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Mandatoriccio (Cosenza) - La Vite e i Tralci


di DON MICHELE ROMANO - Contestualizzando il brano del Vangelo di oggi (Gv 15, 1-8), vediamo che Gesù, nel Cenacolo, sta vivendo un clima di speciale intimità con i suoi Apostoli. Dopo aver loro lavato i piedi, ha ripetuto loro che deve andarsene, ha trasmesso loro il comandamento dell'amore fraterno, li ha  consolati con il dono dell'Eucaristia, e la promessa dello Spirito Santo (Gv 14, 1-31). Ora, anche in questo 15° capitolo, ci stupisce sempre, con la sua grande semplicità, perché Gesù espone sempre, concetti sublimi, facendoli emergere dall'umile esperienza quotidiana: Dalla pesca ("Vi farò pescatore di uomini"- Mc 1,14); Al lavoro delle casalinghe (L'indaffarrata Marta - Lc 10, 38 ss, o la Samaritana ad attingere al pozzo - Gv 4, 1-30); Situazioni spiacevoli, o incidenti che possono occorrere a chi viaggia (Parabola del buon samaritano - Lc 10, 25-37); Ai conflitti nelle famiglie (Parabola del padre misericordioso - Lc 15, 11-32), ecc. ! Oggi li esorta, maggiormente, all'unità nella carità, con una chiara raccomandazione: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" v 5 (Di "buono", ovviamente). L'immagine della vite e dei tralci, rappresenta nel contesto biblico, la gioia e l'abbondanza. Cristo vite, noi tralci, noi e Lui la stessa cosa: stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa, proprio come un figlio che cresce "nella madre". E poi aggiunge: "Il Padre mio, è l'agricoltore" (v 1b). Un Dio, che si prende cura di ognuno di noi, si dà da fare attorno a me, non con lo "scettro", ma con le cesoie, non lo fa stando seduto sul suo "trono", ma si "appoggia" al muretto della mia vigna. E se mi "pota", lo fa per amore, alla "pianta" della mia esistenza, vuole farmi portare sempre più frutti (Di opere buone, ovviamente!). Potare, non significa:  amputare, inviare sofferenze, o mali, bensì dare più forza alla pianta, qualsiasi contadino lo sa: ogni potatura, è un dono per la pianta. Certo, ad ogni taglio di "pota", sul momento la pianta soffre, e la linfa che fuoriesce, ci rappresenta le sue "lacrime", così anche noi, quando il Signore, ci chiede di eliminare tanti tralci "infruttuosi" della nostra vita, ci costa e ne soffriamo tanto. Ma non dobbiamo scoraggiarci, anzi forse, paradossalmente, dovremmo ringraziare il Signore, per ogni potatura, perché ci ama e ci predilige, conta su di noi, riconosce il nostro "potenziale", sa che possiamo portare più frutti, e confida in noi! Importante, tuttavia, è comprendere la profondità del verbo "Rimanere", così caro a Giovanni:  "Rimanete in me, ed io in voi (v 4a). Quasi a volerci dire:  "Crescete con me", anzi permettetemi, con la linfa della Grazia, di crescere in voi": "In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto" (v 8).
Che il Signore ci aiuti a non separarci mai da Lui, non ci accada di "morire", come i tralci secchi, ancor prima di morire. Ci aiuti a "vivere" questa Comune-Unione con Lui, la Vergine Maria, Madre di tutti noi, accogliendo quanto ci dice:  "Qualsiasi cosa (Gesù) vi dica, fatela" (Gv 2,5). Buon tempo Pasquale.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 18/05/2022

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