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Rossano (Cosenza) - La maledizione della conoscenza


di LETIZIA GUAGLIARDI - Tutti noi possiamo esserne colpiti. Ti è mai capitato di spiegare qualcosa a qualcuno e subito dopo hai avvertito che l’altro non capisse ciò che nella tua mente era così chiaro e semplice? O anche il contrario: tu hai ascoltato ma non hai afferrato ciò che l’altro ti stava comunicando? Eppure quella persona è nota per la sua preparazione!

Ebbene, questa si chiama MALEDIZIONE DELLA CONOSCENZA.

Perché maledizione? Perché una volta che abbiamo imparato qualcosa non riusciamo a ricordare come ci sentivamo prima di conoscerla e non sappiamo condividerla con gli altri perché diamo per scontate cose che invece non lo sono affatto. Non basta saper a fondo un argomento o essere esperti in un campo: se non si sa trasmettere agli altri la propria conoscenza la comunicazione è inefficace. Lo scopo del mittente, infatti, è quello di trasmettere il suo messaggio in modo chiaro e inequivocabile, affinché questo venga compreso esattamente dal destinatario.

Molti concetti validi e idee vincenti spesso sono vanificati perché formulati con un linguaggio difficile e astratto e per questo non arrivano in modo efficace nella mente di chi ascolta. Questo si verifica ogni giorno: tra politici ed elettori, tra insegnanti e studenti, tra scrittori e lettori, tra capi d’azienda e dipendenti, tra dottori e pazienti.

Non è affatto scontato che chi conosce benissimo una cosa sappia poi spiegarla bene, in maniera semplice e chiara. Chi vive costantemente immerso in concetti già di per sé complessi – pensiamo alla fisica, al marketing, alla finanza, per esempio – alle conferenze e ai seminari, alle riunioni di lavoro e nelle aule scolastiche e universitarie chi soffre di questo paradosso tende a sopravvalutare chi gli sta di fronte, per cui ciò che dice risulta spesso incomprensibile. Questo si verifica anche quando si scrive, per esempio sui social e sui giornali. Magari per l’uso esagerato di:

ACRONIMI4U sta per “for you” (per te), Hf sta per “have fun” (divertiti) e LOL significa”Laughing out loud”, cioè “Ridere rumorosamente”, AA.VV. (Autori Vari), DIY ovvero: “Do it yourself”, “Fai da te” e mi femo qui.

ABBREVIAZIONI: TVB (ti voglio bene), Dip.ti (Dipartimenti), Am.vo (amministrativo).

PAROLE INGLESI…inutili perché esiste l’equivalente in italiano: summit/incontro al vertice, briefing /riunione, management/gestione, direzione, background/sfondo, contesto, esperienze passate.

PAROLE COMPLICATE IN ITALIANO (ne cito solo tre): lapalissiano-di fatto talmente ovvio ed evidente che la enunciazione o la constatazione ne risulta ridicola; pleonastico-riferito ad atti e comportamenti che si ritengono inutili, superflui, non necessarî e luculliano, soprattutto in campo gastronomico, aggettivo che si riferisce a Lucio Licinio Lucullo, uomo politico romano dell’ultima età repubblicana, con allusione al suo fasto, che rimase proverbiale. E ci sono anche i termini da addetti ai lavori.

POLITICHESE: caratterizzato da uno stile ampolloso, criptico, inutilmente complicato, utilizzato con consapevolezza dai politici italiani nella comunicazione pubblica. Le parole più usate? Impeachment (rinvio a giudizio di titolari di cariche pubbliche qualora si ritenga che abbiano commesso determinati illeciti), exit-poll (sondaggio all’uscita del seggio elettorale), flat tax (“imposta ad aliquota fissa”), cashback (“rimborso”), jobs act (“legge sul lavoro”), spending review, cioè “revisione della spesa pubblica”). E durante la pandemia ci sono stati: vaccination hub (“centro vaccinale”), tracking (“tracciamento”) e caregiver (colui o colei che assiste una persona malata o anziana).

A questo proposito ricordo che lo scorso 17 maggio è stata celebrata la Giornata Mondiale delle Telecomunicazioni e della Società dell’informazione. E quest’anno ricorre l’anniversario della nascita di Guglielmo Marconi (150 anni).

A lui si deve lo sviluppo di un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio, cioè la telegrafia senza fili o radiotelegrafo che ebbe notevole diffusione, la cui evoluzione portò allo sviluppo della radio e della televisione e in generale di tutti i moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione  che utilizzano le comunicazioni senza fili. Ciò gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909 condiviso con Carl Ferdinand Braun «in riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili». La Rai ha deciso di celebrarlo con il film evento Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo: due puntate andate in onda lunedi 20 e martedi 21 maggio.

Se si vuole comunicare efficacemente bisogna dunque liberarsi della “maledizione della conoscenza”, imparando anche a non trascurare quei dettagli che noi riteniamo banali e scontati ma che non lo sono per chi li ascolta per la prima volta.

Imparare a comunicare può esserci utile per trasferire le nostre conoscenze, magari accompagnando i concetti più difficili con esempi, racconti, aneddoti e metafore. Di queste era un esperto Cicerone. Famosa è la sua descrizione della vecchiaia nel “De Senectute”, in cui la paragona a una nave che approda in un porto sicuro dopo un lungo viaggio. In questo modo non solo evoca un’immagine potente ma trasmette anche un messaggio di speranza e saggezza.

Gesù, per esempio, ricorreva alle parabole per illustrare le profonde verità divine: “La pecora smarrita”, “Il seminatore”, “Il granello di senape”, “Il lievito”, “Il fico che germoglia”, “Il figliol prodigo” e altre. Questo ci suggerisce anche che dobbiamo entrare nei panni di chi ci ascolta o ci legge per chiederci: cosa potrebbe capire o non capire? Si tratta, detto in modo semplice, di immedesimarci negli altri.

La parola COMUNICAZIONE richiama l’idea di CONDIVISIONE, di SCAMBIO umano di informazioni. Quel che è certo è che la comunicazione – quando è efficace – non lascia scettici, indifferenti o diffidenti ma imprime sempre un segno positivo, suscita un cambiamento e può fare la differenza, nella vita e nel lavoro. Fa sorgere emozioni, idee, pensieri.

Come guarire dalla maledizione della conoscenza? Allenandoci ogni giorno in queste tre attività: predisporsi al cambiamento e all’apertura mentale, essere umili e semplificare il più possibile.

È importante quello che diciamo ed è altrettanto importante quello che arriva agli altri.


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 28/05/2024

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