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Rossano (Cosenza) - Le persone materne


di LETIZIA GUAGLIARDI - La Festa della mamma è passata da pochi giorni e quindi dedico questo articolo a tutte le persone materne, con o senza figli. E ne approfitto per ricordare due donne, due mamme, due persone forti e coraggiose, ognuna a modo suo. Sono Beatrice e Camilla, le due protagoniste del mio romanzo “Ti scrivo per abbracciarti”.

Scrivo questo articolo per abbracciare le donne …

… che stanno crescendo i propri figli fra gioie e dolori, con i sacrifici e con gli ostacoli di ogni giorno.

… che i propri figli li hanno ormai cresciuti ma che ugualmente stanno in apprensione, per il loro presente e per il loro futuro.

… che sono in angoscia perché i propri figli sono partiti per il fronte a combattere. Come Camilla, vissuta durante la seconda guerra mondiale e come le mamme delle guerre attuali (compresa quella più vicina a noi). Purtroppo le madri di oggi, pur con la loro immensa fantasia, questa assurda guerra non l’avevano proprio messa in conto.

… che sono rimaste sole perché i propri figli, ormai adulti, si sono allontanati dal loro nido e quindi aspettano una loro visita o, semplicemente, una telefonata.

… che ancora non sono madri e si stanno preparando per diventarle tali e a quelle che, mese dopo mese, vedono rinnovata la loro delusione: vorrebbero dare alla luce e invece ancora cercano nel buio.

… che hanno scelto di adottare il figlio di un’altra e che non si sono scoraggiate per i tempi lunghi e i percorsi tortuosi della burocrazia.

… che non sono diventate madri o che hanno scelto di non esserlo ma che sono madri lo stesso. Perché ci sono varie forme di maternità: si può essere madre della propria madre, madre dei propri alunni, di chi si trova in ospedale, in una casa di cura o di riposo, in carcere o in un orfanatrofio. Madri anche senza avere figli come Irene (un’altra donna del mio libro) che si prende cura degli altri figli di Beatrice, la sua migliore amica, quando questa si chiude nella prigione del suo dolore dopo aver perso il suo primogenito.

… che hanno perso un figlio – come Beatrice – e che, pur sentendosi “amputate”, hanno fortemente voluto trasformare il proprio dolore in qualcosa di bello e di utile. Perché non si smette mai di essere madri.

… che hanno figli malati o disabili e che ogni giorno soffrono per le loro battaglie e gioiscono per ogni loro piccola, esile ma potente conquista.

Secondo me ciò che è importante per una donna è essere materna, con o senza figli. 

Materna è colei che dà amore, attenzione e cura alle persone che le stanno intorno.

Materna è colei che diventa forte, coraggiosa e determinata anche e soprattutto mentre attraversa una tempesta (perché questi tre “poteri” – forza, coraggio e determinazione – non si acquisiscono solo per il fatto di aver generato dei figli) e riesce a mantenere la serenità anche quando le circostanze non lo permetterebbero. Conosco donne che, pur travagliate da tanti problemi, sanno donare un sorriso, un abbraccio o una parola di incoraggiamento.

Materna è colei che riesce a trovare il tempo per una persona che ha bisogno, anche quando vorrebbe solo buttarsi su un divano e riposarsi.

Materna è colei che ha imparato a mostrare con orgoglio le proprie cicatrici rimarginate (quelle del corpo e quelle dell’anima). Sa quanta sofferenza e quanto tempo c’è dietro e ne è felice perché può essere un esempio per gli altri.

E allora…auguri e serenità a tutte le persone materne!


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 13/05/2024

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