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Cosenza (Cosenza) - “Cosenza, storia e cultura”, l'ultimo libro del prof.Vincenzo Napolillo, illustrato al sindaco Occhiuto


La città di Cosenza e la sua storia continua a suscitare l'interesse di storici, studiosi e di quanti restano affascinati dalle vicende da cui è stata attraversata ed alle quali intendono dedicare approfondimenti e supplementi di studio. Nella folta schiera di chi, da sempre, si è interessato della città di Cosenza e del suo luminoso passato, anche se le sue origini sono irpine (di Nusco per l'esattezza) c'è, da cosentino d'adozione, il prof.Vincenzo Napolillo, apprezzato storiografo e critico letterario, accademico cosentino e membro della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Al suo attivo, ben 64 libri ed un premio nazionale di cultura politica, come Eccellenza di Calabria, per il libro “Guido Dorso e la rivoluzione meridionale”.

Il suo ultimo libro “Cosenza, storia e cultura”, pubblicato dall'editore Santelli, è stato illustrato dall'autore al Sindaco Mario Occhiuto, nel corso di un incontro avvenuto nei giorni scorsi. Il Sindaco Occhiuto ha ringraziato il prof.Napolillo per questo nuovo capitolo dedicato alla città di Cosenza. “Intendo esprimere al prof.Napolillo– ha sottolineato Occhiuto – il mio più sincero apprezzamento per il suo nuovo pregevole studio che rappresenta un altro tassello importante della produzione letteraria che ha dedicato alla città di Cosenza”. Nel condividere la citazione che apre il volume, “senza ombra di dubbio la storia è l'arte di lasciarsi sorprendere”, Occhiuto ha, inoltre, apprezzato anche il lavoro di sintesi che, “senza trascurare le pagine più significative della storia cosentina, offre, in una veste particolarmente friendly, uno spaccato importante degli accadimenti che l'hanno attraversata, come dei simboli che ne compongono l'identità”. Al prof.Napolillo è sembrato giusto tornare sull'argomento e ripensarlo anche in considerazione del fatto che il primo volume su Cosenza, di circa 900 pagine, è andato completamente esaurito ed è stato adottato da tutte le Biblioteche della regione. “I punti di forza del libro sono la storia e la cultura della città. Cosenza – Napolillo ne è fortemente convinto – custodisce, oltre al tesoro di Alarico, tanti altri tesori”. Una delle riflessioni sulle quali l'attenzione di Vincenzo Napolillo si è soffermata è quella relativa alle controverse origini della città a cominciare dal suo toponimo “Kos” e sulle quali la discussione è ancora accesa ed aperta. Secondo alcuni, richiamerebbe le monete di bronzo custodite al British Museum e su una delle quali è incisa la testa di un guerriero con la barba e l'elmo o, secondo un'altra versione, farebbe riferimento all'isola di Kos nel mare Egeo. Ma le ipotesi continuano e il libro le tiene in debita considerazione fino ad accreditare, inoltre, quella secondo la quale il nome Brettii, abitanti di Consentia, fu attribuito dai Lucani per definire coloro che si ribellavano alla loro supremazia. Il libro di Napolillo ha un doppio aspetto: è agevole nella lettura, adatto com'è anche ai ragazzi delle scuole elementari e medie, per il suo essere un'utile guida, ma risulta essere anche un saggio, con significativi e circostanziati contenuti storici. Napolillo ricorda a molti che Cosenza è considerata a giusta ragione l'Atene della Calabria e nel suo libro, in un attento e puntuale excursus, ripercorre le diverse tappe della storia della prestigiosissima Accademia cosentina, fondata nel 1511 da Aulo Giano Parrasio e rinvigorita da Bernardino Telesio “con il soffio creatore del pensiero filosofico e scientifico”. Napolillo dà conto anche dei sodalizi successivi ed arricchisce la narrazione sull'Accademia cosentina fino ai giorni nostri, dando conto anche degli ultimi avvicendamenti al vertice della prestigiosa istituzione. Anche sul Castello Svevo, sottolineandone il ruolo non “di testimone muto, ma di protagonista e narratore di vicende del passato e della vita collettiva che agisce nel presente”, Napolillo sa coglierne la funzione, seguita agli interventi di restauro portati a termine dall'Amministrazione Occhiuto, grazie ai quali “è ridiventato – scrive l'autore – polo attrattivo dell'intera comunità e del territorio circostante”, riconoscendolo come “scrigno d'indiscussa grandezza”. Il libro, suddiviso in 9 capitoli, si chiude con il Museo dei Brettii e degli Enotri, dopo aver raccontato la storia delle nobili famiglie cosentine e dei Palazzi gentilizi. C'è un'altra vexata quaestio di cui Napolillo si occupa nella sua ricerca e che l'autore vorrebbe riportare in evidenza nel prossimo 2022, in occasione dell'ottavo centenario della consacrazione del Duomo di Cosenza avvenuta nel 1222, da parte del cardinale vescovo di Frascati, Nicola de' Chiaromonti, in qualità di delegato apostolico, alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia. E' la questione della tomba di Luigi III d'Angiò. “In alcuni testi del Regno di Napoli – afferma Napolillo – si sostiene che la tomba all'interno della Cattedrale era ancora visibile”. Ma di quella sepoltura, diverso tempo dopo, si persero le tracce. E' questo uno dei crucci maggiori del prof.Napolillo che, convinto com'è della presenza di quella tomba in Cattedrale, sollecita approfondimenti, suggerendo di far partire le ricerche “anche perché ho dato delle indicazioni pertinenti”. Intanto, ha già annunciato la seconda parte di “Cosenza – storia e cultura” che avrà per titolo “Cosenza e i suoi tesori d'arte” e nel quale troveranno posto le sculture del Museo all'aperto Bilotti che per il prof.Napolillo sono dei veri e propri monumenti.

 


di Redazione | 09/06/2021

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