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Mandatoriccio (Cosenza) - Padre Nostro


di DON MICHELE ROMANO - Durante questo tempo di Quaresima, la Chiesa ci chiede di approfondire e vivere sempre più la Preghiera: "Colloquio dell'Anima con Dio, che è il Bene più alto, perché ci assicura la piena unione con Lui" (San Giovanni Crisòstomo). La Preghiera, che nutre e sostiene la nostra Fede, è un'arte, che richiede tanto esercizio, che ci porterà poi a vivere la Carità fraterna  giorno per giorno. Possiamo rivolgerci a Dio, Signore e Creatore di tutto ciò che esiste, col dolce appellativo di "Padre", perché Gesù suo Figlio, si è fatto nostro Fratello, "parente più prossimo",  per la nostra Redenzione. 
Il termine ebraico, che lo designa, è : "Abbà",  che letteralmente vuol dire "Papà", un vezzeggiativo che è tipico dei Bambini, degli animi semplici e puri, che in questo modo si rivolgono anche ai loro Genitori, chiedendo fiduciosi, ciò di cui hanno bisogno. Poi, da "Adulti", nella maturità degli anni (E Dio voglia anche della Fede), tutti noi ci rivolgiamo a Dio, chiamandolo "Padre", chiedendogli con Parresìa, cioè, con quella "Familiarità",  carica di fiducia: "Abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia, mediante la fede in Lui (Ef 3, 12), ed invocando tutto ciò di cui, come suoi figli, abbiamo bisogno, anche se consapevoli che: "Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno, prima ancora che gliele chiediate" (Mt  6, 8). L'unica Preghiera che, come sappiamo, ci è stata consegnata, direttamente da Gesù, è proprio il "Padre Nostro" (Mt 6, 7-15 ). Una Preghiera che spesso caratterizza, la fede degli umili, dei poveri, degli indigenti, che grazie alla loro Fede, nel mentre sanno riconoscere la Santità di Dio e la presenza del suo Regno in mezzo a noi, sanno anche condividere il "pane" con i fratelli, unitamente alla capacità di saper "perdonare", rimuovendo, così, ombre e  rancori nei confronti degli altri. Per ben due volte, pregando,  ripetiamo l'aggettivo "nostro": Quando lo invochiamo Padre, certo non solo "mio" (Questo "privilegio", è esclusivo della preghiera di Gesù, nel Getsèmani: "Padre mio"  (Mt  26, 39.42 ), ma diciamo "nostro", perché Padre di tutti, senza distinzioni; e soprattutto,  quando chiediamo il "Pane": "Dacci il "nostro" pane, un pane che deve essere condiviso con gli altri, come l'Eucaristia, nostro cibo spirituale. Ma un Pane che si avvale anche di un altro aggettivo: "Quotidiano".  Cioè a dire, il Pane che mi basta per oggi, alla maniera della Manna biblica, pane caduto dal cielo:  "Il popolo uscirà a raccogliere ogni giorno, la razione di un giorno" (Es 16, 4b ). Non voglio, cioè, puntare sull'accumulo, sulla sicurezza umana della "riserva", del "possesso".  Voglio sempre sperare e credere, nella tua Provvidenza di Padre, che mai farai mancare a noi, tuoi figli, il "Pane, e tutto ciò di cui abbiamo bisogno: "...E quanto più il Padre vostro del Cielo  darà lo Spirito Santo, a quelli che glielo chiedono" (Lc  11-13b ). 
Il "Padre Nostro", notiamo, si apre con il Padre, e termina con il Maligno. Noi siamo nel mezzo, "contesi" da entrambi. 
Ma non scoraggiamoci, niente e nessuno ci potrà mai "separare" dall'Amore di Dio, nessuno ci  può "strappare" dalle mani del Padre (Rm 8, 35). Questa piena fiducia,  riposta ogni giorno nella più preziosa delle Preghiere, dà  forza e vigore alla nostra quotidiana Testimonianza, avvicinandoci, così, sempre più, alla pienezza della Pasqua. Buon cammino quaresimale.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 02/03/2022

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Cosenza, 02/03/2022
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