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Cosenza (Cosenza) - Raccontarsi raccontando...


di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO – Raccontare e raccontarsi  è una necessità che ha insito in sé qualcosa di ancestrale, perché portare fuori da sé  il proprio vissuto e condividerlo con gli altri sottrae peso  al nostro vivere quotidiano. Il nostro pensiero umano  se da una parte è logico-deduttivo dall’altra è decisamente narrativo. Sin da piccolissimi questo ultimo aspetto cadenza le nostre giornate e gli eventi che caratterizzano il nostro vivere, collocandoli in uno spazio e in un tempo preciso. Con il passare del tempo, quando gli anni avanzano e i contorni delle cose  iniziano a sbiadire,  abbiamo quasi la sensazione di perdere sempre un po' di più, per via di una memoria ballerina. Le cose diventano man mano più complicate, cambia lo sguardo sulla nostra esistenza e si avverte in maniera  sempre più forte   l’esigenza di essere accolti ed ascoltati. Tra memoria ed oblio grandi salti nel passato fino ad arrivare ai ricordi più antichi: le carezze della mamma, il fratello dispettoso, la paura, la maestra di scuola, il sapore del cibo, la musica,  i primi turbamenti d’amore, il mare. Raccontare diventa allora  un’esigenza per fissare, per fermare, per bloccare sensazioni, profumi, espressioni, luoghi, persone. Ma perché il racconto si faccia sussurrato  è necessario che si creino delle condizioni adeguate, perché una persona si senta libera di parlare del proprio vissuto  è necessario che chi  ascolta sia  pronto ad  accogliere il racconto, sia capace di partecipare in modo empatico gestendo al meglio le proprie e le altrui emozioni. E’ una trasmissione di sapere puro, una comunicazione fitta di intenti  dove chi si racconta dona tanto di sé e chi ascolta ne riceve un prezioso insegnamento. Il parlare a volte è fluido, quasi irruento, come un fiume in piena poi lentamente si placa perché il ricordo si sofferma, fa le sue pause. Alle parole si intervallano i silenzi  mentre piccole ed impercettibili smorfie segnano il viso.  Nel qui e nell’ora la comunicazione diventa  man mano condivisione perché il ricordo  lentamente diventa vivo e visibile, l’immagine prende  sempre più forma e colore.


di KATIA FILICE e DESIRÈ CHIRICO | 04/03/2023

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