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Mandatoriccio (Cosenza) - Amare..., è servire!


di DON MICHELE ROMANO - Il brano Evangelico di questa XXV Domenica del Tempo Ordinario -Anno B- (Mc 9, 30-37), ci presenta Gesù che annuncia, per la seconda volta, che Egli sta "per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno" (v 31b), smantellando così, tutte le idee di grandezza che gli uomini si sono fatti di Dio. Già il profeta Isaia, lo aveva preannunciato: "Le vostre vie non sono le mie vie" (Is 55, 8b), così Gesù, sfuggendo alla folla ("non voleva che qualcuno lo sapesse"- v 30b) è deciso ("Si diresse "decisamente" verso Gerusalemme", leggiamo in Lc 9, 52a), a percorrere il cammino di umiliazione tracciato per Lui dal Padre.
Di contro, il pensiero dei suoi discepoli, volava verso mete più affascinanti: quelle del trionfo politico, verso un futuro governo con precise posizioni di potere, e con i diversi gradi della futura "gerarchia" (vedi l'ingenua richiesta di Giacomo e Giovanni: "Signore, concedici di sedere nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra" (Mc 10, 37). È qui che Gesù, decide di raccogliere attorno a sé i Dodici, ed inizia una stupenda "lezione": con parole, ma anche, come nello stile dei Profeti, con un gesto simbolico! Le parole sono lapidarie: il vero "primo" del Regno di Dio, è "l'ultimo" nel regno degli uomini, è il servo, il disprezzato da tutti. Per questo la Chiesa, a partire da San Policarpo di Smirne, darà a Gesù, un titolo eloquente: "il Servo di tutti!": "Non sono venuto per essere servito - dirà ad un certo punto - ma per servire e dare la mia vita per molti -ovvero per "tutti"
(Mc 10, 42-45); ed ancora: "Se io, che sono il vostro Maestro e Signore, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Gv 13, 14). Questa istruzione che Gesù offre ai suoi Apostoli, è il centro del suo insegnamento e della rivelazione! Gesù aveva un bersaglio da colpire: - "l'orgoglio" - i sogni di gloria dei Suoi, legati proprio all'orgoglio carrieristico, all'arroganza del potere, della prevaricazione, e del successo, all'idolatria di sè stessi, alla "via larga" del trionfo! Ma a tutto questo, Gesù oppone la "via stretta" della Croce, la posizione dell'ultimo, la scelta di un'umanità e del servizio ai fratelli, siano essi: forestieri, affamati, carcerati, sofferenti, poveri, ecc.; Perché questo un giorno, ci farà udire le belle parole, che risuoneranno nel vero ed unico Regno: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Gesù che si consegna a noi, e si dona anche a chi lo rifiuta e lo odia, questa è la rivelazione totale e definitiva di un Dio, che è Amore incondizionato! Nel Vangelo, il verbo "consegnare", ha una grande valenza, perché unisce i vari episodi del racconto della Passione: Giuda consegna Gesù ai capi e ai soldati (Mc 14, 10.44); i capi a Pilato (Mc 15,1); e Pilato ai crocifissori (Mc 15,15). Ma il paradosso è, che lo stesso Padre lo consegna, e Gesù stesso si consegna a noi. Di fronte alla rivelazione di un amore così grande, i discepoli "non compresero", perché da sempre, la sete del potere, l'arrivismo, il desiderio di essere i primi, e sentirsi superiori agli altri, è il vero cancro dell'umanità! Povero Gesù, sapeva bene che annunciare la parola a persone, così immerse in questa logica "mondana", è come gettare il "seme tra le spine", dove: "la preoccupazione del mondo, e l'inganno della ricchezza..., soffocano la Parola ed essa rimane senza dare frutto!" (Mc 4, 19). Purtroppo, anche nella "nostra" Chiesa, ancora oggi, ahimè, si respira questo emblematico "clima". Certo non è male "aspirare ai carismi più grandi" (1Cor 12, 31), sempre, tuttavia, inteso come "servizio" alla Chiesa, ma è deplorevole fare della "carica", una questione di prestigio e di superbia, perché in tal modo, si diventa incapaci (e per nulla credibili), di testimoniare il vero annuncio dell'Evangelo. Alla brama di primeggiare, dall'avere, del potere, dell'apparire, occorre saper sostituire il desiderio di "primeggiare" nella povertà e nell'umiltà: solo in tal modo, il primato dell'amore, soppianta quello dell'egoismo! Dopo questo discorso radicale, Gesù passa ad un atto simbolico: Chiama a sé, uno di quei bambini che stavano lì attorno, e lo abbraccia con tenerezza. Gesto davvero sorprendente, perché il bambino nella cultura dell'Antico Oriente, veniva considerato solo un essere immaturo, capriccioso, ed irragionevole, verso il quale si doveva applicare senza esitazione la frusta. Ma Gesù, fa del bambino l'icona della semplicità, e della disponibilità fiduciosa: "Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre..., - dirà il Salmista - è in me l'anima mia" (Sal 131, 2b). È lui stesso che, in definitiva, si identifica nei piccoli: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me" (v 37), ed è proprio attraverso l'esempio del bambino "posto in mezzo a loro", che Gesù vorrebbe che i discepoli, scoprissero la vera "grandezza" nell'umiltà, nella semplicità, nell'infanzia "spirituale": "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11, 25). Non per nulla Gesù, ci ha insegnato a chiamare Dio col vezzeggiativo tipico del bambino: "Abbà"- Papà (Mc 14, 36a). Sappiamo tutti, quanto sia difficile, entrare in questa logica, gli stessi discepoli, ci dice il Vangelo, "non capivano queste parole" (v 32a), solo la grazia di Cristo, cioè la sua stessa capacità di amare, ci può spingere a questo radicale cambiamento del cuore, ovvero: abbracciare la logica della "debolezza", tipica del bambino, che non nutre ambizione alcuna. E solo così, comprenderemo la bellezza del titolo, di questo meraviglioso canto, che caratterizza la nostra riflessione odierna: *"Amare..., è Servire"* . Auguro di cuore a tutti, di vivere una serena e santa domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 22/09/2024

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