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Mandatoriccio (Cosenza) - "Giustizia e misericordia"


di DON MICHELE ROMANO - Il Vangelo di oggi (Mt 20, 1-16), è la parabola degli operai, chiamati a lavorare nella vigna. Nel Padrone della parabola, è facile riconoscere Dio, e negli operai gli uomini, chiamati a lavorare per Lui. Con i "primi" (I discendenti di Abramo, il popolo eletto, che si sono sempre scandalizzati delle aperture di Gesù, ai pubblicani e stranieri, considerati "indegni"), ingaggiati all'alba, il Padrone concorda la paga di un denaro, per la giornata lavorativa. Poi ne chiama altri (Tutti noi...!), nelle ore successive, fino alle cinque del pomeriggio, impegnandosi a dare loro il giusto compenso. Alle sei, finita la giornata, dà ordine al suo fattore, di dare a tutti la paga, cominciando dagli "ultimi". Tutti ricevono un denaro, e i primi si lamentano: "Questi ultimi, hanno lavorato un'ora soltanto, e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo" (v 12).
Se a quei tempi ci fossero stati i Sindacati, qualsiasi sindacalista, avrebbe inoltrato la stessa vibrante protesta, nei confronti del Padrone della vigna. In effetti, secondo la logica umana, "sembrerebbe" una palese ingiustizia, ma vedremo, è una sublime lezione di Amore di Dio, che supera i nostri criteri umani, anche quelli che sembrerebbero i più legittimi: "Le vostre vie non sono le mie vie" (Is 55, 8). Mentre in noi uomini, c'è il "calcolo": "Pensarono che avrebbero ricevuto di più" (v 10a), in Dio c'è la Misericordia e l'Amore: "Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?" (v 15b). San Bernardo amava ripetere: "La misura dell'Amore, è quella di non avere misura". In Dio, provvidenzialmente per noi, coesistono Misericordia e Giustizia: "Quello che è giusto ve lo darò" (v 4b). Certo, Dio ci tratta da persone libere ed intelligenti, la sua Giustizia, superata dall'Amore, va al di là dei nostri schemi. Diversamente, per il nostro stato di "peccatori", per pura Giustizia, non meriteremmo alcuna "Redenzione". Tutto è grazia ! Ne è esempio luminoso: il "Buon Ladrone"
(Dismas, secondo il Vangelo apòcrifo di Nicodèmo), operaio dell'ultima "ora”, che nel suo pentimento finale, si accaparra il Paradiso. Solo Dio, sa coniugare perfettamente Amore e Giustizia. Noi no!  Ma non dovremmo mai dimenticare, che Dio con noi, non ha applicato la Giustizia, ma ci ha usato Misericordia, per cui può dirci: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso"
(Lc 6, 36). Oggi, questa parabola, nella sua "attualizzazione", ha molto importanza, anche sotto il profilo sociale.
Il Padrone è definito "Buono e Giusto": "Giusto", perché ha rispettato il contratto con i "primi"; "Buono", perché non sopporta che esistano delle persone disoccupate: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?" (v 6b).  Anche della nostra società, c'è bisogno di recuperare il grande insegnamento, che questa parabola vuole trasmetterci: "La dignità della persona e le esigenze della Giustizia, richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche, non siano ispirate all'arricchimento di pochi, ma che si persegua, quale priorità, l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti!" (Benedetto XVI, in "Caritas in veritate", numeri 83 e 32). Ultimo elemento che mi colpisce, in questo brano, è che i "primi mormorano", senza avere nemmeno il coraggio di dire: "A quelli delle cinque del pomeriggio, devi dare di meno!". Non "dicono", cioè, quello che "pensano", sarebbe stato molto più onesto. Pàvidi e meschini. Chiedono per gli "altri", la fame. Fanno i forti con i più deboli! Che questo, non accada mai, a ciascuno di noi!Una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 17/08/2022

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