di LETIZIA GUAGLIARDI - Lo scorso 5 maggio è stata celebrata la Giornata Mondiale della risata. Istituita nel 1998, è una manifestazione per la pace nel mondo e ha lo scopo di costruire una coscienza globale di fratellanza e amicizia attraverso la risata. Per ricordare che ridere non è solo divertente.
Già, perché ridere ci fa anche bene: a livello di respirazione, ossigenazione, circolazione, nonché di riduzione dello stress e degli stati ansiogeni. I contesti lavorativi in cui regna il buonumore sono maggiormente produttivi. Ridere stimola la creatività: la mente si rilassa ed è più disposta a generare idee efficaci. Ridere aumenta l’autostima perché sfuma la rigidità che ci fa prendere troppo sul serio e rompe gli schemi mentali. Ridere spesso allunga la vita del 20% (circa 7 anni). Ridere, soprattutto di sera, migliora la qualità del nostro sonno perché aumenta la produzione di melatonina. Ridere è contagioso e sviluppa le nostre interazioni sociali. L’umorismo ci è utile anche nella gestione dei conflitti e nel ridurre la tensione, quando c’è rabbia e nervosismo.
Ridere non cancella di certo i problemi e le vicissitudini ma aiuta a vederli da un’altra prospettiva, ad affrontarli meglio e a vivere bene il presente.
Ridere è una cosa seria, insomma, visto i tanti e notevoli benefici. Ecco come pregava Tommaso Moro, il famoso umanista, scrittore e politico inglese (1478/1535)
“Dammi, Signore, una buona digestione, e anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo, con il buon umore necessario per mantenerla.
Dammi, Signore, un’anima santa che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto.
Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”.
Dammi, Signore, il senso dell’umorismo. Fammi la grazia di capire gli scherzi, perché abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri. Così sia”»
Il senso dell’umorismo si può imparare, perché si può imparare a cogliere il lato divertente delle cose e delle situazioni anche se, a prima vista, ci sembra che ci sia solo da piangere. Si può imparare a liberarsi dei lamenti, dei sospiri, dei brontolamenti e delle critiche. Si può imparare, attraverso l’umorismo, ad affrontare lo stress, ad essere più flessibili, per apprezzare il valore delle piccole cose e anche per conoscere e per conoscersi. Fedor Dostoevskij diceva: “Per conoscere un uomo è necessario studiare non il suo silenzio né il suo modo di parlare o di piangere ma ciò di cui ride”. Ma stiamo attenti: l’umorismo non deve essere volgare ma intelligente e sottile e deve tener conto del momento e del luogo in cui può essere espresso.
E allora… ridiamo! Ridiamo con consapevolezza, ridiamo a uno stimolo esterno, ridiamo di noi stessi, ridiamo di cuore, ridiamo di gusto: una scelta quotidiana che fa bene a noi e agli altri. Come scrisse Giacomo Leopardi:
“CHI HA IL CORAGGIO DI RIDERE È PADRONE DEL MONDO”
di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 08/05/2024
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