di DON MICHELE ROMANO - Nel Vangelo di oggi (Lc 11, 37-41), l'Evangelista ci presenta Gesù ad un banchetto: "Un fariseo lo invitò a pranzo" (v 37), ma il fariseo restò sicuramente meravigliato, perché Gesù non eseguì il rituale delle abluzioni prima del pranzo (che poi non era un precetto della Legge, bensì un'antica tradizione rabbinica), ovviamente Gesù, non si è "scordato" di fare le abluzioni, Lui sceglie di non assecondare tutte quelle manie esteriori, che riducono l'autenticità della fede ad una cosiddetta "religione del maquillage". Tuttavia, anche se oggi potremmo dire, che il comportamento di Gesù non fu "politicamente corretto", i Vangeli ci mostrano che a Lui poco importava il "cosa dirà la gente" (gente spesso di "facciata"), che finisce per convertire in valori, le sciocchezze che mirano solo all'occultamento dei nostri peccati: di superbia, di egoismo, ed orgoglio, nel tentativo di globalizzare tutta la morale, nel politicamente corretto, riducendo così tutta l'esperienza di fede, ad un meccanismo di cerimonie, di riti, di tante pratiche, senza preoccuparsi di riempirle di contenuto, e nel contempo, ignorando il "prezzo", poi da pagare: turbamento dell'anima, occultamento della verità, resa dei conti finale! Ecco perché Gesù tralascia le abluzioni, per reagire contro il formalismo sterile dei farisei. In tal modo, può meglio far capire che l'osservanza puramente esteriore della legge, è riprovevole davanti a Dio, ed è indice di ipocrisia ed insincerità d'animo davanti a Lui: "Voi farisei pulite all'esterno..., ma il vostro interno è pieno di avidità e cattiveria. Stolti! (v 39). Il rapporto con Dio, va curato soprattutto interiormente e con grande sincerità (da "sine-cera",ovvero, senza trucco e maschere!), perché a Dio, interessa il "dentro", non certo il "fuori". Allora sì, che saremo veramente puri, se sapremo praticare la Carità: l'unico segno di sacralità è l'Amore, la vera purità interiore, fa capire Gesù, non si ottiene con i riti, ma liberando l'uomo dall'attaccamento egoistico a noi stessi e ai nostri beni, per soccorrere chi è nel bisogno: "Date piuttosto in elemosina..., ed ecco per voi tutto sarà puro" (v 41). Come sarebbe auspicabile, che anche noi, oggi, da bravi cattolici, spesso legati alle nostre piccole tradizioni devozionali, che poco hanno a che fare con la grandezza della fede Cristiana, mettessimo sempre al centro la persona e non la norma. Siamo stati innestati nella Grazia col Battesimo, abbiamo accolto il Vangelo di Gesù, siamo stati inseriti nella libertà dei figli di Dio..., pertanto, non commettiamo l'errore madornale, di diventare schiavi di nuovi precetti ed abitudini, che niente hanno a che fare con l'unica legge dell'Amore voluta da Cristo. Oggi il Signore, ci chiede ancora una volta, di metterci in gioco e di dare in elemosina, non il superfluo, ma addirittura, ciò che abbiamo "dentro" ovvero di donare ciò che siamo! Ecco allora, che la nostra fede, non sarà la semplice osservanza di precetti fine a se stessi, ma un cammino verso quella autenticità di noi stessi, che sa farsi "Dono!" Auguro a tutti, una serena e santa giornata.
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di Redazione
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