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Rossano (Cosenza) - Nessun dorma...i sogni si avverano


di LETIZIA GUAGLIARDI - Vincerò! Aveva cantato l'Italia all'inizio del lungo percorso verso la coppa del Campionato Europeo 2021. Ci ha creduto, ha lottato e ha vinto. Tutti abbiamo vinto. Avevamo trionfato un’unica volta agli Europei, nel 1968. Anni non facili e quella vittoria portò un po’ di felicità. Come ora: dopo il durissimo anno del Covid, questa vittoria ci ha portato di nuovo un po’ di allegria e di orgoglio.

Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Sconfitta e trattare allo stesso modo quei due impostori…

sarai un Uomo, figlio mio.

Così scriveva Rudyard Kipling in una lettera del 1910 ed è di questo che voglio trattare oggi: riusciamo noi, nella vita, a superare le sconfitte? E sappiamo gestire le vittorie?

Certo, gli Inglesi non hanno dato una bella dimostrazione di saper accettare la sconfitta ma non mi voglio addentrare in questo campo. Piuttosto, vorrei soffermarmi su un punto: perché Kipling definisce “impostori” la vittoria e la sconfitta?

Perché- secondo me – non bisogna farsi ingannare da queste due: si deve rimanere umili quando si vince e imparare la lezione quando si perde. Nello sport come nella vita.

Prendiamo il caso di Berrettini: non ha vinto contro Djokovic ma ha vinto lo stesso, in un altro modo.

Ecco cosa ha detto di lui Djokovic: “Faccio i complimenti a Matteo, al suo team e alla sua famiglia. Non è bello perdere in finale, ma sono sicuro che ha una carriera importante davanti a lui. È stata più di una battaglia. È stata durissima, ha il martello al posto del braccio, ho ancora i segni sulla pelle”.

Matteo ha vinto lo stesso perché è arrivato in finale, perché ha giocato contro il numero 1 del tennis e perché ha imparato tantissimo: fisicamente, tatticamente e mentalmente. E può continuare a sognare.

Gestire una vittoria non è facile, c’è il rischio di farsi schiacciare dalla superficialità, dall’arroganza e dalla presunzione.

E non è facile nemmeno gestire una sconfitta: in questo caso in agguato, pronti ad aggredirci, ci sono l’insicurezza, la mancanza di autostima, la rabbia contro quelli che gareggiavano insieme a noi.

Perciò, alla fine, è il risultato che conta: sia che vinciamo sia che perdiamo ha valore: 1) come sappiamo affrontare queste due bugiarde,; 2) se sappiamo trarne un’opportunità per migliorarci; 3) se riusciamo a guardarci dentro; 4) se ci fermiamo per una decisa autocritica e per un sano esame di coscienza.

Comunque vada, l’importante è aver dato tutto nella nostra impresa, grande o piccola non importa, ma proprio tutto: passione, forza, entusiasmo, professionalità, voglia di crederci fino in fondo. Come hanno fatto gli Azzurri, come abbiamo fatto tutti gli Italiani.


di Letizia Guagliardi | 21/07/2021

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