi, saremo invitati alla grande Festa, nel Regno di Dio. Auguro a tutti di cuore, una serena e santa giornata. 


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 15/11/2024

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