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Rossano (Cosenza) - Per Beatrice, Camilla, Irene e per tutte le mamme, con o senza figli!


di LETIZIA GUAGLIARDI - Ai più potrebbe sembrare un caso (io, però, non credo al caso ) che “Ti scrivo per abbracciarti” (il mio nuovo romanzo) sia stato pubblicato tre giorni prima della Festa della Mamma. Ne sono davvero felice perché questa è anche (ma non solo) la storia di due mamme, Beatrice e Camilla, e oggi la dedico a tutte le mamme…con o senza figli!

Alle mamme che stanno crescendo i propri figli, fra gioie e dolori, con sacrifici e con mille ostacoli da affrontare ogni giorno.

Alle mamme che i propri figli li hanno ormai cresciuti ma che ugualmente stanno in apprensione, per il loro presente e per il loro futuro.

Alle mamme che sono in angoscia perché i propri figli sono partiti per il fronte a combattere. Come Camilla, vissuta durante la seconda guerra mondiale. Purtroppo le madri di oggi, pur con la loro immensa fantasia, questa assurda guerra non l’avevano proprio messa in conto.

Alle mamme rimaste sole perché i propri figli, ormai adulti, si sono allontanati dal loro nido e aspettano una loro visita o, semplicemente, una telefonata.

Alle donne che ancora non sono madri e che si stanno preparando per diventarlo. In particolare a quelle che, mese dopo mese, vedono rinnovata la loro delusione: vorrebbero dare alla luce e invece ancora cercano nel buio.

Alle madri che hanno scelto di adottare il figlio di un’altra e che non si sono scoraggiate per i tempi lunghi e i percorsi tortuosi della burocrazia.

Alle donne che non sono diventate madri o che hanno scelto di non esserlo ma che sono madri lo stesso. Perché ci sono varie forme di maternità: si può essere madre della propria madre, madre dei propri alunni, di chi si trova in ospedale, in una casa di cura o di riposo, in carcere o in un orfanatrofio. Madri anche senza avere figli come Irene, che si prende cura degli altri figli di Beatrice, la sua migliore amica, perché questa si è chiusa nella prigione del suo dolore dopo aver perso il suo primogenito.

Alle madri che hanno perso un figlio – come Beatrice – e che, pur sentendosi “amputate”, hanno fortemente voluto trasformare il proprio dolore in qualcosa di bello e di utile. Perché non si smette mai di essere madri.

Alle madri che hanno figli malati o disabili e che ogni giorno soffrono per le loro battaglie e gioiscono per ogni loro piccola, esile ma potente conquista.

Secondo me – sia con figli sia senza figli – ciò che è importante per una donna è essere materna.

Materna è chi dà amore, attenzione e cura alle persone che le stanno intorno.

Materna è chi diventa forte, coraggiosa e determinata anche e soprattutto mentre attraversa una tempesta (perché questi tre “poteri” – forza, coraggio e determinazione – non si acquisiscono solo per il fatto di aver generato dei figli) e riesce a mantenere la serenità anche quando le circostanze non lo permetterebbero. Conosco donne che, pur travagliate da tanti problemi, sanno donare un sorriso, un abbraccio o una parola di incoraggiamento.

Materna è chi riesce a trovare il tempo per una persona che ha bisogno, anche quando vorrebbe solo buttarsi su un divano e riposarsi.

Materna è chi ha imparato a mostrare con orgoglio le proprie cicatrici rimarginate (quelle del corpo e quelle dell’anima). Sa quanta sofferenza e quanto tempo c’è dietro e ne è felice perché può essere un esempio per gli altri.

E allora…auguri e serenità a tutte le persone materne!


di Letizia Guagliardi | 11/05/2022

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