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Mandatoriccio (Cosenza) - 'Io Sono'


di DON MICHELE ROMANO - Gesù, oggi nel Vangelo (Gv 8,  21-30), non solo parla del Padre: "Le cose che ho udito da lui, le dico al mondo...". (v 26b), ma in modo mirabile, per noi credenti, si identifica pienamente con Lui: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che IO SONO". Ora, questo presente indicativo del verbo Essere, "Io Sono" (In Ebraico: "Jahwèh" -  pronunziato, pensate, più di 6.000 volte nella Bibbia), è l'appellativo stesso di Dio, che, proprio in tal modo, si è rivelato a Mosè, nella grande Teofanìa sull'Òreb. E sono tante le circostanze, in cui Gesù, nel Vangelo, dirà: "Io e il Padre, siamo una cosa sola..." (Gv 10,30); "Chi ha visto me, ha visto il Padre...!" (Gv 14,9b). Questo, tuttavia, sulla bocca di Gesù, per Scribi e Farisei, risuona come una "Blasfemìa" (Bestemmia), che costituirà uno dei principali capi di accusa nel processo, che sancirà la sua condanna a morte. Ma sarà proprio da quella morte, che sgorgherà per tutti noi, la sorgente inesauribile della "Vita nuova". Infatti, Cristo "innalzato", (Crocifisso), è il grande e definitivo segno di Amore del Padre, verso  l'intera umanità.  Le sue braccia, aperte sulla Croce, uniscono, idealmente, il Cielo e la Terra, fanno della Croce, il simbolo dell'Amore Verso Dio(Asse verticale, verso il Cielo), e verso i Fratelli (Asse orizzontale, verso la Terra). Questo ci dice che, solo chi ha "familiarità" con la Croce, con la sofferenza, accolta e soprattutto offerta, riesce a comprenderne meglio, il valore Redentivo. Siamo prossimi alla settimana di Passione, rivolgiamo, pertanto, lo sguardo alla Croce, in modo sereno, grato, e contemplativo,  chiedendo, con fiducia, anche noi, a Gesù: "Tu,  chi sei?"(v 25a), Egli ci risponderà: "Io Sono", la Via (Il Cammino,  la Verità e la Vita" (Gv 14, 6). Ma ancora, ci dirà: "Io Sono, la vite, voi i tralci" (Gv 15,5). Se saremo uniti a Lui, anche se dovesse capitarci di accogliere qualche "potatura" 
("Scheggie di Croce"), che Lui opera nella nostra vita, è solo ed unicamente per migliorarci, perché appunto portiamo "più frutti". Allora sì che conosceremo davvero che "Lui è", e che il Padre, ricco di misericordia, non ci lascia mai soli, ed è sempre con noi. Questo dovrebbe insegnarci, che "quaggiù", siamo solo di passaggio. Impariamo, quindi, ad alzare lo sguardo: "Cercate le cose di lassù, dove è Cristo...", ci raccomandaSan Paolo (Col 3,1). Riconoscere i nostri peccati, non è mai un segno di debolezza, per commiserarsi ci o deprimerci, ma è l'umiltà di sapersi riconoscere fragili e deboli, "ciechi", di fronte alla Luce di Dio. È di Lui, che dobbiamo imparare, ad avere sete, perché in fondo, siamo tutti, "mendicanti di Luce". Buon cammino quaresimale.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 05/04/2022

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