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Mandatoriccio (Cosenza) - La lebbra dell'ingratitudine!


di DON MICHELE ROMANO - L'episodio del Vangelo di oggi (Lc 17, 11-19), è fonte di tante riflessioni importanti per la nostra vita, un chiaro invito a riconoscere nel nostro cuore, le priorità della nostra esistenza! Il brano comincia citando solo Gesù (v 11a). Sempre che sia solo Lui a fare quella strada, invece sappiamo bene che con Lui, ci sono anche i suoi discepoli (vedi Lc 17, 1.5).
I discepoli, infatti, dal contesto deduciamo, che non lo "seguono", ma lo stanno solo "accompagnando". Altra incongruenza, la troviamo più avanti, quando il testo ci dice: "Attraversava la Samaria e la Galilea" (v 11b). Noi sappiamo che in Palestina: al nord c'è la Galilea, al centro la Samaria, e a sud la Giudea, dove c'è la capitale Gerusalemme! Ora ci chiediamo: Com'è possibile che Gesù attraversi la Samaria (il centro), e poi la Galilea (il nord), visto che sta andando a sud, verso Gerusalemme? È chiaro: si parla dei Galilei (dove si trova adesso Gesù), e non degli eretici Samaritani, ovvero quelli più aperti e disponibili a Gesù! E quei Galilei, non sono che i suoi discepoli! Infatti la maggior parte di loro proveniva proprio da lì. Luca vuol farci intendere, in un linguaggio metaforico, che quei "lebbrosi", altro non sono che i suoi stessi discepoli, ancora incapaci di accogliere il Suo messaggio, presi come sono dalle loro precedenti credenze giudaiche. Ad uno studio più attento, notiamo altri particolari, in apparente contraddizione: Come fa, ad esempio, un Samaritano, considerato irreligioso e peccatore pubblico, ad andare dagli stessi Sacerdoti dei Giudei? Mai, un Samaritano si sarebbe recato lì. Ed ancora: Ma, Gesù, è rimasto lì, sul posto, ad aspettare questo Samaritano, tornato per ringraziarlo (visto che era in viaggio...!)?
La stessa espressione: "Entrando in un villaggio" (v 12a), è un termine tecnico ("Chomè", in greco), usato dagli Evangelisti per indicare il "luogo della tradizione", dove si fa difficoltà a comprendere la novità e il messaggio di Gesù. Come se Luca, volesse dire a Gesù: Preparati ad un'opposizione e a tanta ingratitudine! Infatti, ogni volta che Gesù, nei Vangeli, entra in un "villaggio", troverà sempre incomprensione e rifiuto. Il testo ancora ci dice: "Gli vennero incontro dieci lebbrosi" (v 12b). Di per sé i lebbrosi, non potevano vivere in un villaggio, anzi, dovevano vivere isolati da tutti, separati, lontani dai centri abitati, e addirittura suonavano una campanella, perché nessuno li avvicinasse, visto il grado di contagio altissimo. Chi era affetto dalla lebbra (Il famoso "Morbo di Hansen, conosciuto in ebraico, col termine "Sara' at", che comprendeva tutte le infezioni della pelle!), veniva considerato un "impuro", un morto vivente, che non esisteva più per nessuno! Luca, allora, vuol farci capire che questi sono "lebbrosi", sol perché vivono in un villaggio, che li ha resi tali, il luogo della "tradizione", che li ha resi impuri, schiavi della vecchia mentalità, ed incapaci di accogliere il "nuovo" messaggio di Gesù. "Si fermarono a distanza, e dissero ad alta voce..." (vv 12-13). Già nell'Antico Testamento, c'erano indicazioni precise (e severe!) in questi casi: "Il malato, colpito dalla lebbra, porterà vesti strappate e capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: "Immondo, immondo...,
finché avrà la piaga, se ne starà solo e abiterà fuori dall'accampamento" (Lv 13, 45). Per questo, gridano a distanza..., per non contaminare nessuno. Un'ultimo indizio, che i citati lebbrosi, sono gli stessi
discepoli, è quando dicono: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi
(v 13).Nel testo greco, la parola "Maestro", di per sé, è "Didàscalon", qui invece, troviamo la parola: "Epìstata", che vuol dire: "capo", "presidente", "direttore"! Perché, allora, utilizzare un termine diverso? Si, perché in Luca, questo titolo di "Capo", viene messo in bocca solo ai discepoli, in più contesti:
"Maestro, abbiamo faticato tutta la notte..." (Lc 5, 5); "Maestro, maestro, siamo perduti..." (Lc 8, 24); "Chi è dunque costui...? (Lc 8, 25). Ecco che ne deduciamo, che sono proprio loro, i discepoli, che invocano Gesù, sono i "lebbrosi", che non riescono a staccarsi dall'antico, ancorati a quella vecchia tradizione religiosa, che come "lebbra", fa morire la persona! Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti" (v 14). I Sacerdoti certificavano
l'avvenuta guarigione, e facendo una serie di riti, ed un sacrificio offerto nel Tempio di Gerusalemme (Cfr Lv 14,1ss), recuperavano di nuovo, la dignità di uomini! "E mentre essi andavano, furono sanati"(v 14b). Interessante notare che: Non sono purificati quando arrivano dai Sacerdoti, ma mentre ci vanno, cioè appena si allontanano dal "villaggio", guariscono! È chiaro, quindi: È il "villaggio", allora, che li ammala, rendendoli impuri e lebbrosi. "Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce..., per ringraziare" (v 16). È l'unico, un Samaritano, "un lontano" (ma forse, è il più vicino a Dio), uno "straniero", in greco: "Allogenès" -  Es 12, 43); Insomma, un non giudeo! Tutto ciò, mi fa pensare che: Siamo tutti bravi a chiedere..., ma non tutti sappiamo ringraziare! Anche noi, pertanto, sforziamoci di chiedere ed ottenere, la fede di questo Samaritano, ed allora Gesù, dirà anche a noi: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!" (v 19). Con questo augurio, possiate trascorrere, una serena e santa giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 13/11/2024

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