di LETIZIA GUAGLIARDI - Per “far niente” non intendo “star seduti su un divano a rimpinzarsi di serie TV” e nemmeno “scrollare video sui social”. Intendo mettere da parte ogni dovere e ritagliarci del tempo per noi, lasciando che la mente vaghi. Questo processo – cioè il “far niente” fatto di proposito – ci rende riposati e soddisfatti. Al contrario, dal “far niente” che si traduce con “pigrizia” ne usciamo con i sensi di colpa.
Il tempo del riposo è un’esigenza di cui tutti abbiamo bisogno ma non tutti ne sono consapevoli. E ti garantisco che – contrariamente a ciò che si crede – dal riposo possono scaturire idee brillanti e intuizioni efficaci, magari facendo una passeggiata in un parco, sedendoci in riva al mare a osservare le onde, guardando il cielo e le nuvole, un panorama o dei bambini che giocano. Dopo, ritorniamo alle nostre normali attività più efficienti e motivati. L’importante – lo ripeto – è che lasciamo la mente libera, senza pensare a quello che faremo dopo.
A questo proposito, il sottofondo musicale che ho scelto per questo post è “Wonderful tonight” (lhttps://letiziaguagliardi.com/2024/07/14/il-dolce-e-utile-far-niente/). Eric Clapton scrisse questo brano meraviglioso in 10 minuti, la sera del 6 settembre 1976, mentre si annoiava: aspettava sua moglie, Pattie Boyd, che si preparava. Dovevano andare a una festa organizzata da Paul e Linda McCartney. Lui lasciò la mente libera di vagare e cominciò a percepire delle note. Arrivavano una dietro l’altra e si armonizzavano. Un bellissimo esempio di cosa si può creare mentre ci si annoia.
E se la noia non fosse così brutta e cattiva come abbiamo sempre pensato?
E se invece avesse un’influenza positiva sulla nostra vita?
Chi si tiene tutto il giorno occupato in mille impegni, compresi quelli inutili o superflui di sicuro non potrà mai scoprire quali benefici possiamo avere quando ci concediamo delle pause di dolce far niente.
Sì, perché proprio in questi momenti, quando il cervello ha l’opportunità di perdersi in divagazioni e sogni a occhi aperti, si stimola la creatività, quella che ci serve, per esempio, per la risoluzione dei problemi e per la pianificazione futura. Inoltre, si hanno più possibilità di provare nuove emozioni perché, non essendoci distrazioni, la noia ci permette di esplorare meglio i nostri sentimenti.
Il problema è che oggi diventa sempre più difficile ritagliarsi dei momenti di pausa. Pensiamo, per esempio, al Binge Watching, cioè l’abitudine di guardare una serie TV una puntata dopo l’altra, senza smettere finché non è finita. Ma ci sono anche i Social: con un video dopo l’altro, messaggi e notifiche, quando ci si annoia? E i bambini? Li si tiene impegnati in corsi di danza, di nuoto, di calcio, di arti marziali, di inglese o di questo o di quell’altro, senza che abbiano mai un po’ di tempo per esercitare la fantasia. Io, da bambina, mi annoiavo spesso, ma era proprio in quei buchi di tempo sospeso che mi inventavo giochi e passatempi, sognavo e desideravo.
Ma perché uno dovrebbe abbuffarsi così e riempirsi la giornata in modo da non avere tempi morti? Perché non focalizziamo l’attenzione dentro di noi, invece di cercare distrazioni all’esterno, per esempio negli smartphone? Forse perché la noia spaventa? O spaventa, soprattutto, ritrovarci da soli con noi stessi?
“Una generazione che non riesce a tollerare la noia
è una generazione di uomini piccoli,
nei quali ogni impulso vitale appassisce”
(Bertrand Russell, “La conquista della felicità” – 1930)
Dobbiamo temere, giustamente, la noia cattiva (quella che dipende dagli stimoli esterni) perché – quando questi all’improvviso spariscono – (per esempio non c’è campo o non possiamo usare il nostro smartphone) – proviamo malessere e irrequietezza (gli studenti a cui non è permesso usare il cellulare in classe ne sanno qualcosa).
Oggi, vista la quantità di stimoli a disposizione, è davvero difficile annoiarsi. Ed è un peccato, perché la noia può essere una risorsa preziosa per favorire il benessere e per stimolare la creatività. Ma non sempre: solo quando focalizziamo l’attenzione dentro di noi, invece di cercare “distrazioni” all’esterno.
Quando invece per affrontare la noia rivolgiamo l’attenzione verso noi stessi, si verificano cose straordinarie, come se la nostra mente ricevesse una folata d’aria fresca: nuove connessioni e nuove prospettive, migliori performance lavorative, più autostima e maggiore fiducia nelle nostre capacità.
In pratica, la noia – per la nostra vita – corrisponde al maggese per la terra: una messa a riposo per restituirle fertilità.
Io, per esempio, molte volte ho superato il “blocco dello scrittore” proprio quando mi annoiavo. Per questo mi procuro dei momenti di noia: per ritrovare l’ispirazione.
“Essere capaci di riempire intelligentemente le ore di ozio
è l’ultimo prodotto della civiltà,
e al giorno d’oggi pochissime persone hanno raggiunto questo livello”
(Bertrand Russell – filosofo, logico, matematico, attivista e saggista britannico – 1872/1970).
Impariamo a metterci nella condizione di poterci annoiare. Come? Per esempio, allontanandoci dal cellulare o dal computer per un’ora. All’inizio, ti avviso, dovrai combattere contro l’automatismo di cercarlo pur sapendo che l’hai lasciato di proposito in un’altra stanza. Hai mai sentito parlare di FOMO? Significa, dall’inglese, paura di perdersi qualcosa, di essere tagliati fuori (Fear Of Missing Out). Con un po’ di allenamento, ti libererai da questa dipendenza e ti accorgerai che c’è un mondo intorno a te (oltre a quello virtuale), persone con cui relazionarti e cose da scoprire. E allora poi, consapevolmente, allungherai il periodo di astinenza da smartphone a due ore o anche a mezza giornata perché ti sarai accorto dei benefici che ne avrai ricavato.
Proprio quando Alice, nel suo giardino, si annoia, proprio in quel momento si accorge di un coniglio bianco che corre affannato, parlotta da solo e consulta spesso il suo orologio da taschino. Lei si alza, decide di seguirlo e… scopre il Paese delle Meraviglie. Ti auguro che anche tu, quando ti annoi, ti possa accorgere del coniglio bianco che ti sta aspettando per farti scoprire cosa sei capace di fare quando non sei attirato, come Ulisse, dalle sirene dei nostri giorni.
Basta, quindi, con la fretta di volere tutto e subito, con l’ansia di voler fare per forza tante cose (o anche poche ma ripetute) e con la famosa frase: “E adesso che faccio?”, quando la noia ci prende all’improvviso. Proprio in quel momento bisogna combatterla affinché diventi una noia costruttiva e non una noia avvilente. Impariamo, insomma, a vedere la noia come una risorsa, come una spinta per fare cose nuove, utili e gratificanti.
Con la speranza che tu non ti sia annoiato a leggere questo post, ti lascio con questa frase di Abel Dufresne (magistrato, letterato e pittore francese – 1788/1862):
“La noia è la malattia delle persone felici;
i disgraziati non si annoiano, hanno troppo da fare.”
di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 15/07/2024
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