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Rossano (Cosenza) - Giovanni Allevi: la speranza e la voglia di immaginare


di LETIZIA GUAGLIARDI - Condivido con molto piacere il monologo di Giovanni Allevi (quello del Festival di Sanremo) perché mi ha emozionata e perchè è pieno di parole di incoraggiamento e di spunti di riflessione per tutti noi.

“All’improvviso…mi è crollato tutto. Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come, una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare. Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.

Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze di ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvolette intorno è ancora più bello”.

“Un altro dono: la gratitudine e la riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero, la riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, la riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamo. E lo sono anche i loro familiari e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri, i genitori (si ferma e piange). Ora, come promesso, vi ho portato tutti qui con me sul palco, anime splendenti, esempi di vita autentica. Prima di andare all’ultimo dono facciamo loro un applauso”.

Ancora un dono. Ma quanti sono?! Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado?”

Si toglie il cappello e libera una chioma grigia e voluminosa – una nuvola – e aggiunge: “Com’è liberatorio essere se stessi!”

Si avvicina al piano: “Per dare forza e speranza alle tante persone che come me stanno lottando contro la sofferenza suonerò di nuovo il pianoforte. È un’emozione grandissima. Attenzione però, ho due vertebre fratturate e tremore e formicolio alle dita però… non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima”.

“Suonerò il brano “Tomorrow” (domani). Perché domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un domani più bello.”

Se vuoi vedere Giovanni Allevi mentre suona il pianoforte e ascoltare il bellissimo “Tomorrow” clicca QUI

L’amore, la passione, la forza, la gratitudine, la speranza: tutto questo ci viene trasmesso dalla magia della musica e dall’anima di una bella persona.

E ci incoraggia ad andare avanti: PER TUTTI NOI C’È SEMPRE AD ATTENDERCI UN DOMANI PIU’ BELLO.


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 19/02/2024

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