di DON MICHELE ROMANO - Il brano del Vangelo di oggi (Lc 13, 22-30), ci parla della "grande lotta", che dobbiamo affrontare in questa vita, per la salvezza dell'anima! La "porta" d'ingresso del Regno, è Gesù: solo attraverso di Lui, gli uomini potranno essere salvati: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato" (Gv 10, 9a). Il biglietto d'ingresso, rimane sempre "il bisogno"; così, come l'unico impedimento è la "presunta giustizia"!
Per entrarvi, basta riconoscersi peccatori e accettare il perdono di Dio. Nessuno di noi si salva per i propri meriti, ma siamo tutti salvati dalla Misericordia del Padre. La porta è dichiarata "stretta": "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno" (v 24). È una lotta, fino all'agonia (il verbo greco, è appunto: "agonistès"!). L'io e le sue presunzioni, non vi passano, devono morire fuori, solo i Bambini, perché piccoli e semplici, hanno facile accesso: "Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18, 3). La Bibbia insegna, che l'uomo non può salvarsi con le sue sole forze, ma tutti siamo salvati dall'amore gratuito di Dio Padre: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio" (Lc 18, 27). La Salvezza, è accogliere questo "dono", ci costa solo la fatica, di aprire la "porta" del cuore, per accoglierla! Santa Teresa d'Avila, specifica nel suo capolavoro: "Il Castello Interiore", che Dio, avendoci creati liberi, ha dotato la serratura della porta del nostro cuore, della sola maniglia interna, per cui tocca a noi, aprire dal di dentro a Gesù, che con l'umiltà, tipica di Dio, bussa e chiede di poter entrare: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui..." (Ap 3, 20). Questa speciale serratura, della porta del cuore, si chiama "umiltà"! Occorre, cioè, far morire il nostro io, per accogliere e far vivere Dio in noi! Convertirsi, è accettare il piano misericordioso di Dio, "nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungono alla conoscenza della verità" (1Tm 2, 4). Il "dono", tuttavia, non toglie l'iniziativa personale: È un pegno, che impegna! Occorre, cioè, che noi facciamo la nostra parte, come se tutto dipendesse da noi, pur sapendo che tutto dipende da Dio! Solo così, elimineremo dalla nostra vita: superbia e presunzione! L'interlocutore anonimo, del Vangelo di oggi, chiede a Gesù: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?" (v 23). Più che una risposta, Gesù dà un ammonimento: "Attenti a non restare fuori dal Regno di Dio, anche perché il tempo per decidersi, è la vita che abbiamo a disposizione (chiamato: "il tempo del merito!"), ed è misteriosamente breve: "Vegliate dunque, perché non sapete In quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24, 42). Infatti, da un momento all'altro, il Padrone, può chiudere la "porta del Regno", per sempre! Di fronte all'indifferenza degli ascoltatori, Gesù (E lo stesso Evangelista Luca!), ha creduto opportuno, far ricorso alle "minacce": "Voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici"!Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete...!" "Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia" (vv 25-27). Forse, solo la prospettiva di un castigo irreparabile, pedagogicamente, può "risvegliarci" dalla nostra incoscienza, e dalla nostra superficialità! Che Dio ci aiuti in questo salutare "risveglio!" Auguro a tutti, di cuore, una serena e santa giornata.
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 30/10/2024
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