di DON MICHELE ROMANO - Nel Vangelo di oggi (Lc 7, 1-10) abbiamo modo di riascoltare le famose parole del Centurione, che la Chiesa, per la sua bellezza e verità, ha fatto proprie, e ce le fa ripetere, con piccole varianti, immediatamente, prima di accedere alla Santa Eucarestia: "Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito" (vv 6b-7). Espressione di grande fede ed umiltà, che ci sorprende, soprattutto, perché viene da un pagano, che pure ricopre una carica militare importante: era un Centurione, cioè Comandante di una "Centuria", (composta da 100 soldati!), un uomo, cioè, abituato più a comandare che a compiere atti di sottomissione. Egli riconosce la potenza e la dignità di Cristo, per cui non osa andare da Lui, convinto che nessuna "distanza" potrà mai impedire alla potenza della Sua parola, di guarire il suo servo. Ma badiamo bene: la sua richiesta a Gesù non è per un suo familiare, ma per un suo subalterno, un servo che "aveva molto caro" (v 2b). Gesù rimane ammirato da tanta umiltà e fiducia in Lui, per cui, non solo compie la guarigione di quel servo, ma elogia, meritatamente, la fede cristallina di questo Centurione: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande" (v 9). Questa pagina di Vangelo, ci fornisce salutari ed utilissimi insegnamenti, soprattutto se consideriamo che questo "singolare" miracolo, Gesù lo compie nella Galilea delle Genti, a Cafàrnao, crogiuolo di culture, ai margini dell'Impero, lontano da Gerusalemme! E sappiamo anche bene, che i Giudei disprezzavano i Galilei: "Da Nazaret può venire qualcosa di buono?" (Gv 1, 46). Ma si sa: ciò che è disprezzato dagli uomini, è prezioso davanti a Dio! D'altra parte, Gesù stesso si è fatto modello di umiltà: "Da Figlio di Dio...; Svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo" (Fil 2,7). Prendiamo dunque esempio dalla fede di quest'uomo: Impariamo ad accogliere tutti: Cristiani e Pagani, perché tutti figli dello stesso Padre Celeste, superando così ogni "distanza". Questa fede, ci renderà degni di accogliere Gesù "nella casa del nostro cuore", e sarà solo questo amore, che aprirà il cuore di Dio, alle grazie che imploriamo. Auguro di cuore a tutti, di trascorrere una serena e santa giornata.
di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 16/09/2024
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