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di DON MICHELE ROMANO - Non c'è da meravigliarsi se fra le tante "leggi", che regolavano la vita di ogni pio Ebreo, il loro anelito fosse soprattutto, ricercare quel "principio", che fosse la base della suprema volontà di Dio, e nel contempo anche sintesi dei precetti della Toràh. Ecco che, nel Vangelo di oggi (Mc 12, 28-34), XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B, si parte dalla domanda, tipicamente rabbinica, riguardante il "primo", dei 613 precetti, estratti dal giudaismo, all'interno della Legge biblica. Ben 613 "Mitzvot"- ossia "Comandi", così suddivisi: 248 erano precetti positivi: Uno per ogni osso del corpo umano; e 365 erano precetti negativi o divieti: Uno per ogni giorno dell'anno! La risposta di Gesù, intreccia due passi dell'Antico Testamento, entrambi scanditi dal verbo "amare".
Il primo, è l'avvio del celebre brano, detto "Shemà"- "Ascolta", prima e fondamentale parola ebraica! Era recitato da ogni Ebreo, al mattino e alla sera, ed era anche scritto su un rotolino, posto all'interno dei cosiddetti "filattèri", piccole teche di cuoio, che gli Israeliti indossano sulla fronte e sul braccio, quando pregano: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza" (Dt 6, 4-5). Il secondo passo che Gesù cita, è un versetto del capitolo 19 del Levitico, che imponeva come regola d'oro della morale, l'amore del prossimo nella forma più totale e personale: "Ed amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lv 19, 18b). Da tutto ciò, se ne deduce che: il verbo fondamentale di tutto l'Antico Testamento, è: "Ascoltare" (così, come vedremo, sarà il verbo "Conoscere", a caratterizzare il Nuovo Testamento). L'Ascolto ha il primato assoluto, perché conduce alla Fede: "La fede nasce dall'ascolto", dirà San Paolo (Rm 10,17); e la Fede conduce all'Amore: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" (Gv 14, 23). Lo Scriba, a questo punto, dimostra di aver ben compreso la lezione, e da fedele discepolo, la ripete, aggiungendo, però, un elemento ulteriore: "Amare Dio... e il prossimo..., val più di tutti gli olocausti e i sacrifici" (citando, così, il nucleo centrale, del messaggio di Osea: "Dio vuole amore e non sacrifici"- Os 6, 6). Questi due "Amori": per Dio e per l'uomo, devono "intrecciarsi" nella nostra vita! Se uno dice: "Amo Dio! e odia il suo fratello, è un menditore" (1Gv 4, 20). Questo duplice Comandamento, trova la sua grande verità, nel momento in cui contempliamo la Croce, espressione massima dell'Amore di Cristo Gesù, per tutti noi. La Croce, dove l'asse "verticale", ci rappresenta la sua "obbedienza" al Padre: "Cristo si è fatto obbediente al Padre, fino alla morte di croce"- Fil 2, 8); E l'asse "orizzontale", che ci testimonia l'amore verso i fratelli. Ecco perché, non è amore autentico, contemplare la sola asse "verticale": "Non chiunque mi dice: Signore, Signore..." (Mt 7, 21), né tantomeno fermarsi a considerare la sola asse "orizzontale": sarebbe pura filantropia! Amore vero, pertanto, è abbracciare di cuore, "tutta" la Croce, non i singoli "pali" che la compongono! Noi, oggi, purtroppo, non sappiamo più "ascoltare": viviamo in un'era dove la comunicazione di massa ci isola, e impedisce di relazionarci! Nella nostra società, impera solo l'ascolto del Dio denaro, della carriera, del successo, del gareggiare per i primi posti, altro che "amare ed ascoltare il Signore tuo Dio e il prossimo con tutto il cuore!" Convertiamo, pertanto, la nostra vita, alla docilità di questa Scriba del Vangelo di oggi, augurandoci che Gesù, un giorno, possa ripetere anche a noi, le meravigliose parole, che ha rivolto al lui: "Non sei lontano dal regno di Dio" (v 34). Con questo augurio, possiate trascorrere una serena e santa domenica.