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Cosenza (Cosenza) - Il cammino della consapevolezza non finisce mai


di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO – Fare delle scelte non è mai una cosa semplice. Scegliere un percorso universitario o professionale al termine della scuola di istruzione secondaria superiore è decisamente complesso perché è una scelta che condizionerà nel tempo la vita professionale e personale di ogni ragazzo. Nel nostro lavoro di orientatrici incontriamo un’infinità di giovani: alcuni sembrano avere le idee chiare, hanno già in mente il loro futuro e la facoltà che intendono scegliere, il percorso serve  loro solo  per conoscere e apprendere di più  così da  raggiungere più velocemente  l’obiettivo prefissato. Altri invece, ormai alle soglie dell’esame di stato, brancolano ancora nel buio. Vorrebbero fare tante cose ma faticano a trovare la propria strada. Nell’ascoltarli, tutti indistintamente, ci si rende conto di quanto a volte si sentano soli e incapaci di affrontare tutto ciò che è fuori da quell’ aula, da quel gruppo classe consolidato, da quegli insegnanti di cui conoscono ormai ogni minima espressione, da quella che negli anni è diventata una seconda famiglia e che in quanto tale a volte si ama e a volte mal si sopporta. Per ben orientare è necessario avere il tempo e la possibilità di confrontarsi con gli studenti, renderli coscienti delle proprie potenzialità, aiutarli a prendere in considerazione un percorso di studio che sia adatto alla persona ma anche che risponda, se possibile, ai bisogni del mondo economico e far in modo che alla fine la scelta sia nelle loro corde proprio per evitare problemi.  Come risulta statisticamente spesso uno studente universitario su tre è insoddisfatto della scelta fatta e uno su quattro cambia dopo il primo anno. Alla luce di quanto appena detto si evince quanto il compito dell’orientatore sia delicato e complesso: se da un lato è necessario conoscere tutto ciò che le varie università pubbliche e private offrano, essere attenti ad altre e nuove possibilità che aiutino i ragazzi a trovare una propria vocazione, d’altro canto è necessario non sommergerli di proposte per evitare eccessive confusioni. E davanti a loro particolari domande, quasi di natura esistenziale, del tipo: “Come posso superare le mie insicurezze?”. “Come posso riuscire a mostrare quel che valgo, perché io lo so che valgo molto di più di quel che sembro”, davanti a queste domande si resta un attimo in silenzio, colpite da tanta fragilità. E poi si risponde come solo gli adulti sanno fare, portando ad esempio la propria esperienza, per mostrare che il sentirsi impauriti davanti a nuove scelte o a nuove situazioni è una sensazione che è appartenuta ed appartiene a tutti. Quando l’incontro di orientamento finisce ci si porta dietro un bagaglio enorme di “giovane vita”.


di KATIA FILICE e DESIRÈ CHIRICO | 27/02/2023

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