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Mandatoriccio (Cosenza) - Settimo comandamento


di DON MICHELE ROMANO - 7°: "Non rubare"! Il settimo Comandamento, rientra in quei precetti indispensabili, per avere la vita eterna: "Se vuoi entrare nella vita..., non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, ecc...(Mt 19, 17-19). Il Comandamento di "non rubare", non fa riferimento a nessun oggetto specifico, ma certamente, fa riferimento al "furto", quale appropriazione indebita ed ingiusta dei beni materiali e non del prossimo, è una Legge "spirituale", che vieta persino il desiderio, o il tentativo di impadronirsi di ciò che appartiene all'altro: "Non desidererai la casa del tuo prossimo..., né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo" (Es 20, 17). È una Legge, che mira all'Anima, sorgente di ogni pensiero e proposito: "Dal cuore partono i cattivi pensieri: gli omicidi, gli adultèri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze"
(Mt 15, 19). Il "rubare", è propriamente, un'offesa alla giustizia, è ancor più alla carità. Il "furto", può essere perpetrato in molti modi: Quello per eccellenza, è la "rapina", ma ci sono tante altre forme più subdole, come: Non osservare pienamente i contratti, le convenzioni, o praticare la frode nei contratti commerciali, compra-vendite, locazioni, o contratti professionali per cure mediche, o di avvocati. Vale anche, per coloro che non danno la mercede dovuta agli operai, sono anch'essi equiparati ai "rapinatori": A voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi" (Gc 5 1). Il "furto", può anche riguardare altro: Levare l'onore ad un uomo, la dignità di una donna, la tranquillità ad un familiare, la fede ad un credente, l'innocenza ad un bambino, la speranza ad un anziano, la moglie ad un marito, l'affetto ad un bisognoso! Nell'Antico Testamento, esclama il profeta Àmos: "Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese..., certo, dice il Signore, non dimenticherò mai tutte le loro opere" ( Am 8, 4-7). Gesù nel Vangelo, ci ricorda che: "La nostra vita, non dipende dai nostri beni" (Lc 12, 15). È il caso di ricordarci, che "nulla abbiamo portato in questo mondo, e nulla possiamo portare nell'altro" (Papa Francesco). Non attacchiamoci, pertanto, alle cose di questo mondo, fino a scadere nella malizia, perché: "Chi vive nell'affanno di accumulare ricchezze, in verità, è il più povero dei poveri, perché, apparentemente  sembra un possessore, ma in realtà è dal denaro posseduto" (Sant'Antonio di Padova). La ricchezza, quando è disonesta, frutto di furti ed ancherie, porta sempre all'insoddisfazione! Il ladro, appare una persona felice, ma in realtà porta il rimorso nell'animo, divenendo vittima, di quella stessa invidia ed avidità, che hanno scatenato in lui l'irrefrenabile, avido desiderio, di poter così realizzare tutte le sue più celate ambizioni. Proprio come un vento impetuoso, che distrugge i sentimenti ed ogni morale, per cui ogni cosa diventa legittima per i propri fini, compreso il rubare. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, ci dice che "furto" è anche: L'usura, la corruzione, abuso privato di beni sociali, lo stesso sperpero, che va a ledere i bisogni di tanti indigenti. Anche lo stesso "doppio lavoro", fatto per ingordigia e sete di guadagno, è violazione del Comandamento, perché in questo modo, si toglie l'impiego al disoccupato. Si "ruba" anche: Evadendo le tasse, imbrogliando sui prezzi; ed ancora, un imprenditore che costringesse i suoi dipendenti a lavorare ben oltre il dovuto, forse anche minacciandoli di licenziamento, o facendo firmare la busta-paga mensile, dando poi, una somma minore. Nondimeno la "tratta delle donne", rese schiave nel mercato della prostituzione, mortificando la loro dignità di donne. Per uscire da questa "schiavitù", dobbiamo imporci una scelta radicale: Scegliere tra la ricchezza e Dio, tra l'egoismo e l'amore. In fondo, chi ruba, si deruba, poiché perde Dio. Pertanto, non derubbiamo nessuno, ma aiutiamo gli altri, soprattutto chi è nel bisogno, solo così ci procureremo un "vero tesoro" in Cielo: "Dove ladri non scassinano e non rubano (Mt 6, 20b). Va sottolineato, altresì, che quando abbiamo "rubato" qualcosa a qualcuno, Dio ci ordina di riparare, come possiamo, al danno arrecato: o con la restituzione, o con una donazione di carità, col proposito di non farlo più (Gv 8, 11). Tuttavia, un vero pentimento, è sempre seguito da un buon proponimento, così come fece Zacchèo: "Se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19, 8b). Il Signore ci aiuti, in questo proposito! A tutti, una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 27/02/2023

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