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Cosenza (Cosenza) - Successo al Chiostro di San Domenico per la mostra di Maria Rosaria Valenti


Per pochi giorni al Chiostro di San Domenico a Cosenza, chiude i battenti oggi, 1° giugno, la mostra “Pietre a spasso nel tempo” dell'artista calabrese Maria Rosaria Valenti, in arte Meri. L'esposizione è stata patrocinata dall'Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso ed è stata inserita nelle attività della Commissione consiliare cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta dal consigliere comunale Mimmo Frammartino. Al vernissage era presente, infatti, la commissione al completo e, ospite d'eccezione, il Presidente del consiglio comunale di Padova, Antonio Foresta, cosentino di origini, ma stabilitosi da tempo nella città veneta dove attualmente è alla guida del civico consesso.

Maria Rosaria Valenti, originaria di Vibo, ma ormai cosentina a tutti gli effetti, ha una passione per l'arte che coltiva sin dall'infanzia, nonostante abbia condotto degli studi scientifici fino alla laurea in ingegneria. Col tempo, Meri – questo il suo nome d'arte – ha avvertito un bisogno crescente di evadere dalla realtà. Ed è così che ha riscoperto l'arte come un mondo parallelo nel quale rifugiarsi anche per allontanare le sofferenze esistenziali della vita quotidiana.

Quello che Maria Rosaria Valenti ha invitato a compiere con la sua esposizione è – come lei stessa ama ricordare - “un viaggio nella storia dell'arte, che è il linguaggio universale in grado di unire tutti i popoli”. E si viaggia speditamente dalla civiltà egizia all'arte greca, dall'impero romano al rinascimento, all'impressionismo, fino al '900. In apertura di percorso, l'artista colloca due autentiche icone dell'Antico Egitto che specularmente sembrano osservarsi l'un l'altro: Nefertiti e Tutankhamon.

Ci sono poi omaggi alla sua terra: rivisitazioni dei Bronzi di Riace, della Cattedrale di Cosenza, dell'icona della Madonna del Pilerio. Ed anche una sua versione del Mosaico del cielo stellato custodito a Ravenna, nel mausoleo dedicato a Galla Placidia e patrimonio dell'Unesco dal 1996. Ma nella selezione proposta da Maria Rosaria Valenti spiccano anche una serie di tributi ai grandi maestri della storia dell'arte, da Leonardo a Vermeer, da Gauguin a Van Gogh del quale ultimo Meri rivisita il celebre autoritratto. Si arriva a Klimt, a Matisse, fino a Modigliani e alle sue donne dal collo lungo. Chiude il percorso, un omaggio alla pop art e ad Andy Wharol con due ritratti dedicati a Marilyn Monroe e ad Audrey Hepburn, donna quest'ultima, che Meri definisce di inarrivabile bellezza e grazia. L'artista reinterpreta le opere alla sua maniera, secondo il suo stile e la sua visione, utilizzando la tecnica mista dell'acrilico su legno e pietre. Ne vien fuori una collezione di quadri materici, tridimensionali, che assumono anche l'aspetto di bassorilievi colorati. Assegna, nella sua arte, un protagonismo attivo alle pietre. Vuole che l'arte si percepisca non solo con gli occhi, ma anche col tatto. “Le pietre – dice - hanno storie così lunghe da raccontare che sarebbe un peccato non farlo”. E allora Meri diventa regista di una rappresentazione teatrale nella quale il supporto in legno assume la funzione di palcoscenico mentre ogni pietra, attraversata da una tempesta di colori, si fa attrice assoluta, di particolare intensità. E chi ha avuto modo, in questi giorni, di vedere le sue opere si è lasciato trasportare da un'emozione senza tempo.


di Redazione | 01/06/2023

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