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di DON MICHELE ROMANO - Anche nel Vangelo di oggi (Lc 6, 6-11), Gesù ci offre un bell'esempio, di libertà, guarendo - di Sabato, nella Sinagòga - un poveretto che aveva la mano destra paralizzata. Ora, da un lato, ci sono scribi e farisei, che si consideravano i "fedeli osservanti" della Legge, e dall'altro Gesù che, nel suo amore compassionevole, non mette al centro la Legge, ma l'uomo che soffre, ovvero antepepone il bene della persona, all'osservanza dei tanti precetti, che ogni pio Israelita doveva rispettare. Quando dice a quel poveretto: "Alzati e mettiti qui in mezzo" (v 8a), è un modo di dire che: è sempre l'uomo ad essere posto al centro, non l'osservanza di una qualsivoglia regola! C'è chi ha scritto che: "Ogni regola, che salvaguarda la dignità dell'uomo e ne rispetta la libertà, può divenire "l'Abito dell'Amore". Ecco perché Gesù, chiede a Scribi e Farisei: "Domando a voi: in giorno di sabato è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?" Ma loro, più che ascoltare, accecati come erano dall'invidia e dalla gelosia, stavano solo a osservare e tramare, per coglierlo in fallo, e di avere, poi, di che ha accusarlo: "Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù" (v 11). Una cecità, che non si arrende neanche di fronte a miracolo avvenuto: "Tendi la tua mano" (v 10) e la mano fu subito guarita.
È questa ostinazione del cuore, che rende ogni legge disumanizzante, proprio perché: chi impone i pesi agli altri..., "essi non vogliono muoverli neppure con un dito" (Mt 23, 4b). Gesù, oggi, con questo miracolo, proclama la vera Libertà, entra nell'aridità di quella mano, metàfora della Legge, e la guarisce.  Chiediamo anche noi a Dio, di guarire le nostre aridità spirituali, per poter vivere sempre, nella libertà dei figli di Dio. Auguro a voi tutti, una serena giornata