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Mandatoriccio (Cosenza) - Umiltà


di DON MICHELE ROMANO - La parabola odierna (Lc 18,  9-14), forte e pungente, è capace di scuotere tutta la nostra vita cristiana. Ci presenta tre personaggi: un Fariseo, esattore delle tasse, osservante scrupoloso della legge, che pure nel tempio, "stava in piedi", senza alcun timor di Dio, sicuro della sua giustizia, e la sua preghiera, altro non è, se non un elenco di tutte le cose che ha fatto, e si compiace di se stesso, illudendosi di essere apprezzato per la sua bravura, incurante del giudizio di Dio. Dall'altra parte, un Pubblicano, che, riferendosi indegno di stare nel Tempio (Si è "fermato a distanza"- v13a),  consapevole delle sue miserie, con lo sguardo a terra per la vergogna,  quale segno di pentimento, si batte il petto, e rivolge a Dio una breve, ma essenziale invocazione: "O Dio, abbi pietà di me peccatore" 
(v 13b).  Nel racconto, a questo punto, si inserisce il terzo personaggio, quello principale: Dio,  che solo: Guarda, Ascolta, Scruta, e Giudica! Mentre il Fariseo, tornò a casa sua con un peccato in più, un peccato di superbia, il povero Pubblicano, dice il Signore: "Tornò a casa sua, giustificato" (v  14a). Torna a casa, così, un uomo trasformato, sanato, purificato, perché sinceramente pentito, e Dio lo restituisce alla sua vita di fede. Tuttavia rimane  sempre un problema di coscienza:  mentre nel Fariseo, constatiamo il "silenzio della coscienza", che lo rende impenetrabile davanti a Dio e agli uomini, nel povero Pubblicano, invece, registriamo il "grido della coscienza", che lo inquieta e lo rende capace di aprirsi alla verità e all'amore. Attualizzando, ora, la parabola, in obbedienza alla "legge della trasposizione"
(La Parola attualizzata"  nella nostra vita), anche noi abbiamo bisogno di riconoscerci peccatori, ed indegni di rivolgerci a Dio, evitando di "stare in piedi", davanti a lui, con l'atteggiamento di chi va ad incassare un credito, quale contraccambio per meriti guadagnati, con le proprie opere. In questo tempo quaresimale, facendo tesoro di questo grande Insegnamento, sarebbe davvero opportuno ed auspicabile, che ci accostassimo al Sacramento della Riconciliazione, proprio come il Pubblicano, che è salito al Tempio, così anche noi, torneremo a casa gioiosi della Misericordia di Dio, e desiderosi di convertirci. 
Il Fariseo, purtroppo, non sente alcun bisogno di conversione, perché, ingannato dal demonio, crede di meritare il Paradiso, ma si sbaglia, perché il Paradiso, non è la passerella dell'ipocrisia, o  l'autocelebrazione del nostro ego. Essere veri cristiani, vuol dire anteporre la nostra coerenza al Vangelo, ad ogni preoccupazione umana, al fine di accaparrarsi plausi, consensi, e piaceri, da questo mondo. Questo atteggiamento, è tipico di "Chi ha l'intima presunzione di essere giusto, e disprezza gli altri"- v 9). Buon cammino quaresimale.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 26/03/2022

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