di DON MICHELE ROMANO - Il brano del Vangelo di questa XXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B- (Mc 10, 2-16), è una chiara denuncia di tutti "gli squilibri, di cui soffre il mondo oggi, e che si collegano con quelli più profondi, che sono radicati nel cuore dell'uomo" (GS n. 10). Infatti, schemi e progetti di Famiglia, che fino a qualche anno fa, si ritenevano indiscutibili ed incrollabili, oggi, purtroppo, fanno registrare una caduta verticale dei valori e, quindi, anche della Famiglia: "Cellula primaria della Chiesa e della Società", che sta sperimentando il proprio "fallimento". In questo mondo, in cui regna sovrano il "caos", ed ogni tipo di insicurezza, oggi Gesù ci presenta un meraviglioso progetto sull'Amore: "Dio ci ha creati, parte di un Tutto, che è la Coppia: Maschio-Femmina, con la quale condividere, certo, i sentimenti e le passioni, ma soprattutto la vita. Un Amore che diventa Dono e non può essere involgarito dall'egoismo e dal "possesso" morboso, ma deve essere essenzialmente un vivere nello "stupore" continuo, che ci porta a dire al Coniuge: "Grazie perché esisti", o perché "mi fai esistere!" Ogni giorno, è bello ed incoraggiante tra Coniugi dirsi, anche dopo decenni di Matrimonio: "Ti voglio bene", arricchendo le giornate anche con parole incoraggianti, come: "Grazie", "Scusami", "Faccio io", ecc.! Circa la situazione del divorzio, posta dai Farisei a Gesù, ci fa capire che lo stesso Mosè, data la complessa situazione che caratterizzava la società di allora, dove convivevano: "mono" e "poligamìa", era stato costretto a concedere il divorzio, ma, specificherà Gesù, "solo per la durezza del del loro cuore" (Dt 24, 1-4). Infatti al tempo di Gesù, c'erano due Scuole Rabbiniche: una piuttosto "Rigorosa" (La Shammàj), e l'altra più "Tollerante"
(L'Hillèl). Da qui comprendiamo la malizia, nella domanda posta dai Farisei a Gesù, perché non perdono occasione per poterlo accusare e fargli fare la stessa fine del Battista: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?" (v 2b). Tono "maschilista" a parte (Chiaro segno della "emarginazione" della donna, nella società di quel tempo), Gesù ribadisce il fondamento del Matrimonio, smascherando così, l'ipocrisia di quei Farisei, e fa capire che a Lui interessa: non tanto giudicare, ma riabilitare e salvare: "Non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo" (Gv 12, 47), riportando, così, il discorso sul "sogno" di Dio, ovvero, al Progetto originale della Creazione, ribadendo che all'inizio: "Dio li fece maschio e femmina", e sarà proprio in ragione di questo principio, che "l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola"(Gen 2, 24). Il tutto si conclude con una viva esortazione: "L'uomo non divida, quello che Dio ha congiunto" (v 9). Con Gesù, in definitiva, abbiamo la "pienezza": Infatti cambiò la relazione Uomo- Donna, in Moglie - Marito! La Chiesa ha inteso "Benedire", questo legame indissolubile, con la parola Sacramento, ovvero: segno visibile ,di una realtà sacra, invisibile, dove l'unione sponsale di un uomo e di una donna, diventano "Via" per la trasmissione ordinaria della Vita umana, e nel contempo, "Presenza" sacramentale di Cristo, quale "sigillo indelebile" della Coppia, che in tal modo ha la possibilità di divenire "Chiesa Domestica": "Mettimi come sigillo sul tuo cuore..., perché forte come la morte, è l'Amore" (Ct 8, 6-7). Purtroppo, ci fa capire Gesù, per tutto questo, occorre vincere "la durezza del cuore", ricorrendo ad un "intervento chirurgico", che solo Dio può compiere: "Cambiare un cuore di pietra, in un cuore di carne" (Ez 36, 25-27). Questo sarà garanzia di Pace e Amore, ovunque: nelle nostre Famiglie, nella Chiesa e nel mondo. Poi, la seconda parte del Testo Evangelico di oggi, ci presenta una scena davvero toccante, che manifesta tutta la grande sensibilità di Gesù, e la sua materna-paterna tenerezza verso i Bambini, dimostrando, in tal modo, di apprezzarne la purezza e la semplicità di cuore. "Prendendoli fra le braccia, ponendo le mani sopra di loro, e benedicendoli", arriva, addirittura, ad additarli quali esempi e modelli, per tutti coloro che vogliono entrare nel regno dei cieli: "A chi è come loro, infatti, appartiene il Regno di Dio" (v 14b). Sarà proprio l'ottusità degli Apostoli a non comprendere e a suscitare l'indignazione del Signore, perché forse erano piuttosto infastiditi dalla loro vivacità ed invadenza, piuttosto che accoglierli per la loro spontaneità e sincerità. Gesù dirà loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite" (Mc 10, 14a). Da annotare che i Bambini, a quei tempi, chiamati "piccoli", erano annoverati nella categoria degli "impuri" (Insignificanti, non ancora uomini, posti a fianco dei poveri e degli emarginati!). Oggi, invece, i Bambini, parola che letteralmente significa: "Colui che non parla", hanno invece tanto da dire e molto da insegnarci: lo vediamo, paradossalmente, con gli stessi mezzi tecnologici di oggi: cellulari, computer, chat, ecc.! Sono molto più capaci di noi nel farli non solo funzionare, ma tante volte, insegnarci come fare a meglio usarli..., loro, a noi adulti. Questo ci dice che, se anche i Bambini non parlano, non vuol dire che non pensino! Quante volte anche noi in Chiesa, ahimè, li mortifichiamo con le nostre sfuriate, sol perché infastiditi dal loro fare ed agire spontaneo, ignorando di provocare, tante volte in loro, dei traumi psichici, che poi, magari, affioreranno nell'età adulta! (Che Dio ci perdoni!). Gesù, invece, ci insegna la dolcezza e l'amore nell'accoglierli e benedirli, perché in essi dimorano gli Angeli: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro Angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio...!"(Mt 18, 10). Ecco perché Gesù, non chiede di "tornare" Bambini, ma di "diventare" e vivere come i Bambini, con lo stupore e la tipica dipendenza (che per loro, è piena fiducia...!), che caratterizza la loro vita! Un giorno Gesù, dirà anche a Nicodèmo: "Se non rinasci dall'Alto" (Ovvero: "Se non ti fai Bambino"), non entrerai nel Regno dei Cieli" (Gv 3, 3). Ognuno di noi ha questa possibilità: risvegliare il "Fanciulletto" ("di Pascoliniana memoria!"), che è in ciascuno di noi; si tratta di riscoprirlo e valorizzarlo, mettendo a frutto tutte quelle belle qualità, che avevamo da Bambini, e che ora da Adulti abbiamo nascosto in qualche parte, in fondo al nostro cuore! Concludendo, teniamo presente che il Regno di Dio, non è un "Prodotto" da costruire, ma è un "Dono" da accogliere! Convertiamo, pertanto, la nostra vita alla semplicità e all'innocenza dei Bambini: Saranno loro a gridare "Osanna", quando Gesù farà il suo ingresso a Gerusalemme. Loro non conoscono il "Male", un male che, purtroppo, (e le tante guerre che sono in atto nel mondo, ne sono una grande conferma!) sta devastando la vita degli uomini, i cosiddetti "Adulti", come sono definiti dal CCC n. 2517. Non mi rimane che beneaugurare a tutti, una serena e santa domenica!
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