di DON MICHELE ROMANO - L'episodio narrato nel Vangelo di oggi (Lc 7, 11-17), riportato solo da Luca, ci descrive un miracolo accaduto in una cittadina chiamata Nàin, (poco distante da Gerusalemme) che, anche se etimologicamente significa "La Fiorita", oggi purtroppo la vediamo "Appassita", per il grave lutto che ha colpito la piccola comunità: è morto il figlio unico di una madre vedova! Nella Scrittura, le vedove e gli orfani, rappresentano le persone più povere ed emarginate, da soccorrere ed aiutare. Parliamo, poi, di un figlio unico (mica uno, di cinque figli!). Non c'è strazio più grande per una mamma, che accompagnare il suo figlio al cimitero, ed essendo vedova, dobbiamo considerare che, anni prima, aveva lì sepolto anche suo marito. Gesù con i suoi discepoli, incrocia il corteo di questo funerale: non resta indifferente, non fa finta di non vedere, tutt'altro! Prova una grande "compassione", e dice alla madre: "Non piangere...! Si avvicinò e toccò la bara...! Poi disse: "Ragazzo, dico a te, àlzati" (vv 13-14). Nella lingua originale ebraica, il verbo "provare compassione", viene usato per indicare uno strazio interiore, un laceramento, un movimento viscerale. Questo ci dice che Dio non è mai indifferente al nostro dolore, Lui interviene anche se non c'è stata una specifica richiesta, perché Dio ama la Vita, si commuove di fronte a tanto dolore, ed interviene di suo. Sa bene che fra poco, un altro Figlio unico, di Madre Vergine, morirà, per sconfiggere definitivamente la morte. Che bello anche cogliere il nesso con i due episodi analoghi dell'Antico Testamento: quello di Elia, che restituisce la vita al figlio unico della vedova di Sarèpta di Sidone (1Re 17,17-24); e quello di Eliseo, che risveglia dalla morte, il figlio della donna Sunammìta (2Re 4, 32-37).
Anche se, come la vedova di oggi, anche noi non sappiamo pregare, quando siamo schiacciati dal dolore, ci consoli il fatto che Gesù ci previene, "legge" il dolore che attanaglia il nostro cuore (come quando, appunto, muore un giovane!), ed interviene, perché la nostra miseria, diventa "calamita", per la sua misericordia. Lui è capace di commuoversi (prova della sua piena umanità!), si accosta alla bara della nostra morte e sofferenza, tocca la bara della nostra povertà, facendosi vicino a coloro che gemono e piangono, come aveva profetizzato Zaccaria: Benedetto il Signore, Dio di Israele, venuto..., per illuminare (dare la vita!) quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc 1, 69. 79). Dio è certo, "che ogni giorno visita il suo popolo" (v 16b), proprio come ha fatto Gesù, ma con passo "lento" (a chi "corre", molte cose sfuggono!), e con i piedi, lo sguardo e le mani, ha saputo guardare "dentro" le lacrime di quella madre, usandole tanta Misericordia! Ancora una volta, in questo episodio del Vangelo, "morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello" (come cantiamo nella sequenza pasquale)..., e Cristo, ha vinto definitivamente la morte! La grande fede di questa povera vedova, ci sia di esempio, perché anche noi possiamo far parte di quell'umanità, che partecipa a questo duello, ma da vittoriosa! Auguro a tutti, di trascorrere una serena e santa giornata.
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 17/09/2024
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