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Mandatoriccio (Cosenza) - Perdono


di DON MICHELE ROMANO - La Parabola che Gesù racconta, nel Vangelo di oggi (Mt 18,  21-35), colpisce per l'enormità di un debito, che mai sarebbe stato possibile restituire, nella logica della giustizia umana, ma che solo col condono, se ne conoscerà l'azzeramento, grazie a Dio, che segue la legge dell'Amore.  Pensiamo, innanzitutto, al nostro "enorme debito", che avevamo col Signore, a causa del Peccato Originale. È stata necessaria l'opera della Salvezza, realizzata da Gesù, col sacrificio della Croce, per redimerci dalla schiavitù di Satana. In tal modo, ha pagato Lui di persona, facendosi nostro fratello (Parente più prossimo),  addossandosi il prezzo del nostro riscatto. Questo gli meriterà il titolo di nostro "Redentore". Poi abbiamo i debiti quotidiani, che Dio nella sua infinita bontà, è sempre disposto a perdonarci, cancellandoli, nel Sacramento della Riconciliazione, oggi meglio conosciuto come:  Sacramento della gioia, perché ci restituisce quella gioia che  il peccato ci toglie. Ma quante volte dobbiamo perdonare? Fino a 7 volte?...dirà Pietro. La risposta di Gesù, ci svela le risorse insospettate della Misericordia di Dio, richiamando il valore simbolico dei numeri 7 e 70 nella Bibbia, e ribaltando il famoso "Canto di Lamech",alle mogli: "7 volte sarà vendicato Caino, ma Lamech 70 volte sette (Gen 4,24).  Condizione indispensabile, però, resta sempre il pentimento e la conversione del cuore,  diversamente anche noi finiremo per comportarci come il servo della parabola, col proprio fratello:  "Restituisci quel che devi" (v 28b). Avendo noi per primi ricevuto il perdono del Signore (Diecimila Talenti, come a dire 360 tonnellate di oro o di argento), dovremmo  diventare il riflesso del suo amore, perdonando di cuore ai nostri fratelli (Cento Denari,  equivalenti a 100 giornate lavorative). Nella logica del Vangelo, "perdonare", significa "dimenticare", senza lasciarci condizionare dal male ricevuto, perché il perdono, è un atto di fede, non d'intelligenza.  Bello ed esortativo, quello che diceva San Giovanni Paolo II, nella giornata della pace del 1997: "Offri il perdono, ricevi la pace". Chi è capace di perdono (Forse per noi, comuni mortali, è l'impresa più ardua), "purifica" la sua memoria, "rinnega se stesso", "lotta" contro la sua carne mortale, e fa nascere nel suo cuore la condivisione e la pace. Questo ci renderà degni di rivolgerci al Signore,  pregando: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,12), accostandoci, così,  degnamente a ricevere la santa Eucaristia, e sperimentando nella nostra vita,  la Verità, di quanto ci dice Gesù: "Se ti presenti all'altare e lì ti rendi conto che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono" (Mt 5,  23-24). Che questo tempo di Quaresima, rappresenti ancora una volta, l'opportunità che il Signore ci offre, per sperimentare la gioia del suo perdono, da trasmettere poi, ai nostri fratelli. Sarà una vera conquista, per la libertà interiore e la pace profonda. Buon cammino quaresimale.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 22/03/2022

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